2017-02-25 10:30:00

Papa: rischio guerra mondiale per l'acqua. Ascoltare grido dei poveri


Ascoltare il grido del fratello vuol dire ascoltare il grido della terra che chiede rispetto e condivisione responsabile di un bene che è di tutti. E’ il nuovo monito di Papa Francesco, che ieri pomeriggio è intervenuto ad un seminario alla Pontificia Accademia delle Scienze sul diritto umano all’acqua. Agli esperti riuniti alla Casina Pio IV in Vaticano, il Pontefice ha chiesto un’azione concreta urgente ed un forte impegno in difesa dell’acqua che potrebbe altrimenti finire al centro di "una grande guerra mondiale". Cecilia Seppia:

Dove c’è acqua c’è vita e solo lì la società può crescere e progredire, perciò la protezione di questo bene, umile e puro come lo definisce San Francesco, ma dal valore inestimabile, e la tutela del diritto di ogni uomo all’acqua potabile e sicura, sono azioni urgenti e cruciali nel mondo di oggi. Così il Papa intervenendo ad un seminario alla Pontificia Accademia delle Scienze, rimette l’accento sulla difesa dell’ambiente minacciato da egoismi e sfruttamento:

“E’ doloroso vedere quando in una legislazione di un paese o di un gruppo di paesi non si considera l’acqua come un diritto umano, ancora più doloroso quando si cancella ciò che c’era scritto lì e si nega questo diritto umano. È un problema che riguarda tutti e fa sì che la nostra Casa comune sopporti tanta miseria e reclami soluzioni effettive, davvero capaci di superare egoismi che impediscono l’attuazione di questo diritto vitale per tutti gli esseri umani”.

E’ necessario dunque attribuire all’acqua la centralità che merita nell’ambito delle politiche pubbliche, ma bisogna anche ricordare che dal diritto che abbiamo ad essa deriva un obbligo, un dovere che gli è collegato e che non si può separare: agire per essa, farlo in modo equo, concretizzando anche con strumenti giuridici, quanto approvato in materia dalle Risoluzioni Onu del 2010. Un diritto, quello all’acqua incontaminata, determinante per la sopravvivenza delle persone e del futuro dell’umanità, ecco perché secondo il Papa la prima azione d’urto consiste nell’educare le generazioni future, informarle sulla gravità di questa realtà, anche perché il rischio è enorme:

“La formazione della coscienza  è un compito difficile; richiede convinzione e dedizione. E io mi chiedo se in mezzo a questa terza guerra mondiale a pezzetti che stiamo vivendo non siamo in cammino verso la grande guerra mondiale per l’acqua… Ancora non è tardi, ma è urgente prendere coscienza del bisogno di acqua e del suo valore essenziale per il bene dell’umanità”.

Il Papa ripete con dolore le cifre dell’Onu, definendole sconvolgenti: mille bambini perdono la vita ogni giorno a causa di malattie collegate all’acqua, milioni di persone consumano acqua inquinata, altre muoiono di sete. Non è tardi per agire - ripete -  ma è necessario prendere coscienza del bisogno di acqua e del rispetto di essa come condizione imprescindibile per l’esercizio degli altri diritti umani: 

“Se rispetteremo questo diritto come fondamentale, staremo ponendo le basi per proteggere gli altri diritti. Ma se violeremo questo diritto essenziale, come potremo vegliare sugli altri e lottare per loro! In questo impegno di dare all’acqua il posto che le corrisponde è necessaria una cultura della cura e dell’incontro”.

Tutte le forze sono dunque chiamate in causa: scienziati, imprenditori, governanti e politici in un atteggiamento rinnovato, quasi una poesia, una nuova creazione:

“Occorre unire tutte le nostre voci in una stessa causa; non saranno più voci individuali o isolate, ma il grido del fratello che reclama per mezzo di noi, è il grido della terra che chiede il rispetto e la condivisione responsabile di un bene, che è bene di tutti. In questa cultura dell’incontro, è imprescindibile l’azione di ogni Stato come garante dell’accesso universale all’acqua sicura e di qualità”.

Dio, conclude, non ci abbandona in questo lavoro, ma il lavoro è nostro, così come la responsabilità. Quindi agli esperti riuniti nella Casina Pio IV in Vaticano, Francesco lancia la sfida più bella, l’ideale più alto per il quale vale la pena lottare:

“Con il nostro “poco” contribuiremo a far sì che la nostra casa comune sia più abitabile e più solidale, una casa dove nessuno venga scartato né escluso, ma dove tutti godiamo dei beni necessari per vivere e crescere in dignità”.








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