2017-02-19 10:15:00

Sant'Antonio: a Padova, la Festa della Lingua


A Padova, questa domenica, la tradizionale Festa della Traslazione delle reliquie di Sant’Antonio, detta popolarmente “Festa della Lingua”. In mattinata, la Messa pontificale presieduta da mons. Giovanni Tonucci, delegato pontificio per la Basilica; alle 17 quella solenne e successivamente la processione con la reliquia del mento del Santo. Ma quali sono le origini di questa festa? Federico Piana lo ha chiesto a padre Oliviero Svanera, rettore della Basilica di Sant’Antonio da Padova:

R. – Il riferimento della Festa è proprio un momento storico in cui le spoglie del Santo vengono traslate dalla cappella che le aveva contenute in un primo momento alla nuova Basilica. Questa traslazione la compì l’allora generale dell’ordine San Bonaventura, nel 1265. Ebbene, in quell’occasione, San Bonaventura con somma sorpresa di tutti ebbe a notare che nelle spoglie mortali del Santo la lingua era rimasta vermiglia e bella come il se il Santo fosse stato appena sepolto. Quindi questo divenne un miracolo immediato, perché sappiamo che la lingua dovrebbe essere uno dei tre organi ad essere subito in decomposizione. Ma soprattutto divenne un miracolo per cui si ritenne che ciò che il Santo aveva proclamato in vita con la sua lingua diventava un segno - così disse San Bonaventura – che il Signore aveva benedetto le sue parole e la sua opera.

D. – Quindi la lingua ha un’importanza simbolica forte, direi, in questo caso…

R. – Si dice che il Santo era solito iniziare le sue prediche con una preghiera che diceva più o meno così: “Fai, Signore, che la mia lingua scocchi come freccia per proclamare le tue meraviglie”. Come a dire: la lingua venga utilizzata per lanciare sempre parole d’amore, per essere una proclamazione delle stupende opere del Signore. Un po’ come canta anche Maria Santissima quando magnifica il Signore per le sue meraviglie. Quindi la parola diventa nella bocca del Santo un messaggio forte che indica certamente la Parola evangelica, ma che rimanda anche alle nostre parole e al loro contenuto e al loro senso e anche ai silenzi che a volte dovrebbero accompagnare le parole quando non sono all’altezza di intenzioni o di modalità adeguate.

D. – Come si svolge questa traslazione, questa “Festa della Lingua”?

R. – La celebrazione più importante è quella del pomeriggio in cui tutte le realtà antoniane presenti, le associazioni, i gruppi, i devoti si raccolgono per vivere poi un momento di processione, che avviene all’interno della Basilica. Non viene portata in processione la lingua del Santo che rimane nella sua teca: è troppo fragile per essere in qualche modo smossa dal reliquiario e dalla cappella del tesoro. Viene portato, invece, in processione il mento del Santo, quindi il richiamo rimane comunque a una reliquia legata alla bocca. Poi sappiamo anche che ci sono vari reliquiari che rimandano alle corde vocali del Santo… Quindi all’interno della Basilica viene portato in processione questo grande reliquiario, bellissimo, che fu anche - forse qualcuno ricorderà - oggetto di un furto all’inizio degli anni ’90 e poi per fortuna - o meglio perché il Santo fa ritrovare le cose smarrite! - fu ritrovato anche il suo reliquiario. Questo reliquiario viene portato in processione con solennità all’interno della Basilica come segno della presenza viva del Santo: è un richiamo per tutti noi a essere coloro che portano la Parola del Vangelo a tutti gli uomini.








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