2017-02-25 17:00:00

Burundi: speranza per ripresa dialogo tra governo e oppositori


Si cerca ancora la via negoziale per trovare una soluzione alla crisi politica in Burundi. Il Paese, che nel 2015 è stato teatro di violenti scontri dopo la candidatura e la rielezione del presidente Pierre Nkurunziza al terzo mandato, ora si trova ad affrontare anche difficoltà economiche. Il servizio di Elvira Ragosta:

I rappresentanti del governo burundese non hanno partecipato all’ultimo round di negoziati di metà febbraio ad Arusha, in Tanzania, denunciando la presenza al tavolo di oppositori ricercati dalle autorità. Il mediatore, l’ex presidente del Paese ospitante, Benjamin Mkapa, ha invocato una riunione urgente dei capi di Stato della Comunità dell’Africa Orientale. Intanto, nel Paese, la popolazione attende con speranza la ripresa del dialogo tra le parti. La testimonianza di padre Mario Pulcini, regionale dei Saveriani in Burundi:

“È importante che il dialogo porti a qualcosa di costruttivo, soprattutto per la gente che soffre questa situazione di non dialogo tra il governo e le opposizioni, la maggior parte delle quali si trova all’estero. Anche gli ultimi tentativi che sono stati fatti verso la metà di febbraio non hanno dato nessun risultato. E diciamo che questo è stato un po’ un colpo duro per tutta la popolazione”.

Dopo le violenze del 2015 e le violazioni dei diritti umani denunciate dall’Onu, la crisi politica e il clima di incertezza nel Paese fanno evidenziare una serie di problemi: si registrano ancora sparizioni di persone e gli aiuti internazionali arrivano con difficoltà, dopo la sospensione temporanea di alcune Ong. Poi ci sono gli oltre 300 mila burundesi rifugiatisi nei Paesi vicini. Ancora padre Mario:

“Io ho parlato con qualcuno che è stato a visitare per esempio i campi profughi che ci sono in Rwanda, in Tanzania e nel vicino Congo. Sono stato a contatto con quella gente, nei campi, veramente a piangere! In più si è aggiunta in questo periodo altra popolazione, soprattutto del Nord, e anche del Nord Ovest: gente che ha dovuto abbandonare le regioni per mancanza di cibo. Non c’è niente, non è cresciuto niente, non sanno cosa mangiare…”

Piccolo Stato dell’Africa centrale, il Burundi è uno dei Paesi più poveri e più densamente popolati del Mondo. Nel 2016, mesi di siccità e piogge irregolari hanno causato la perdita di molti raccolti e la produzione agricoltura, fonte primaria dell’economia locale, è diminuita del 40 per cento:

“La situazione sta peggiorando in maniera visibile. Anche noi, sul terreno, vediamo veramente che la gente ha fame. I prezzi sono cresciuti, gli stipendi sono quelli che sono. Il futuro non è roseo, e il lavoro è tutto da ricercare. Per cui si ha l’impressione di un blocco dell’economia”.

Un problema che interessa soprattutto i giovani, molti dei quali sono andati all’estero nella speranza di costruirsi un futuro. Intanto, conclude padre Mario, nel Paese è grande il sostegno della Chiesa alla popolazione:

“La Caritas burundese, i vescovi, il clero locale, e anche gruppi dalle varie parrocchie si danno da fare. Io sono in un grande quartiere di Kamenge e là veramente tutto quello che possiamo comprare – di distribuzione proprio per questa gente. In più, diciamo che la Chiesa in questo momento è in una buona posizione per aiutare questo dialogo. È riuscita a mantenere l’equilibrio di fronte al governo e a quelle che si chiamano opposizioni, per riuscire a dare una mano a metterli insieme e a farli sedere allo stesso tavolo. Io credo che la Chiesa possa avere un ruolo importante”.








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