2017-02-07 12:17:00

Israele legalizza 2.000 case nei Territori palestinesi


Il Parlamento israeliano, ha approvato, con 60 voti a favore e 52 contrari, una controversa legge che legalizza la posizione di 2.000 case di coloni in Cisgiordania, edificate illegalmente su terreni di proprietà di palestinesi, per i quali lo Stato verserà molto di più del valore reale per regolarizzare la loro posizione. Roberto Piermarini

Il voto è avvenuto su iniziativa di Naftali Bennet, potente leader del partito dei coloni israeliani, contro la volontà del premier Benjamin Netanyahu - di ritorno dalla visita in Gran Bretagna – che aveva chiesto di rinviarlo a dopo il 15 febbraio, data dell'atteso primo incontro con Trump alla Casa Bianca.  Netanyahu infatti non vuole mettere in difficoltà  il neo Presidente americano al primo incontro, facendo partire in salita i rapporti, dopo la stagione tempestosa con il predecessore, Barack Obama.  Peraltro solo pochi giorni fa Trump a sorpresa aveva dichiarato che i nuovi insediamenti israeliani, "non facilitano la pace". Il provvedimento riguarda 4.000 coloni e di fatto segna l'annessione di un territorio riconosciuto come palestinese ossia la cosiddetta 'Area C' in Cisgiordania dove Israele esercita il pieno controllo civile e della sicurezza anche se è considerata fuori dall'ambito legale di intervento della Knesset. Dura la risposta dell'Olp, secondo cui la nuova legge è un mezzo per "legalizzare il furto" della terra palestinese. "Il governo israeliano ha così dimostrato la volontà di distruggere ogni chance di una soluzione politica per la pace e la possibilita' della soluzione due Stati, due popoli", come definita dagli accordi di Oslo del 1993.

Per un commento sulla decisione del Parlamento israeliano Massimiliano Menichetti ha intervistato Maria Grazia Enardu, docente di Storia delle relazioni internazionali all'Università di Firenze:

R. - La legge oltrepassa una linea che andava tenuta ferma perché permette l’espropriazione di terra palestinese privata in circa 50 insediamenti. Come ha detto un esponente della destra che si oppone, è una legge illegale perché i palestinesi non hanno votato per la Knesset e quindi non possono essere coinvolti a questo livello di esproprio. E’ una legge che lo stesso procuratore generale di Israele ha detto non potrà essere da lui difesa davanti alla Corte Suprema perché è contraria alla IV Convenzione di Ginevra sulla legge dell’occupante. E’ una legge che rischia di portare Israele davanti alle Corti internazionali. E’ stata voluta fortissimamente dall’estrema destra di Naftali Bennett e Netanyahu non ha avuto la forza politica interna di opporsi, nonostante gli ammonimenti della premier britannica Teresa May ma, soprattutto, nonostante il divieto esplicito di Trump di prendere provvedimenti che non fossero stati in qualche modo approvati dagli americani.

D. - Qual è la posizione adesso di Israele e degli Stati Uniti con l’arrivo di Trump?

R. - C’è una cosa che Israele non ha capito. Ha preso Trump per un amico incondizionato e in questo c’è del vero. Quello che non ha capito è che nella visione “America first” di Trump, l’America è la superpotenza che controlla tutto, nemici ma anche gli amici, e che in questo quadro Israele non deve fare mosse di testa sua. Questo Netanyahu pare non averlo capito e pare non averlo spiegato ai suoi alleati di governo.

D. - Questa approvazione in un certo qual modo fa intravedere un concetto di annessione che non c’era prima in Israele?

R. - Israele fino a questo momento non ha annesso un solo centimetro di territorio post ’67 neanche a Gerusalemme, finora tutto quello che è stato costruito oltre la linea verde era una costruzione illegale. Neanche gli israeliani l’avevano regolarizzata. Questa legge permette di regolarizzare le costruzioni su terra privata e di acquisirne anche altre in futuro e questo è un passo verso quello che Naftali Bennett propone da tempo: l’annessione di parte del West Bank.

D. - Questo progredire di Israele – che di fatto rappresenta un freno rispetto alla possibilità di pace, di convivenza fra israeliani e palestinesi - sembra non avere mai un freno. Qual è la via secondo lei?

R. –  Che dall’esterno l’Unione Europea, gli Stati Uniti, costringano le parti a sedersi, non fare più altri passi avanti e a farne alcuni indietro. Ma finché questo non accadrà, la destra di Israele - che è molto più dominante di quanto non dicano i suoi numeri - continuerà nella politica che porta una sorta di annessione più o meno ufficiale.








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