2017-02-16 14:20:00

Siria: Policlinico Gemelli e Avsi a sostegno degli ospedali


“In Siria stanno morendo più persone per l’impossibilità di curarsi, che sul campo di battaglia”. Per dare seguito alla constatazione del cardinale Mario Zenari, nunzio apostolico a Damasco, è nato il progetto “Ospedali aperti” in Siria, ideato dall’ong Avsi e sostenuto dalla Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli. Alla presentazione dell’iniziativa, stamani a Roma, c’era per noi Giada Aquilino:

Dopo sei anni di guerra in Siria, undici milioni e mezzo di persone non hanno accesso alle cure sanitarie: per il 40% si tratta di bambini. E non solo: il 58% degli ospedali locali è chiuso o danneggiato, il personale medico si è drasticamente e tragicamente ridotto, mancano medicine, apparecchiature mediche, fondi. Per dare sostegno a tre ospedali cattolici del Paese, il Saint Louis di Aleppo e i nosocomi italiano e francese di Damasco, è nato il progetto “Ospedali aperti” in Siria. Ce ne parla il prof. Rocco Bellantone, preside della facoltà di Medicina e chirurgia dell’Università Cattolica:

“L’iniziativa parte dal drammatico concetto che oggi in Siria muoiono più persone per carenza di cure di quelle che invece muoiono sui campi di battaglia. Questo è inaccettabile. Potremmo fare qualcosa per evitare questo tipo di morti, ma non lo facciamo. Il Gemelli interverrà con un grosso sostegno economico perché questi ospedali hanno ovviamente problematiche di approvvigionamento dei farmaci, ma anche di ricostruzione, di acquisto delle apparecchiature. Interverrà, inoltre, con la formazione, perché lì purtroppo gran parte del personale è deceduto o è fuggito. Il problema della medicina delle donne è tra i più sentiti: riguarda la cura dei tumori alla mammella, dei tumori ginecologici, ma anche delle infezioni ovariche. Si tratta di questioni che rendono ancora più pesante la situazione delle donne. Il Gemelli risponderà con due stanziamenti iniziali da 500 mila euro ciascuno. E non ci tireremo indietro”.

Il progetto è condotto dalla Fondazione Avsi, ong che da 45 anni realizza programmi di sviluppo in 30 Paesi. Il segretario generale, Giampaolo Silvestri:

“Lo scopo è fornire cure sanitarie adeguate alle fasce povere della popolazione, quindi donne, bambini, persone colpite dalla guerra, anziani a Damasco e ad Aleppo. Forniremo un supporto ai tre ospedali cattolici – due a Damasco e uno ad Aleppo – gestisti da congregazioni cattoliche – ospedali no profit – che quindi verranno rimborsati per le cure sanitarie gratuite che forniranno. Allo stesso tempo, saranno forniti di nuove attrezzature sanitarie e adeguamento tecnologico: il Paese vive da sei anni sotto embargo e sanzioni, quindi è isolato. A ciò si affianca la parte formativa e di aggiornamento del personale sanitario. Avsi, che è presente in Siria da due anni, si farà carico della parte di raccolta fondi e poi di gestione e monitoraggio del progetto”.

I tre ospedali cattolici sono funzionanti da oltre 100 anni, ha sottolineato il cardinale Mario Zenari, in collegamento audio-video da Damasco:

“Il termine ’cattolico’ non vuol dire selettivo o restrittivo, tutt’altro. Vuol dire universale, aperto: quindi un ospedale cattolico, per sua essenza, è aperto - deve esserlo - ad ogni bisognoso. Oggi vediamo una Siria distrutta; tantissime case, palazzi, villaggi, ospedali e infrastrutture distrutti. Però non dimentichiamo che molta gente è - passatemi l’espressione - ‘rotta’ nel corpo, perché malata, ma è anche ‘rotta’ nello spirito. Allora c’è urgenza di ricostruire e, prima di tutto, non dimentichiamo di ricostruire la persona umana”.

Su tutto, a prevalere è l’auspicio di Papa Francesco, come spiega mons. Giampietro Dal Toso, segretario delegato del Dicastero per il Servizio dello sviluppo umano integrale, che collabora al progetto:

“C’è un interesse del Papa e della Santa Sede in generale per tutto quello che sta succedendo in Siria: l’interesse prioritario è che presto ci sia una fine del conflitto. Adesso quello che possiamo fare è venire incontro - per quanto è nelle nostre possibilità - alle necessità della popolazione siriana. Una di queste è quella della sanità, che insieme all’educazione, probabilmente, è l’urgenza prioritaria della gente”.








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