2017-02-20 13:46:00

Guerra in Congo, un missionario: è lotta per le risorse naturali


L’appello per la pace all’Angelus domenicale di Papa Francesco, pone l’attenzione, tra gli altri, sulla Repubblica Democratica del Congo. Dalla regione del Kasai Centrale continuano a giungere notizie di scontri brutali. Ma anche altre regioni congolesi sono colpite da violenze continue. In questa situazione la Chiesa è fortemente impegnata per riportare la stabilità nel Paese africano. Giancarlo La Vella ne ha parlato con padre Loris Cattani, missionario saveriano, membro della Rete “Pace per il Congo”:

R. – La Conferenza episcopale è impegnata in una missione di mediazione tra l’opposizione e la maggioranza presidenziale, per portare a compimento l’accordo firmato il 31 dicembre dello scorso anno.

D. - La Repubblica Democratica del Congo rimane purtroppo terreno di confronto armato. Ci sono vari gruppi militari che operano in varie zone...

R. - Soprattutto per la questione del Kasai, che vede in contrasto le forze armate ed un gruppo armato, la soluzione non è tanto di tipo militare, quanto politico; nel senso che si tratta di una rivendicazione di un capo tradizionale. In ballo ci sono questioni di successione a capo del potere tradizionale, che vanno risolte col dialogo.

D. - Dietro questa serie di microconflitti, c’è anche il controllo del territorio, un territorio che è ricco di materie prime?

R. - Questo fenomeno si manifesta soprattutto nell’Est. È normale che si lotti per il controllo di un territorio ricco di risorse naturali, però queste risorse naturali vanno gestite dall’amministrazione. C’è un codice minerario che regola l’attività mineraria. Quindi si tratta di farlo applicare. Bisogna ripristinare l’autorità dello Stato sul territorio. Se non c’è un’autorità efficiente, è chiaro che si lascia libero spazio alle rivalità dei vari gruppi armati per impossessarsi, appunto, di un territorio in vista dello sfruttamento delle risorse naturali che si trovano in quel territorio.

D. - In questa situazione così instabile, in quali condizioni si trova la popolazione civile?

R. - La popolazione civile si trova tra due fuochi: i gruppi armati e l’esercito congolese. Quindi praticamente è proprio la popolazione civile che ne fa le spese, in quanto si vede poi costretta a fuggire, per evitare di essere vittima di uno scontro tra esercito e gruppo armato.

D. - Le speranza di pace sono ancora lontane?

R. - Se pensiamo un po’ al passato, in cui la guerra era ben visibile adesso si è fatto un passo avanti. Bisognerà continuare su questa linea, per rispristinare l’autorità dello Stato sul territorio. Quindi anche per i gruppi armati, la soluzione non è tanto di tipo militare, quanto politico: avere un’autorità dello Stato capace di gestire l’amministrazione, le risorse e i problemi locali.








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