2017-02-13 12:45:00

Vescovi Costa Rica dal Papa: testimoniare tra la gente l'amore di Dio


Papa Francesco ha ricevuto oggi i vescovi della Costa Rica, in visita "ad Limina". Al centro dell’incontro la situazione della Chiesa nel Paese centroamericano. Sulle speranze e le difficoltà della comunità cattolica, Alina Tufani ha sentito mons. Óscar Fernández Guillén, vescovo di Puntarenas e presidente della Conferenza episcopale costaricense:

R. – I problemi non mancano mai, alcuni sono grandi e altri meno. All’interno della Chiesa, però, quello che ci preoccupa è la mancanza di sacerdoti: abbiamo bisogno di più sacerdoti. Questo ci ha fatto pensare ed organizzare, in ogni diocesi, la pastorale vocazionale che sta già dando buoni risultati. C’è stata una crescita lieve nel numero delle vocazioni sacerdotali e questo ci incoraggia. L’altro problema che ci preoccupa - un problema che riguarda tutta la Chiesa latinoamericana - è la quantità enorme di persone battezzate che vivono la propria vita senza un’esperienza sacramentale e senza partecipare alla missione della Chiesa. Stiamo facendo molti sforzi per applicare uno dei principi del Documento di Aparecida, uno dei punti che Papa Francesco ha ribadito più volte: che la Chiesa sia una Chiesa in uscita per portare, nella migliore forma possibile, nella maniera più attraente, la gioia del Vangelo. Stiamo lavorando in tutte le diocesi e in ogni parrocchia con gruppi di fedeli cristiani che hanno una fede molto viva, che godono di una buona formazione, che hanno uno zelo missionario molto speciale, che stanno collaborando per testimoniare la vita cristiana nel matrimonio, nella famiglia e nell’ambito lavorativo, insieme a sacerdoti molto impegnati nella loro missione, anche se non sono tanti.

D. – Lei ha toccato un tema che riguarda molte Chiese in tutto il mondo, non solo in America Latina: come la Chiesa si inserisce nella società civile, soprattutto per quello che riguarda le legge sul matrimonio civile, l’aborto, ecc…

R. – Stiamo lottando, se così si può dire; ci stiamo sforzando per annunciare la bellezza, la grandezza del matrimonio cristianamente concepito e annunciare la bellezza della famiglia cristianamente intesa, impegnandoci a formare i fedeli per portare questo messaggio alla società civile e proclamare la grandezza della vita, dal momento del concepimento e per sempre. L’Assemblea legislativa consulta con frequenza la Conferenza episcopale di fronte a progetti legislativi e siamo sempre stati molto chiari nelle nostre risposte. Molte loro posizioni sono contrarie alle nostre. Evidentemente, in una cultura contemporanea con una concezione filosofica della vita relativista, nella quale non ci sono verità assolute e in cui ci sono persone che promuovono questa mentalità, siamo contenti che molti fedeli laici siano promotori e difensori della concezione cristiana della famiglia e dell’essere umano.

D. – Quali sono i problemi sociali ed economici più importanti in questo momento in Costa Rica?

R. – In ambito socioeconomico, posso fare riferimento a due aspetti che ci preoccupano: il deterioramento del tessuto sociale dovuto ad un incremento della violenza e del crimine organizzato, dominato dal narcotraffico. Questo preoccupa il Paese. Viviamo in una società che diventa sempre più aggressiva e vendicativa. Insieme a questo problema, la coesione sociale della comunità nazionale viene meno soprattutto a causa della crescente diseguaglianza. Tutti gli economisti parlano – ed è vero – di una crescita della ricchezza nel Paese; però a causa della disparità nella distribuzione di questa ricchezza, cresce la povertà in un settore molto ampio del Paese. Questo ci preoccupa, soprattutto perché la causa principale di questa diseguaglianza è un modello economico sociale che ha cambiato rotta. Infatti, prima il modello di sviluppo era incentrato sul benessere sociale, ma da qualche anno a questa parte c’è stato un cambiamento: si considera un sistema economico positivo – in maniera sbagliata – quello in cui il mercato produce benessere sociale automaticamente. C’è stato quindi un cambiamento: non è il benessere sociale il traguardo principale del sistema economico, ma il mercato. Questa non è la strada giusta; bisogna tornare all’obiettivo del benessere sociale come scopo primario dello sviluppo economico.

