2017-02-20 10:09:00

Francesco ai bambini: il Papa è quello che Dio vuole per la Chiesa


Quando era bambino Papa Francesco voleva fare il macellaio e fra i momenti più difficili della sua vita, c’è stata l’asportazione di una parte di un polmone a 20 anni. E’ stato lui stesso a soffermarsi su particolari intimi della sua vita nel vivace il dialogo a braccio con bambini e ragazzi del catechismo, ieri durante la visita alla parrocchia romana di Santa Maria Josefa, a Castelverde di Lunghezza. Ce ne parla Debora Donnini:

Grande l’entusiasmo dei bambini che fanno a gara per farsi selfie con il Papa. Nel salone del teatro parrocchiale, prende corpo un gioioso “botta e risposta” contraddistinto dalla curiosità delle domande senza filtri dei più piccoli. Si parte dall’elezione del Papa operata dai cardinali con i loro voti.

Il Conclave non elegge il più intelligente ma chi Dio vuole
Fra “i colpevoli”, Francesco indica scherzando il cardinale Vicario Agostino Vallini, presente all’incontro. Colui che viene eletto non è necessariamente il più intelligente, “forse non è il più furbo” o “il più sbrigativo per fare le cose” ma “è quello che Dio vuole per quel momento della Chiesa”, spiega rispondendo ad una domanda:

“Come vedete, è un processo fatto di molta preghiera. Non si paga, non ci sono amici potenti che spingono, no, no. Dunque, chi fa il Papa?... No, la domanda la farò così: chi è la persona più importante in quel gruppo che fa il Papa? Pensateci bene! Chi è? [Uno dice: “Il Papa”]. No, il Papa non è fatto ancora. [Alcuni: “Dio”] Dio, lo Spirito Santo, che tramite il voto fa il Papa”.

Ma per diventare Papa prima di tutto bisogna “essere un buon cristiano”. “Il tempo passa, il Papa deve morire come tutti o andare in pensione come ha fatto il grande Papa Benedetto, perché non aveva buona salute”, prosegue Francesco, e arriverà un altro sempre “eletto dai cardinali sotto la luce dello Spirito Santo”.

La vita per me non è stata facile. Francesco ricorda quando gli fu tolta parte di un polmone
Le domande spaziano poi su temi più personali. “Tu, quando eri piccolo, che cosa volevi fare da grande?”, gli viene chiesto. “Volevo fare il macellaio”, risponde diretto Francesco, perchè gli piaceva quando lo vedeva lavorare al mercato. Poi si sofferma su un momento difficile della sua vita:

“Quando avevo 20 anni, sono stato vicino alla morte per un’infezione, mi hanno tolto parte di un polmone… ma il Signore mi ha portato avanti. E poi i momenti difficili che tutti abbiamo, tutti, nella vita. State attenti a questo! La vita è un dono di Dio, ma nella vita ci sono momenti brutti, ci sono momenti difficili che bisogna superare e andare avanti. Io ne ho avuti tanti, come tutta la gente”.

"Per me la vita non è stata facile", prosegue, le difficoltà ci sono e ci saranno per tutti ma si superano con la fede e con il coraggio.

Se il Papa non sente che è padre, gli manca qualcosa
Giulia poi chiede: “Come ci sente ad essere il rappresentante della Chiesa cattolica?”. “Con tanta responsabilità”, risponde Francesco: uno che rappresenta la Chiesa infatti non può fare “brutta figura”:

“E il Papa è anche vescovo e padre e quello che deve sentire il Papa è che è padre; se il Papa o il Vescovo non sente che è padre, gli manca qualcosa”. 

Le “parti” poi si invertono ed è Francesco a fare domande ai ragazzi su Dio, la Trinità e la Madonna.

L'incontro con famiglie assistite dalla Caritas: è Gesù che ha bisogno in chi chiede aiuto
Dopo il caloroso incontro con i ragazzi, quello con le famiglie assistite dalla Caritas. Il Pontefice raccomanda “l’apostolato dell’orecchio”: non solo dare qualcosa, ma ascoltare. E ricordarsi che quando qualcuno viene a chiedere aiuto, quella persona è Gesù:

“E’ Gesù che ha bisogno in questa persona. ‘Ma questa è una persona che sparla, che non va in chiesa, che non crede in Dio…’. Ma è Gesù. E’ Gesù. E’ la vostra preghiera che fa allargare il cuore e la fede: è Gesù, è con me, Gesù è con me, oggi. E questo pacco lo do a Gesù. E questo sorriso lo do a Gesù. Questa è la vostra strada di santità. Se voi fate questo, diventerete santi”.

E’ la tenerezza infatti che toglie il veleno alla lingua di serpente, che magari ha una persona. “Anche io”, conclude, “busso alla porta del vostro cuore” chiedendo non un pacco ma una preghiera.








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