2017-03-07 14:52:00

Clima. Necessario cambiare subito produzione e consumi


E’ necessario cambiare il nostro sistema di produzione e consumi. Così Andrea Masullo, presidente del comitato scientifico di Greenaccord in merito ai cambiamenti climatici. Massimiliano Menichetti lo ha intervistato:


R. – E’ un’emergenza tanto reale da far pensare alla comunità scientifica internazionale di chiamare questi ultimi 200 anni con una nuova denominazione: antropocene, cioè l’uomo in grado di portare dei cambiamenti talmente intensi sul clima da minacciare la stessa persistenza della civiltà umana.

D. – Le conferenze sul clima: la comunità internazionale si muove per porre dei limiti. Si sta facendo abbastanza?

R. – Se non facciamo modifiche al nostro sistema di produzione e consumi, andiamo incontro a situazioni non gestibili, a situazioni veramente drammatiche, entro il 2050 e ancor più entro la fine del secolo. Quello che si sta cercando di fare e che si dovrebbe fare urgentemente è ridurre drasticamente queste emissioni inquinati per stabilizzare le concentrazioni di gas serra in atmosfera. L’anno scorso è stato un record: per la prima volta negli ultimi 800 mila anni, le concentrazioni in atmosfera hanno superato stabilmente le 400 parti per milione. Non dobbiamo assolutamente andare oltre. Gli imputati sono i combustibili fossili e quelli del sistema energetico su cui si muove l’economia mondiale attualmente.

D. – Perché questi scaldano il pianeta?

R. – Perché questi sono gas che finiscono in atmosfera, permangono in atmosfera per alcune centinaia di anni e scaldano il pianeta.

D. – Il surriscaldamento provoca lo scioglimento dei ghiacci e l’innalzamento delle acque, una condizione terribile per molti popoli…

R. – C’è una grande minaccia, soprattutto per quanto riguarda le piccole isole oceaniche che non a caso in questo contesto internazionale si sono organizzate tra di loro, presentandosi con un’unica voce. Se restiamo su questa strada, senza modifiche, l’innalzamento dei mari potrà raggiungere e superare entro la fine del secolo addirittura gli 80 centimetri, e a queste vanno aggiunte le ultime analisi che ci parlano di tempeste oceaniche di inusitata violenza che si verificheranno. Praticamente la vita, in gran parte di queste piccole isole che raccolgono qualche milione di abitanti, diventerebbe impossibile.

D. – Questa la conseguenza più catastrofica, però l’innalzamento delle acque eroderebbe il territorio ovunque …

R. – Certamente, a livello mondiale le conseguenze sarebbero meno drammatiche, nel senso che non ci sarebbe la scomparsa di intere comunità ma ci sarebbero gravissimi problemi in tutte le aree costiere con un avanzamento della linea di costa nell’entroterra. Sicuramente questa è una situazione da scongiurare, cominciando da subito a riconvertire l’economia verso la sostenibilità, verso l’utilizzo di risorse energetiche non fossili.

D. – Tornado alle conferenze internazionali sul clima. Secondo lei, siamo in presenza soltanto di dichiarazioni di intenti, o veramente si sta facendo qualcosa?

R. – Paradossalmente, l’Accordo di Parigi che sembra un po’ svuotato da vincoli precisi come era il Protocollo di Kyoto, ha segnato un punto in avanti, nel senso che ha consentito il coinvolgimento dell’intera comunità internazionale ma soprattutto un movimento interessante nel mondo della finanza, perché finalmente gli investimenti cominciano a spostarsi dalle fonti fossili – forse complice anche la crisi economica – verso le fonti di energia rinnovabili. Questo ci fa ben sperare. E’ chiaro che questo processo è appena agli inizi ed è insufficiente, mentre i cambiamenti climatici vanno di corsa e bisogna accelerare questo processo.








All the contents on this site are copyrighted ©.