Milizie armate “spontanee” e gruppi paramilitari impegnati nella lotta contro i jihadisti dell'auto-proclamato Stato islamico (Daesh) sono responsabili di saccheggi, devastazioni e roghi di interi quartieri in almeno quattro villaggi nelle aree adiacenti a Mosul, azioni perpetrate dopo che le cittadine erano state ormai abbandonate dalle milizie del Califfato. E' questo lo scenario che emerge da un dettagliato report raccolto da Human Rights Watch (HRW).
Gruppi armati e milizie anti-jihadiste responsabili di saccheggi
Incrociando i racconti di molti testimoni oculari, e servendosi anche del riscontro
di foto satellitari delle aree interessate, l'organizzazione internazionale – riferisce
l’agenzia Fides - ha potuto verificare che a saccheggiare e devastare interi quartieri
delle città da poco sottratte al controllo delle milizie del cosiddetto Stato islamico
sono stati proprio gruppi armati e milizie di “auto-protezione popolare”. I saccheggi
sarebbero avvenuti tra novembre 2016 e febbraio 2017. Tra i gruppi indicati come responsabili
di violenze e distruzioni, secondo Human Rights Watch, ci sarebbero anche le forze
di mobilitazione popolare conosciute come Hashd al-Sha'abi.
Devastati i villaggi di Qaraqosh e al-Khidir
Tra le città saccheggiate e messe a ferro e fuoco, dopo la ritirata delle milizie
jihadiste, c'è anche il villaggio di Qaraqosh, che era abitato interamente da cristiani
e quello misto cristiano-sunnita di al-Khidir. Testimoni hanno confermato di aver
ritrovato a febbraio le loro case saccheggiate o distrutte. Da Qaraqosh e da altri
villaggi della Piana di Ninive, circa 60mila cristiani locali erano fuggiti precipitosamente
nella notte tra il 6 ed il 7 agosto 2014. Ore drammatiche in cui l’esercito curdo
si era improvvisamente ritirato davanti all'avanzare delle milizie dell'autoproclamato
Stato Islamico. (A.L.)
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