“I risultati finali di ogni elezione popolare devono sempre riflettere la virtù della giustizia e il valore della trasparenza”. Con queste parole inizia il breve comunicato della Conferenza episcopale dell'Ecuador con cui i vescovi invitano ad una giornata di preghiera per il Paese in attesa dei risultati finali delle votazioni presidenziali di domenica scorsa. La tensione politica sta crescendo in queste ore: con oltre il 90 per cento dei voti scrutinati, non si sa ancora se ci sarà o meno un ballottaggio tra il candidato di governo Lenin Moreno e il candidato dell’opposizione Guillermo Lasso.
Il popolo ecuadoregno non vuole essere truffato
I vescovi esortano le istituzioni politiche a garantire la trasparenza e a promuovere
la fiducia necessarie per una convivenza civile e democratica. “Il popolo ecuadoregno
non vuole essere truffato”, si legge nel messaggio dei vescovi che chiamano le autorità
elettorali a “collaborare perché la verità si veda rispecchiata nella tempestiva pubblicazione
dei risultati di queste importanti elezioni in cui è stata espressa la volontà politica
dei cittadini”.
Tensione per l’attesa dei risultati
Con oltre il 92 per cento dei voti scrutinati, il candidato del partito di governo,
Alianza Pais, Lenin Moreno, è al primo posto con il 39 per cento dei voti contro il
28,43 per cento del candidato di Creo, partito di centro destra, Guillermo Lasso.
Tuttavia, questi risultati impediscono di determinare il vincitore, in quanto la legge
elettorale stabilisce che per essere eletto presidente al primo turno è necessario
avere oltre il 50 per cento dei voti o un minimo del 40 per cento e una differenza
di almeno 10 punti rispetto al secondo candidato più votato. Le autorità elettorali
non garantiscono un risultato definitivo prima di mercoledì.
L’alternativa è andare al ballottaggio
Le proteste dei leader e dei sostenitori di Lasso si sono accese dopo che è stato
sospeso temporaneamente il servizio governativo che diffonde i risultati parziali
degli scrutini al 70 per cento del conteggio. Le autorità del Consiglio nazionale
elettorale, ieri sera, hanno richiamato alla calma, mentre le proteste dei cittadini
in diverse città del Paese chiedono un secondo turno elettorale e accusano il governo
di frode. Il candidato di governo Moreno, che si proclama vincitore indiscutibile,
ha affermato che accetterà di andare al ballottaggio se non raggiungerà i voti necessari.
Il presidente uscente Rafael Correa, suo mentore, ha detto che, se sarà necessario,
si conteranno i voti “uno ad uno”. Ma su Twitter ha scritto ai suoi follower di prepararsi
per una “nuova vittoria popolare ad aprile”. (A cura di Alina Tufani)
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