Le ferite sociali causate da un sistema economico disumano e diffuso possono essere curate e guarite con l’atteggiamento del buon samaritano, facendosi “prossimi di chi ha bisogno”. Lo ha affermato Papa Francesco nel Messaggio inviato ai partecipanti all’incontro dei Movimenti popolari in corso da ieri e fino a domani nella città di Modesto, in California. Il servizio di Alessandro De Carolis:
I buoni samaritani salveranno il mondo, cioè coloro che hanno l’autentica capacità di farsi prossimi dei bisogni di chi soffre. Non l’ipocrisia di chi si riempie le tasche ignorando con stile le piaghe sociali per poi manipolare le coscienze quando le ferite sono così evidenti che non si può più fingere di non vederle. Come spesso gli accade quando i suoi interlocutori sono le “elite” delle periferie – i questo caso i movimenti sociali – Papa Francesco trova espressioni graffianti per smascherare i guasti di quello che chiama “paradigma imperante”, un “sistema economico” che causa “enormi sofferenze alla famiglia umana” perché basato sulla ricerca di profitto e non sulla solidarietà.
Sempre il buon samaritano
Ai partecipanti all’incontro di Modesto, in California, Francesco racconta ancora
una volta la parabola del buon samaritano. Del contrasto stridente fra lo “straniero,
pagano e impuro” che si china sul moribondo aggredito dai ladri e si prende cura di
lui e la fretta indifferente del sacerdote e del levita, esponenti legati al Tempio
che voltano le spalle all'uomo ferito e alla legge di Dio che chiedeva di prestare
soccorso in casi simili.
L’ipocrisia dell’indifferenza
“Le ferite causate dal sistema economico che ha al centro il dio denaro e che a volte
agisce con la brutalità dei ladri della parabola sono state colpevolmente trascurate”,
afferma il Papa, che denuncia lo “stile elegante” usato “per distogliere lo sguardo”
in “modo ricorrente: sotto l'apparenza della correttezza politica o delle mode ideologiche
– scrive – si guarda a chi soffre senza toccarlo, lo si guarda in diretta tv, e si
adotta un discorso all’apparenza tollerante e pieno di eufemismi, ma nulla viene fatto
di sistematico per guarire le ferite sociali né per affrontare le strutture che lasciano
tanti fratelli lungo strada”. Si “tratta – prosegue Francesco – di una truffa morale
che, prima o poi, viene fuori e si dissipa come un miraggio. I feriti ci sono, sono
una realtà”, la “disoccupazione è reale” come lo sono, insiste, la violenza, la corruzione,
la crisi di identità, “lo svuotamento delle democrazie”, la "crisi ecologica", di
fronte alla quale il Papa esorta popoli indigeni, pastori e ai governanti a “difendere
la creazione”, confidando nella scienza ma senza credere all’esistenza di una “scienza
neutrale”.
La cancrena prima o poi si vede
In ogni caso, obietta il Papa, “la cancrena di un sistema non si può camuffare eternamente
perché prima o poi la puzza si sente e quando non può più essere negata – è la sua
critica – dallo stesso potere che ha generato questo stato di cose nasce la manipolazione
della paura, l'insicurezza, la rabbia, inclusa la giusta indignazione della gente,
e si trasferisce la responsabilità di tutti i mali a un ‘non prossimo’". E questa,
sottolinea, è la tentazione più grande che alimenta questo “processo sociale” in atto
“in molte parti del mondo” e che per Francesco “costituisce una seria minaccia per
l'umanità”: la tentazione cioè di “classificare le persone in ‘prossimo’ e ‘non prossimo’”,
in “quelli che possono diventare vicini di casa e quelli che non possono”.
La scelta della compassione
Al contrario Gesù, ricorda il Papa, “insegna un altro modo”. Insegna a “diventare
prossimo di qualcuno che ha bisogno”, attitudine possibile se nel proprio cuore si
ha la “compassione”, la “capacità di soffrire con l'altro”. E la Chiesa, soggiunge,
deve essere “come l’albergatore al quale il samaritano affida, al termine della parabola,
la persona che soffre”. “Ai cristiani e a tutti gli uomini di buona volontà – sprona
Francesco – spetta vivere e agire adesso”, perché già troppo “tempo prezioso” è stato
perso “senza risolvere queste realtà distruttive”. È “dalla partecipazione attiva
delle persone”, “in gran parte” attuata dai “movimenti popolari”, che dipende il modo
in cui si potrà risolvere “questa crisi profonda”. Il Papa ripete poi quanto detto
nell’ultimo incontro con i movimenti popolari, che “nessun popolo è criminale e nessuna
religione è terrorista". Che "non esiste il terrorismo cristiano” né quello “ebraico”
o “islamico”. “Affrontando il terrore con l’amore – dice – lavoriamo per la pace”
e in ciò, conclude, “sta la vera umanità che resiste alla disumanizzazione manifestata
in forma di indifferenza, ipocrisia e intolleranza”.
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