2017-03-10 13:12:00

Italia: +293 mila posti di lavoro nel 2016, il parere di Cisl e Acli


Il 2016 ha visto 293 mila occupati in più. Secondo l’Istat, la crescita è avvenuta a ritmi più sostenuti rispetto al 2015, portando il tasso di occupazione al 57,2 per cento, Inoltre, il tasso di disoccupazione è calato di 0,2 punti, arrivando all’11,7 per cento. Il servizio di Alessandro Guarasci:

Il mercato del lavoro si è mosso nel 2016 in Italia, ma comunque meno degli altri paesi Ue. Dai dati diffusi dall'Istat emerge che l'aumento degli occupati riguarda soltanto il lavoro alle dipendenze, con un aumento dell’1,9 pere cento, +323mila posti ed è concentrato in stragrande maggioranza tra i dipendenti a tempo indeterminati. Va detto però che questa crescita si concentra soprattutto tra chi ha più di 50 anni. Da sei anni prosegue, invece, la diminuzione del numero di lavoratori autonomi. Nel 2016, la media degli occupati è stata di 22 milioni e 758 mila, al livello più alto dall’inizio della crisi economica. Gianluigi Petteni segretario confederale Cisl:

“Ora però bisogna cercare di creare tutte le condizioni per consolidare questa tendenza. Purtroppo i posti di lavoro persi durante la crisi, la trasformazione del lavoro, richiedono il lavoro come elemento centrale su cui indirizzare le scelte. Nel medesimo tempo bisogna valorizzare qualche elemento che apre spiragli e speranze in questa direzione”.

Nel 2016, il numero di inattivi diminuisce per il terzo anno consecutivo e in misura molto più marcata (-410mila, -2,9 per cento) coinvolgendo sia gli uomini sia le donne. La formazione è fondamentale per Roberto Rossini, presidente delle Acli:

“Il tema della formazione professionale è uno dei temi fondamentali che noi abbiamo posto affinché ci sia coerenza tra gli studi e il sistema economico. Allo stesso modo è  importante l’elemento della formazione per gli adulti, perché consente a quelle figure professionali che sono obsolete, dovute al cambio del sistema economico di potersi riformare all’interno di piattaforme formative che consentano la formazione anche delle persone già adulte”.

Di flessibilità per rilanciare l’occupazione ce n’è molta. Tanto che il governo è al lavoro per rivedere i voucher. Le imprese senza dipendenti li potranno usare, ma li pagheranno più delle famiglie, potranno utilizzarli solo per determinate categorie di lavoratori, non potranno spendere piu' di 3 mila Euro l'anno in buoni lavoro. Ancora Petteni:

“Io credo che vadano modificati perché c’è stato un abuso e vanno ricondotti all’alveo originale. Però non possiamo dire a chi deve fare un lavoretto, alla famiglia, a chi ha alcune particolari che non può avere uno strumento veloce e snello in questa direzione. Spero che venga risolto in fretta questo tema e affrontiamo i temi seri del lavoro che partono dalla disoccupazione giovanile, dalla correzione dei tirocini”.

Da sole però le normative non servono. E’ vero che in un anno nell’industria e nei servizi i posti di lavoro sono cresciuti del 2,6 per cento, ma in Italia scarseggiano progetti industriali. Sentiamo Rossini:

“Forse manca qualche scelta strategica su quali grandi settori industriali poter investire o facilitare per chi decide di investire in determinati settori industriali che possano esser più nelle corde del nostro sistema economico”.








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