In occasione del suo numero 4000, «La Civiltà cattolica» ha pubblicato ampi stralci del colloquio che Papa Francesco ha avuto con i superiori degli ordini religiosi in Aula Paolo VI, il 25 novembre scorso. Erano presenti 140 superiori generali, che avevano appena concluso la loro 88.ma assemblea generale. Il Papa ha risposto per circa tre ore alle loro domande.
Crescere nel discernimento: no a logica del bianco e nero
Parlando del prossimo Sinodo dei Vescovi in programma
per il 2018 su giovani, fede e discernimento vocazionale il Papa ha sottolineato che
il tema del discernimento “è uno dei problemi più grandi” che oggi ci sono nella formazione
sacerdotale: “Nella formazione siamo abituati alle formule, ai bianchi e ai neri,
ma non ai grigi della vita. E ciò che conta è la vita, non le formule. Dobbiamo crescere
nel discernimento. La logica del bianco e nero può portare all’astrazione casuistica.
Invece il discernimento è andare avanti nel grigio della vita secondo la volontà di
Dio. E la volontà di Dio si cerca secondo la vera dottrina del Vangelo e non nel fissismo
di una dottrina astratta”. “La Chiesa deve accompagnare i giovani nel loro cammino
verso la maturità, e solo con il discernimento e non con le astrazioni i giovani possono
scoprire il loro progetto di vita e vivere una vita davvero aperta a Dio e al mondo”.
Nuovi Istituti che sembrano dare sicurezza ma danno rigidità
“La diminuzione della vita religiosa in Occidente
mi preoccupa” - osserva il Papa rispondendo ad un’altra domanda – “Ma mi preoccupa
anche un’altra cosa: il sorgere di alcuni nuovi Istituti religiosi che sollevano alcune
preoccupazioni. Non dico che non debbano esserci nuovi Istituti religiosi! Assolutamente
no. Ma in alcuni casi mi interrogo su che cosa stia accadendo oggi. Alcuni di essi
sembrano una grande novità, sembrano esprimere una grande forza apostolica, trascinano
tanti e poi… falliscono. A volte si scopre persino che dietro c’erano cose scandalose…
Ci sono piccole fondazioni nuove che sono davvero buone e che fanno sul serio. Vedo
che dietro queste buone fondazioni ci sono a volte anche gruppi di vescovi che accompagnano
e garantiscono la loro crescita. Però ce ne sono altre che nascono non da un carisma
dello Spirito Santo, ma da un carisma umano, da una persona carismatica che attira
per le sue doti umane di fascinazione. Alcune sono, potrei dire, «restaurazioniste»:
esse sembrano dare sicurezza e invece danno solo rigidità. Quando mi dicono che c’è
una Congregazione che attira tante vocazioni, lo confesso, io mi preoccupo. Lo Spirito
non funziona con la logica del successo umano: ha un altro modo. Ma mi dicono: ci
sono tanti giovani decisi a tutto, che pregano tanto, che sono fedelissimi. E io mi
dico: «Benissimo: vedremo se è il Signore!». Alcuni poi sono pelagiani: vogliono tornare
all’ascesi, fanno penitenze, sembrano soldati pronti a tutto per la difesa della fede
e di buoni costumi… e poi scoppia lo scandalo del fondatore o della fondatrice… Noi
sappiamo, vero? Lo stile di Gesù è un altro. Lo Spirito Santo ha fatto rumore il giorno
della Pentecoste: era all’inizio. Ma di solito non fa tanto rumore, porta la croce.
Lo Spirito Santo non è trionfalista”.
Devozione mariana
Parlando delle tematiche mariane scelte in America
Latina per le tre Gmg che condurrano alla Giornata di Pnama, ha sottolineato quale
sia la vera devozione mariana: non è – ha detto - quella della “Madonna capo di un
ufficio postale che ogni giorno manda una lettera diversa, dicendo: «Figli miei, fate
questo e poi il giorno dopo fate quest’altro». No, non questa. La Madonna vera è quella
che genera Gesù nel nostro cuore, che è Madre. Questa moda della Madonna superstar,
come una protagonista che mette se stessa al centro, non è cattolica”.
La mia pace è un regalo del Signore
Gli viene chiesto: “Qual è la sorgente della sua serenità?”.
