2017-02-17 08:00:00

Il Papa in visita a Roma Tre. Gli studenti: lo sentiamo vicino


Questa mattina Papa Francesco si recherà all’Università di Roma Tre. Si tratta della sua prima visita in una università statale nella capitale. Roma Tre è frequentata da circa 40mila studenti: era stata già visitata da Giovanni Paolo II nel 2002. Il servizio di Antonella Palermo:

C’è grande attesa per la visita di Papa Francesco a Roma Tre, un ateneo noto per la sua attenzione ai problemi sociali. Il Pontefice arriverà verso le 10.00: dialogherà con gli studenti che sono molto contenti di incontrarlo:

R. - Sicuramente è un’esperienza positiva per noi studenti. Il Papa lo sentiamo molto vicino e ci fa piacere sentire cosa ha da dirci.

D. - Cosa ti aspetti?

R.  – Che affronti le problematiche che sono a noi più vicine: il tema del lavoro, la speranza nel futuro, la fiducia di potersi costruire una famiglia, che è un tema che oggi è fortemente in crisi.

D. - E’ importante che venga in un’università? E’ la prima volta in Italia per Papa Francesco…

R.  – Sì è molto importante e secondo me è importante che parli dei valori fondamentali che si stanno un po’ perdendo in questa epoca di internet, proprio a livello di relazioni tra le persone.

Ma perché i giovani sentono così vicino Papa Francesco? Ascoltiamo il rettore di Roma Tre, Mario Panizza:

R. – Penso che questo suo impegno, soprattutto verso i soggetti deboli sia una traccia importante per i ragazzi che sicuramente seguono questa indicazione, ma credo, anche per noi educatori. Individuare la parte bassa del mondo e quindi capire che anche queste difficoltà economiche che ci sono tra il Nord e il Sud del Pianeta vanno comprese e noi siamo nel cuore di un bacino – quello del Mediterraneo – dove i problemi della pace sono molto sentiti e molto forti. Noi abbiamo avviato un seminario residenziale di ragazzi universitari che vengono dai Paesi del Mediterraneo, che nel mese di settembre sono qui da noi. Provengono da vari Paesi culture e religioni diverse del Mediterraneo. Sono azioni che probabilmente sono gocce in un mare, però significa anche far dialogare dei ragazzi, sperimentare anche noi se quello che insegniamo, che è il patrimonio culturale, la storia dei Paesi, può servire a far dialogare chi, invece, si trova in una situazione di conflitto, se non permanente, però costante.

D. – Ecco … perché la conoscenza, il sapere non dovrebbero incontrare muri …

R. - Purtroppo dei muri devono essere abbattuti, perché c’è qualcuno che li costruisce. Credo che il mestiere di un professore sia quello di fare il professore, quindi di insegnare la storia del luogo, la pace, la tranquillità, l’armonia tra le culture, il rispetto tra le culture, l’integrazione e l’inclusione. Credo che questo sia quello che un professore deve saper fare.

D. - Dialogo credenti-non credenti. Un ambito su cui Papa Francesco sta la vorando molto …

R. - Credo che questo può mettere d’accordo tutti, perché ci sono dei valori di rispetto del prossimo che sono indipendenti dall’essere credenti o non credenti. È il valore della cultura del rispetto del prossimo.

Potrà parlare al Papa una giovane studentessa siriana, Nour, fuggita col marito dal Paese in guerra. Francesco l’ha incontrata nel campo profughi di Lesbo e l’ha voluta sull’aereo per portarla a Roma insieme al marito e al figlio. Ecco la sua testimonianza:

R. – Noi siamo scappati dalla guerra perché mio marito era stato chiamato per il servizio militare. Noi non volevamo uccidere i nostri fratelli… E’ stato un viaggio molto, molto lungo, siamo passati per tanti trafficanti, del regime siriano, dell’Is… Abbiamo pagato circa 3000 euro per arrivare in Turchia. La vita in Turchia era molto difficile… Siamo arrivati a Lesbo e poi c’è stata la visita di Papa Francesco...  e siamo stati chiamati ad andare a Roma in aereo col Papa.

D. - Come è stato quel viaggio? Come lo ricordi?

R.  - Come un viaggio meraviglioso! Mi sono sorpresa perché lui è molto semplice… Io sono musulmana e lui non aveva pregiudizi, era aperto.

D. - Questa cosa ti piace?

R. – Sì, perché lui è un vero esempio per tutti i religiosi.

D. – Incontrarlo ancora all’università, che significato ha per te?

D. – Significa molto per me e nella mia testimonianza vorrei parlare dell’integrazione.








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