2017-02-23 07:41:00

Egitto: uccisi due cristiani. L'Is: i copti, "nostra preda favorita"


Orrore e sgomento in Egitto. Altri due cristiani sono stati uccisi nella Penisola del Sinai dagli estremisti del sedicente Stato islamico. I jihadisti avevano minacciato in un recente video di voler colpire i copti. Il servizio di Sergio Centofanti:

Due cristiani, un padre e un figlio, di 65 e 45 anni: si chiamavano Medhat e Saad. Sono stati trucidati nel Nord-Est della Penisola del Sinai infestata dagli integralisti del cosiddetto Stato islamico (Is). Il corpo del figlio è stato trovato bruciato, non si sa se da vivo. Le due uccisioni seguono le minacce di colpire i cristiani egiziani fatte dai jihadisti attraverso un video farneticante che diceva: i copti sono la nostra "preda favorita". Dall’inizio dell’anno in Egitto sono stati uccisi 5 cristiani. Nel dicembre scorso ne sono morti 27 nell’attentato contro una chiesa del Cairo.

E’ "solo l'inizio" della persecuzione contro gli "infedeli", affermano gli islamisti. Ma sotto i loro colpi cadono anche i musulmani moderati. I copti rappresentano circa il 10% della popolazione egiziana e la più grande comunità cristiana del Medio Oriente. Chiedono maggiore protezione da parte delle autorità. L'Is aveva già colpito i copti nel febbraio 2015 sgozzando in riva al mare a Sirte, in Libia, 20 egiziani di fede cristiana che prima di morire avevano invocato il nome di Gesù perdonando i loro assassini. 

Sui motivi di quella che sta diventando una vera e propria persecuzione per la comunità cristiana in Egitto, Giancarlo La Vella ha intervistato Alessandro Monteduro, direttore di Aiuto alla Chiesa che Soffre:

R. – Purtoppo in Egitto la situazione è terribilmente caotica come in altre realtà di quell’area del Medio Oriente nello specifico, perché le primavere arabe poi non hanno sortito tutti quegli effetti straordinari che pensavamo potessero sortire. E in Egitto, in maniera particolare, la comunità cristiana copta in questo momento viene accusata in modo anche cruento, violento da parte degli uomini della comunità islamista più estrema - faccio riferimento quindi ad Al Qaeda, ad alcuni appartenenti dei Fratelli musulmani e allo stesso Daesh - di aver cospirato nel 2013 per la destituzione dell’allora presidente Morsi, leader dei Fratelli musulmani. La comunità cristiana copta non votò per Morsi, perché intravedeva i rischi di islamizzazione del Paese. La comunità cristiana copta soffre dal 2013, da quando cioè fu destituito Morsi e fu eletto il nuovo capo dello Stato egiziano.

D. - In che modo è possibile essere vicini alla comunità cristiana egiziana in questo momento?

R. - Innanzitutto con la preghiera, poi con l’informazione; se non siamo informati su quello che avviene in Egitto come in altri Paesi del Medio Oriente, non saremo mai in condizioni di agire. Infine, con quella generosità materiale di cui la Chiesa copta in Egitto necessita. Racconto solo un aneddoto: nell’ottobre 2015 ricevemmo una forte sollecitazione da una piccola comunità cattolica copta. Pregavano - non avendo un luogo idoneo - ritrovandosi di fronte ad una Croce disegnata sul muro. Chiedevano finalmente di avere un dignitoso luogo di preghiera. Oggi lo hanno grazie alla generosità, soprattutto dei benefattori italiani di Aiuto alla Chiesa che soffre.








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