2017-03-04 12:13:00

Mali: pericoloso accordo tra estremisti islamici nel Nord


Tensione nel Mali, dove un centinaio di veicoli pesantemente armati hanno circondato la città di Timbuctù dove domani, dopo diversi rinvii, si attende l'insediamento delle autorità provvisorie di queste regione del nord del Paese. Tre importanti gruppi estremisti islamici attivi nell'area hanno annunciato la fusione in un unico movimento, il ‘gruppo di sostegno per l’Islam e i musulmani’, giurando fedeltà ad Al Qaeda. L’alleanza tra i leader di Ansar Dine, al-Mourabitoun e Al Qaeda nel Maghreb islamico, capeggiati dal tuareg Iyad Ag Ghali, è avvenuta quando nella parte settentrionale del Paese africano sono cominciati i pattugliamenti congiunti tra gli ex ribelli separatisti tuareg e le forze maliane, così come previsto dall’accordo di pace del 2015. Giada Aquilino ne ha parlato con Luigi Serra, già preside della facoltà di Studi arabo-islamici del Mediterraneo all’Università Orientale di Napoli:

R. – E’ un’alleanza non sorprendente ma pericolosissima - perché non è certo tra forze pacifiste ma tra jihadisti e terroristi - e potrebbe far intravedere un orientamento verso questa alleanza a livello di Boko Haram compartecipe e a livello di ulteriori interessi di destabilizzazione del Paese. E’ sorprendente come i tuareg si siano lasciati completamente coinvolgere in un accordo di prospettive terroristiche jihadiste, in luogo di far simpatizzare l’opinione pubblica nella direzione del loro perseguire momenti di auto-determinazione e controllo delle proprie terre sfuggite alla connotazione tuareg o berbera tout court. Certo è che gli scenari geopolitici, sociali e soprattutto economici nell’area maliana e per maggiore estensione verso Niger e Ciad al momento attuale risultano allarmati da questo accordo.

D. – Quindi potrebbero esserci conseguenze anche al di là dei confini del Mali?

R. – Penso assolutamente di sì. La grande preoccupazione è il ruolo che Boko Haram come parte coordinatrice di questo accordo tra gli altri gruppi jihadisti può aver già recitato o sperare di recitare.

D. – E’ possibile che l’annuncio di questa alleanza sia collegato al fatto che nel Nord sono incominciati pattugliamenti congiunti tra gli ex-ribelli separatisti tuareg e le forze maliane, come previsto dall’accordo del 2015?

R. – Appunto. Quell’inizio di pattugliamenti potrebbe aver significato un passo verso un’intesa mirata a dare al territorio una regolamentazione, una forma di sicurezza. Ciò contrasterebbe evidentemente con gli obiettivi e i sistemi di lotta dei jihadisti.

D. – Ma gli stessi tuareg, al loro interno, quanto poi sono coesi?

R. – Non sono coesi e lo prova il fatto che alcuni non si riconoscono e trovano dannosa l’accettazione tout-court dell’Azawad da parte delle strutture internazionali o della politica locale. E – secondo certe letture - i tuareg collegati ai gruppi jihadisti per un qualsiasi procedimento di occupazione del territorio e di controllo degli esiti politico-militari sugli stessi sarebbe di cattiva lettura, negativa, per gli interessi generali dei tuareg.

D. – Quindi una normalizzazione del Paese per dove potrebbe passare?

R. – Potrebbe passare attraverso un procedimento di presenza politica operativa sul territorio, non frammista alle incursioni dei jihadisti.








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