“Non prendo pastiglie tranquillanti! – risponde il Papa - Gli italiani danno un bel
consiglio: per vivere in pace ci vuole un sano menefreghismo. Io non ho problemi nel
dire che questa che sto vivendo è un’esperienza completamente nuova per me. A Buenos
Aires ero più ansioso, lo ammetto. Mi sentivo più teso e preoccupato. Insomma: non
ero come adesso. Ho avuto un’esperienza molto particolare di pace profonda dal momento
che sono stato eletto. E non mi lascia più”. Prima della sua elezione, “nelle Congregazioni
Generali si parlava dei problemi del Vaticano, si parlava di riforme. Tutti le volevano.
C’è corruzione in Vaticano. Ma io sono in pace. Se c’è un problema, io scrivo un biglietto
a san Giuseppe e lo metto sotto una statuetta che ho in camera mia. È la statua di
san Giuseppe che dorme. E ormai lui dorme sotto un materasso di biglietti! Per questo
io dormo bene: è una grazia di Dio. Dormo sempre sei ore. E prego. Prego a mio modo.
Il breviario mi piace tanto e mai lo lascio. La Messa tutti i giorni. Il rosario….
Quando prego, prendo sempre la Bibbia. E la pace cresce. Non so se questo è il segreto…
La mia pace è un regalo del Signore. Che non me la tolga!”.
Vita religiosa è profezia
Quindi torna a ribadire che ciò che specifica la vita
religiosa è la profezia: “Essere radicali nella profezia è il famoso sine glossa,
la regola sine glossa, il Vangelo sine glossa. Cioè: senza calmanti! Il Vangelo va
preso senza calmanti. Così hanno fatto i nostri fondatori”.
Nelle comunità religiose ci sia misericordia e fraternità
Riguardo alla vita comunitaria, ricorda che “alcuni
santi l’hanno definita una continua penitenza. Ci sono comunità in cui la gente si
spella e si spiuma! Se la misericordia non entra nella comunità, non va bene. Per
i religiosi la capacità di perdono deve spesso iniziare nella comunità. E questo è
profetico. Si comincia sempre con l’ascolto: che tutti si sentano ascoltati”. “Nei
consigli presbiterali delle diocesi i religiosi aiutano nel cammino. E non devono
avere paura di dire le cose. Nelle strutture della Chiesa entra il clima mondano e
principesco, e i religiosi possono contribuire a distruggere questo clima nefasto.
E non c’è bisogno di diventare cardinali per credersi prìncipi! Basta essere clericali.
Questo è quanto di peggio ci sia nell’organizzazione della Chiesa. I religiosi possono
contribuire con la testimonianza di una fratellanza più umile. I religiosi possono
dare la testimonianza di un iceberg capovolto, dove la punta, cioè il vertice, il
capo, è capovolta, sta in basso”.
Vocazioni religiose: accertarsi di una adeguata maturità affettiva
Il Papa risponde ad una domanda sugli abusi sessuali
compiuti da esponenti del clero sui minori. “Circa gli abusi sessuali – dice - pare
che su 4 persone che abusano, 2 siano state abusate a loro volta. Si semina l’abuso
nel futuro: è devastante. Se sono coinvolti preti o religiosi, è chiaro che è in azione
la presenza del diavolo che rovina l’opera di Gesù tramite colui che doveva annunciare
Gesù. Ma parliamoci chiaro: questa è una malattia. Se non siamo convinti che questa
è una malattia, non si potrà risolvere bene il problema. Quindi, attenzione a ricevere
in formazione candidati alla vita religiosa senza accertarsi bene della loro adeguata
maturità affettiva”.
Chiesa è nata in uscita, non torni a chiudersi nel Cenacolo
Infine, il Papa ricorda che “la Chiesa è nata in uscita.
Era chiusa nel Cenacolo e poi è uscita. E deve rimanere in uscita. Non deve tornare
a chiudersi nel Cenacolo. Gesù ha voluto che fosse così. E «fuori» significa quelle
che io chiamo periferie, esistenziali e sociali. I poveri esistenziali e i poveri
sociali spingono la Chiesa fuori di sé. Pensiamo a una forma di povertà, quella legata
al problema dei migranti e dei rifugiati: più importante degli accordi internazionali
è la vita di quelle persone!”. E conclude: “Ricordiamolo sempre: la misericordia è
Dio in uscita. E Dio è sempre misericordioso. Anche voi uscite!”.
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