2017-03-08 13:46:00

Afghanistan: l'Is attacca ospedale a Kabul, decine di vittime


Il sedicente Stato Islamico è tornato a colpire oggi in Afghanistan. Un gruppo di uomini armati, camuffati da medici, ha fatto irruzione nell’ospedale militare di Kabul. L’attacco è iniziato quando uno di loro si è fatto esplodere all’ingresso del complesso. Gli altri poi hanno cominciato a sparare. Almeno 30 i morti e più di 60 i feriti. Mentre i movimenti talebani comunicavano la loro estraneità all’atto terroristico, è giunta la rivendicazione dell’Is. Sulle nuove strategie del Califfato, Giancarlo La Vella ha intervistato Lorenzo Cremonesi, esperto del Corriere della Sera per l’area mediorientale:

R. – Lo Stato Islamico ormai da tempo sta perdendo quella che è la sua caratteristica fondamentale, che lo differenziava da Al-Qaeda e dagli altri gruppi jihadisti fondamentalisti, e cioè la dimensione territoriale. Lo vediamo nelle cronache delle ultime ore: sta perdendo a Raqqa, in Siria, la sua capitale, sta perdendo Mosul, in Iraq… E quindi ormai da tempo i miliziani, i militanti, gli attivisti si riorganizzano laddove lo Stato è 'latitante' oppure in cellule indipendenti in Europa e nel mondo occidentale. E dove lo Stato è 'latitante'? In Afghanistan, Libia, Yemen. E infatti negli ultimi tempi la presenza del Califfato è sempre più palpabile, tanto che ci sono stati scontri addirittura tra i talebani e lo Stato Islamico, che sta competendo per raccogliere adepti, forze e rubarsi a vicenda militanti. Per l'Is ogni attentato che rivendica è come un atto di propaganda, che sembra voglia dire: "Venite con noi perché siamo i vincenti".

D. – Questo può far pensare che sia impossibile, a differenza di quanto si temeva, un’alleanza sul terreno tra l'Is e i gruppi fondamentalisti locali…

R. – Lo Stato Islamico cerca di prendere il posto degli altri. Infatti, per ora, quello che si pensava non è avvenuto, cioè che potesse avvenire un’alleanza tra Is e talebani, come è successo tra Al-Qaeda e i talebani negli anni ’90. Però, finora, questo non c'è stato. Quello che noi vediamo è che le due cose si muovono in parallelo e addirittura in concorrenza, sia in Afghanistan, sia nelle zone tribali pachistane, luoghi di attività dell'estremismo islamico, compresa Al-Qaeda.

D. – Quello dello Stato Islamico non è più lo stesso ruolo di qualche anno fa. Qual è quello attuale?

R. - In questo momento è un ruolo sulla difensiva nelle sue zone di espansione, cioè in Iraq e in Siria, dove sta perdendo. E comunque i jihadisti devono trasformarsi. Perdendo la dimensione territoriale, torneranno ad essere simili ai loro progenitori e cioè Al-Qaeda e i movimenti jihadisti che li hanno preceduti. E invece è in espansione negli Stati dove manca un’autorità centrale forte, come appunto è l’Afghanistan, dove c'è stato il ritiro voluto da Obama negli ultimi anni delle truppe, dove la presenza della Nato e delle truppe occidentali è ormai ridotta al lumicino e dove il governo locale non è in grado di reggere. Quindi, lì potrebbero cercare di costruire quelle entità territoriali che stanno perdendo in Siria e in Iraq.








All the contents on this site are copyrighted ©.