2017-02-22 12:19:00

Siria. Speranze e timori per l'avvio di Ginevra 4


Parte dell'opposizione siriana parteciperà ai negoziati per la pace, che iniziano oggi a Ginevra sotto l’egida dell’Onu. Si tratta del Fronte Popolare per il Cambiamento e la Liberazione. Intanto sul terreno, nonostante la tregua, continuano gli scontri. Sulle aspettative per Ginevra 4, Massimiliano Menichetti ha intervistato Germano Dottori, docente di Studi strategici all'Università Luiss:

R. – Per quanto si facciano dei progressi, non si possono coltivare grandi speranze nei confronti di questo nuovo incontro diplomatico che si svolgerà a Ginevra. Mancano ancora dei tasselli piuttosto importanti: non soltanto perché non ci sono i curdi, al tavolo, ma anche perché sul terreno non è stato ancora liquidato lo Stato islamico, e quindi manca una premessa fondamentale per poter arrivare alla determinazione di un nuovo ordine in Siria, che io immagino – alla fine di tutto – possa assestarsi su una forma federale o confederale.

D. – Uno dei problemi è anche la rappresentatività dell’opposizione siriana, anche se c’è la conferma che il cosiddetto “Gruppo di Mosca” dell’opposizione parteciperà ai colloqui di pace …

R. – Il cosiddetto “Gruppo di Mosca” è composto dalle opposizioni non armate al regime di Assad; quindi entro un certo margine, potrà offrire un quadro di riferimento allargato per ricomporre la situazione a Damasco. Tuttavia l’opposizione che conta non è quella, ma è quella armata. Qui non si tratta soltanto di discutere di Stato islamico ma, per esempio, di tutte le articolazioni della ribellione siriana che sono particolarmente vicine ad al Qaeda: penso, ad esempio, ad al Nusra. Trovo comunque interessante che negli ultimi mesi la Turchia abbia cambiato lato e sia adesso tra le forze in campo che sono favorevoli a una soluzione di compromesso; tuttavia – ripeto – ci sono delle condizioni che ancora non sono soddisfatte. Una parte del territorio siriano è nelle mani di criminali autentici, che sono appunto gli uomini del Daesh; e poi, non sappiamo ancora che cosa voglia fare l’America di Trump. In questo senso, forse, Ginevra potrà portare qualche elemento di novità perché sarà la prima volta che vedremo gli americani della nuova amministrazione muoversi apertamente, cioè in un contesto di diplomazia pubblica, in rapporto alla crisi siriana.

D. – Dopo cinque anni di conflitto, oltre 300 mila morti, ancora siamo alle prime battute?

R. – In realtà a mio avviso, stiamo entrando nella fase finale anche se ci sono degli elementi da sistemare affinché sul terreno si determinino le condizioni per una soluzione politica definitiva. Ripeto, finché c’è lo Stato islamico c’è poco da fare: una parte della Siria sfuggirà a questa intesa. Però, ci sono segnali importanti che l’Is si stia indebolendo e soprattutto è veramente soggetto a una pressione concentrica:  non sono soltanto i lealisti, i russi, gli iraniani, l’Hezbollah; adesso con maggiore efficacia, un po’ tutti gli attori stanno accrescendo la pressione e si parla anche di un coinvolgimento di truppe di terra americane in un’offensiva finale contro Raqqa. Diciamo che questo lascia ben sperare. Ripeto, comunque: a Ginevra, domani, vedremo in che modo gli Stati Uniti della nuova amministrazione si rapportano all’incubo siriano.








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