2017-03-02 12:14:00

I vescovi messicani: anche Gesù è stato un migrante


“La Chiesa in Messico svolge un compito incessante a sostegno dei migranti". E’ quanto ha sottolineato il segretario generale della Conferenza Episcopale Messicana (CEM), mons. Alfonso G. Miranda Guardiola, in una nota rilasciata ieri, in cui si ricorda l'importanza delle 70 Case del Migrante sparse in varie zone del Paese. L’obiettivo di tali strutture è di salvaguardare la dignità dei migranti e di trattarli - ha aggiunto il presule - come soggetti di carità. Mons. Guardiola ha anche ricordato il messaggio del Papa per la Quaresima 2017 in cui si invita “a comprendere e intensificare la vita dello spirito identificando l'altro come un dono”. Il testo si inserisce inoltre nel complesso contesto della politica migratoria del presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, che ha più volte espresso la volontà di costruire un muro lungo il confine con il Messico. Lo scopo, in questo caso, è di fermare l'immigrazione clandestina.

Le 70 case del Migrante
Nel suo messaggio, mons. Miranda Guardiola ha spiegato che le Case del Migrante “sono gestite dalla Chiesa cattolica, da alcuni gruppi della pastorale, dalle congregazioni religiose, da laici impegnati, così come dalle chiese cristiane e da organizzazioni della società civile e del governo”. Sono sparse in varie regioni del Paese e diventano – si sottolinea nel documento – “la prima accoglienza dei migranti in transito o deportati” e mostrano che “da parte della Chiesa nessuno è illegale o immigrato e per questo sono in grado di fornire aiuto spirituale e morale”. In queste strutture ricevono protezione, formazione e consulenza psicologica e legale “per conoscere i loro diritti”: ogni giorno - si ricorda nel messaggio - “vengono deportati e rimpatriati centinaia di migranti, scoperti dalla polizia di frontiera e dagli agenti dell’immigrazione”. “Si fa in modo - ha scritto il presule - che prendano coscienza dei rischi connessi alla migrazione e si offre loro un aiuto per tornare nella loro terra di origine”. Inoltre, si fornisce “un alloggio per un giorno o a tempo indeterminato”.

Il migrante non è un criminale, ma un soggetto di carità
In questo senso, “alla luce dei servizi forniti da questi centri - ha aggiunto mons. Miranda Guardiola - vi invitiamo a moltiplicare gli sforzi perché tutti siano consapevoli, ad ogni livello della società e delle istituzioni, della dignità e dell'identità del migrante non come un criminale né come un oggetto di cui si possa abusare, ma come un essere umano e un soggetto di carità”. “Queste case - ha ricordato - sono state in grado di creare delle reti attraverso cui condividere informazione, formazione e fornire un mutuo sostegno a favore del migrante”. D'altra parte, c'è un lavoro inclusivo e globale che supera i confini e si congiunge all’impegno delle organizzazioni cattoliche, delle università e delle organizzazioni internazionali negli Stati Uniti e in Canada. Inoltre, “le persone che lavorano in queste Case sono soprattutto volontari, che vanno da 2 a 10. Si appoggiano, però, alla comunità parrocchiale o ai fedeli che offrono il loro tempo e servizio. La stragrande maggioranza delle donazioni con cui operano, proviene dalle comunità in cui si trovano queste Case".

Il volontariato è apprezzato da Cristo e dalla Chiesa
In questo senso, il vescovo ha incoraggiato a partecipare “per aiutare questo popolo di fratelli che sono così abbandonati e anche così tanto discriminati”. “La Chiesa – ha aggiunto mons. Miranda Guardiola - vuole lanciare un appello alla comunità cattolica: agli studenti, ai lavoratori e ai datori di lavoro, perché promuovano azioni concrete a beneficio di queste persone”. Infine, il presule ha ringraziato coloro che lavorano a favore “dei nostri fratelli migranti”. “Anche Gesù è stato un migrante, camminava stanco, affamato ed è stato discriminato per essere uno straniero. Voi - ha concluso - rappresentate tutte quelle case in cui Gesù ha trovato un posto per riposare, nutrimento per ritrovare le forze e un ascolto attento e compassionevole. Sappiate che il volontariato che praticate è riconosciuto e apprezzato da Cristo e dalla Chiesa”. (A cura di Anna Poce)








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