2017-03-07 12:30:00

Esercizi spirituali: ritrovare l'unità attorno alla Cena del Signore


“Il pane e il corpo, il vino e il sangue”. E’ questo il tema, tratto dal Vangelo di Matteo dell’Ultima cena, che il padre francescano Giulio Michelini ha sviluppato nella terza meditazione tenuta stamani al Papa e alla Curia Romana, durante gli Esercizi spirituali ad Ariccia. Dall’offerta totale di Gesù in corpo e sangue per la salvezza dell’umanità, il predicatore ha tratto un messaggio di unità e condivisione per tutti i cristiani. Il servizio di Gabriella Ceraso:

Nell'Ultima Cena: festa e comunione, ma anche peccato e fragilità 
La dimensione antropologica, teologica ed esistenziale del mangiare insieme. E’ da qui che parte la meditazione di padre Michelini. “Si mise a tavola con i Dodici”, sta scritto nel Vangelo di Matteo, in questo mangiare insieme c’è la bellezza della condivisione, spiega il predicatore, ma anche la nostra umanità, il peccato e la fragilità simboleggiati dal cibo, come narrano tanti episodi biblici, fino alla Laudato si' di Papa Francesco, quando parla di egoismo in rapporto al cibo:

“Possiamo immaginarci che cosa deve essere accaduto in quella cena. Era una festa: naturalmente i teologi e gli esegeti discutono molto sul carattere pasquale o meno di questa cena. Ma è chiaro che era bello per loro stare insieme. Ma stare insieme mette in rilievo anche la nostra umanità. E questi elementi sono presenti nella cena di Gesù: il primo, quello dell’amore, con il quale questa cena è stata preparata, e l’amore che Gesù offre con il cibo che dona. Ma c’è anche, in questa cena, l’odio, la fragilità, la divisione. Mangiare il cibo, se ci pensiamo bene poi, ha a che fare proprio con una dimensione umana”.

E’ la dimensione della debolezza, del riconoscersi non autosufficienti, e mangiare insieme ad altri è confessare ad altri questa condizione di creatura, “condizione limitata”, come quella che emerge anche dalle cene dei primi cristiani narrate da S. Paolo a Corinto, e segnate, fa notare padre Michelini, dall’attaccamento di ciascuno al proprio pasto e da una mancanza di vera condivisione. Ed è emblematico che proprio in quel quadro di fragilità dell’Ultima cena emerga il tradimento di Giuda, che covava da tempo.

Gesù lascia segno della sua futura presenza: dona tutto se stesso in corpo e sangue
Altrettanto emblematico, però, prosegue il predicatore francescano, è che proprio nella notte in cui viene tradito, Gesù non ritira il suo dono e dà tutto quanto gli rimaneva di poter dare: corpo e sangue. Proprio per mezzo del cibo mangiato insieme, Gesù lascia un esempio e il segno della sua futura presenza:

“Per noi credenti in Gesù, è proprio la Parola che si è fatta carne. E dunque, tutto ciò che Gesù, il Figlio, aveva offerto di sé, la sua divinità, era stata offerta con l’Incarnazione. Tutto quello che il Figlio, che il Verbo e la Parola poteva offrire, nella sua divinità, è stato offerto con l’Incarnazione. Come dice Paolo: ‘Gesù, pur essendo nella condizione di Dio, non ritenne un privilegio l’essere come Dio’. E dunque, ecco che con quel pane ora la sua umanità doveva essere donata. Certo, in quella umanità c’è anche il Figlio di Dio e la Parola. Ma quel pane è proprio la carne, perché è in questa carne che quella Parola è diventata tale; e dunque il Corpo e il Sangue. Gesù è totalmente povero, non perché abbia vissuto semplicemente poveramente, ma perché non ha più nulla da difendere. E infatti, se ci pensiamo bene, proprio in questa cena dona tutto quello che gli rimaneva”.

Solo con la Passione c'è la remissione dei peccati
E’ invece nelle parole di Matteo sul calice, in quell’Ultima cena, sottolinea ancora padre Michelini, che risalta un elemento originale, cioè il sangue di Gesù connesso al perdono dei peccati. “Sarà versato per molti, per la remissione dei peccati. Finalmente chi legge questo Vangelo scopre il significato del nome di Gesù, “Dio salverà”, e capisce il modo in cui lo farà, cioè la Passione:

“Non è una semplice formula quella che Gesù recita; non è qualcosa di estrinseco. Potremmo anche osare di dire che è troppo facile: ‘Dio ti vuole bene’. È troppo facile dire: ‘Dio ti perdona’. Non ci costa nulla in fondo dire: ‘I tuoi peccati sono perdonati’. Ma solo qui, con il sangue versato, finalmente allora emerge il modo con il quale verranno perdonati i peccati: e cioè con la morte del Cristo. Perché, come dice il Salmo, solo Dio può pagare il prezzo del peccato. L’uomo non può riscattare se stesso. E come leggiamo nel Libro del Levitico, e Matteo conosce bene questa simbolica giudaica, il peccato viene rimesso soltanto con il versamento del sangue”.

I cristiani crescano in unità e condivisione
Tre sono infine le domande che padre Michelini pone per la riflessione al termine della meditazione. La prima riguarda il nostro rapporto col cibo e chiede di non avere attaccamenti ma padronanza di sé; la seconda è un invito a crescere ancora nell’unità tra cristiani, come discepoli intorno alla cena col Cristo; e l’ultima è una domanda sul perdono e chiede di essere veramente consapevoli che Gesù non solo a parole ma davvero con la propria vita, ci ha ottenuto la misericordia del Padre.

Consultare anche: introduzione, prima meditazione, seconda meditazione.








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