2017-02-18 15:30:00

Beato Angelico: pittore della tenerezza e della bellezza di Dio


L'incanto della pittura che si unisce alla solennità della musica: un inno alla bellezza, i Vespri solenni in memoria del Beato Angelico, patrono degli artisti, celebrati venerdì sera a Roma nella Basilica di Santa Maria sopra Minerva. La celebrazione, presieduta dal cardinale vicario Agostino Vallini, è stata accompagnata dai Conservatori di Roma, Latina e Frosinone e dal Coro polifonico Musicanova. Il servizio di Marina Tomarro:

Attraverso le vostre opere voi rendete una lode a Dio perché esaltate la bellezza della sua opera, il Creato. Così il cardinale vicario Agostino Vallini,  ha voluto omaggiare gli artisti presenti alla celebrazione dei Vespri in memoria del Beato Angelico. Ascoltiamo la sua riflessione:

R - Credo che noi dobbiamo collocare la memoria del Beato Angelico nel contesto del Vespro che abbiamo appena celebrato. Nella Lettura breve Paolo dice che Cristo è tutto e che dunque alla luce di Cristo, tutto il resto è relativo, per indicare questa armonia interiore che ha maturato a partire dall’incontro con Gesù a Damasco. Secondo me è proprio una chiave di interpretazione della spiritualità del Beato Angelico per il quale l’arte era il riflesso della sua fede, del primato di Cristo nella sua vita.

D. – Perché si parla di un’arte che avvicina a Dio?

R. – L’arte io la definisco una scintilla dell’origine: il Signore ha messo nel cuore di alcune persone delle capacità intuitive di espressione, di traduzione in opere d’arte della sua bellezza, del suo mistero. E dunque è evidente che chi è capace di esprimere la bellezza dell’arte non può che diventare anche un comunicatore della bellezza di Dio.

Il Beato Angelico viene ricordato anche come pittore della tenerezza, perchè soprattutto la sua prima fase pittorica è caratterizzata da volti angelici e di Madonne che esprimevano una dolcezza tale che lasciava già intravedere un mondo ultraterreno, come ci spiega Tiziana D’Acchille, direttore dell’Accademia di Belle Arti, a Roma:

"Il Beato Angelico è stato definito 'il pittore della tenerezza'. Ebbene questa tenerezza non è altro che il portato di quello stile tardo-gotico di cui il Beato Angelico è uno degli ultimi grandi interpreti. Quello stile che lo porta soprattutto nella prima fase della sua opera a indulgere in dettagli decorativi, in preziosismi e soprattutto in un uso del colore con una forte valenza simbolica e metafisica. Questi colori, che hanno dei legami con la complessa simbologia cromatica medievale, richiamano i colori di un mondo ultraterreno. E’ per questo che il Beato Angelico si chiama anche il “pittore della tenerezza” perché imprime ai volti dei personaggi che lui dipinge questo aspetto così dolce, così tenero, così vicino a quelle Madonne della dolcezza che sono tipiche di un’iconografia medievale, tardomedievale".

I Vespri volevano essere un percorso musicale attraverso i secoli, partendo da compositori di fine Cinquecento, come Giovanni Battista Fasolo, per arrivare fino al Novecento con il Salve Regina di Poulenc. Ne parla con noi Roberto Giuliani, direttore del Conservatorio di Santa Cecilia di Roma:

"In questa occasione è stato concepito un Vespro interamente musicale, che devo dire è una rarità, nel senso che era la prassi all’epoca, lo è stato per molti anni, ma è sempre più difficile riuscire ad ascoltare un Vespro che sia interamente cantato e accompagnato dagli strumenti. In questo caso abbiamo pensato di strutturare questo Vespro in modo che fosse presente un ampio arco temporale. Il penultimo brano non a caso è di un compositore novecentesco. Abbiamo voluto creare un excursus temporale ampio, che parte concettualmente dal Beato Angelico - anche se le musiche del periodo non sono state eseguite, perché abbiamo spostato sul Cinquecento la maggior parte degli interventi musicali - fino ad arrivare al Novecento. Questa è stata una nostra piccola dimostrazione che all’interno di una celebrazione di questo tipo si può portare un ampio repertorio musicale".

E antica è la tradizione musicale dei Vespri che risuonavano solenni nelle cappelle delle cattedrali europee e successivamente anche nelle corti, e quindi oggi diventa importante riscoprire di nuovo la bellezza di queste grandi polifonie, come sottolinea Paola Besutti, docente all’Università di Teramo:

"Anzitutto la cosa essenziale è riportare alla realtà della liturgia vespertina quanto effettivamente avveniva, cioè non c’era nessun passo della liturgia vespertina che non fosse in musica, anche ordinariamente. Certamente nel periodo del Beato Angelico, c’erano le grandi polifonie delle grandi cattedrali, dei grandi compositori franco-fiamminghi che hanno cominciato ad invadere tutta l’Europa scendendo dal Nord verso l’Italia. E finalmente anche in Italia le cappelle musicali, le grandi cappelle musicali, le grandi cappelle delle cattedrali ma anche delle corti cominciano ad amare e a vivere anche quotidianamente la meraviglia della polifonia dei più alti livelli. Questo riportare le polifonie e il canto piano nella realtà quotidiana anche della liturgia è quanto di meglio si possa fare per riportare il senso sonoro, anche il paesaggio sonoro che si viveva nella preghiera".








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