2017-03-06 14:22:00

I detenuti di San Vittore scrivono al Papa: aspettiamo un fratello


Lettere al Papa dal Carcere di San Vittore, a Milano, dove Francesco si recherà in visita il 25 marzo, primo Pontefice a varcare le porte di questo Istituto penitenziario. Il servizio di Roberta Gisotti:

“Caro Papa Francesco, con onestà non sono molto credente”, scrive Ivan nella lettera pubblicata oggi insieme ad altre, chiedendo al Papa di “regalargli “una preghiera” per la sua famiglia, per dare alla sua carcerazione “un senso e un po’ di pace e serenità”. Anche Massimo dichiara di non avere fede, ma aspetta Francesco come “un fratello”, confessando di avere peccato, “ho rubato – scrive – la serenità alla mia mamma e ho ucciso la fiducia di mio padre”.

E’ accorato Alfredo, invocando dal Papa un miracolo: di perdonare tutti i suoi sbagli e tutte quelle volte che ha fatto del male, di farlo tornare bambino e “di non fare più - scrive - quelle brutte azioni che mi hanno allontanato dalla mia famiglia”. “Vorrei davvero - conclude la sua lettera - potere ricominciare tutto”.

E ancora Mustapha, che è musulmano, dice di sentirsi accolto da Francesco, che quando prega “non fa distinzioni di sesso, di razza, soprattutto di religione”, e chiede al Papa di continuare a trasmettere la fede che può aiutare anche i carcerati “ad uscire dalle loro dipendenze distruttive”.

Sono storie di sofferenza, di ferite inflitte a se stessi e agli altri, ognuna diversa dall’altra. Non tutti i detenuti potranno parlare con il Papa e pranzare con lui, che si fermerà nel carcere un paio d’ore, in una visita che non sarà formale, ma vuole essere un incontro di anime.








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