D. – Negli ultimi tempi, abbiamo visto che i vescovi hanno fatto svariati appelli per la protezione dei minori. Qual è la situazione dei bambini e dei giovani nel Paese e qual è la preoccupazione dei vescovi?

R. – Nella Costa Rica, da molti decenni, c’è stato l’interesse ad estendere l’istruzione gratuita e obbligatoria a livello nazionale. In questo senso, lo Stato ha fatto un lavoro ineccepibile nell’educazione della persona. Ci preoccupa che la famiglia oggi non si senta capace, in molti casi, di formare i bambini, di educarli di fronte all’invasione di una certa mentalità contemporanea. Una mentalità che si infiltra tra i ”pori” di tutti, attraverso i mezzi di comunicazione sociale e altri mezzi tecnologici, dove l’informazione è veloce ed efficace. Crediamo ci sia bisogno che la famiglia sia più cosciente del suo ruolo educativo. La missione della famiglia deve essere quella di mirare alla formazione della persona e i genitori devono avere più consapevolezza di essere i principali educatori e formatori dei bambini in tutti gli aspetti. In ogni caso, la formazione dei bambini, il rispetto loro dovuto come persone, l’educazione alla fede da parte della famiglia è parte della nostra preoccupazione pastorale nel Paese.

D. – In questi ultimi anni, un’azione concreta della Chiesa è stata quella di accompagnare tanti rifugiati in Centro America, migranti che vogliono attraversare le frontiere per arrivare negli Stati Uniti. In particolare, nel 2015, c’è stato il problema dei migranti cubani…

R. – Nella Costa Rica abbiamo tanti migranti nicaraguensi – i due Paesi sono vicini- e ultimamente stanno arrivando migranti dalla Colombia e dal Venezuela, per esempio. Bisogna dire che le nostre politiche sociali migratorie sono molto accoglienti. Questo fenomeno ha visto una svolta, come Lei ha detto, da qualche tempo a questa parte, perché molti di questi migranti non arrivano nella Costa Rica per rimanervi, ma per continuare il loro esodo verso altri Paesi, in particolare il “gigante del Nord”, ossia gli Stati Uniti. In questo senso, i poveri migranti si sono trovati di fronte ad un muro, quando il governo del Nicaragua ha chiuso la frontiera per impedire che queste persone passassero per il Paese per raggiungere gli Stati Uniti. Per questo, da tanti mesi la Costa Rica ha dovuto dare asilo e ospitalità a molti migranti provenienti da Cuba, Haiti e altri Paesi dell’Africa. In questo senso, bisogna ringraziare l’attuale governo che ha agito con grande umanità e grande solidarietà verso queste persone e riconoscere anche che ovunque siano stati e siano ancora questi migranti, i fedeli cristiani, motivati dai loro parroci, hanno teso loro una mano veramente fraterna.

D. – Quali sono le sfide per i vescovi, secondo il magistero di Papa Francesco?

R. – Una cosa che abbiamo detto al Papa durante questa visita è: “Grazie di cuore per il Suo servizio pastorale e per il Suo magistero”, ricco di gesti e di segni che riflettono la carità del Padre celestiale e la misericordia del Pastore. Lo consideriamo il nostro fratello maggiore e questi gesti e segni sono diventati per noi un esempio e uno stimolo. Per questo lo ringraziamo: per questo suo stile, per questo avvicinamento coerente alla gente che egli ha cercato sin dall’inizio - i più dimenticati, i più emarginati – e perché ci ha rivolto un appello a rafforzare questo modo di fare la pastorale.








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