2017-03-10 14:53:00

Sud Corea: destituita la presidente Park Geun-hye


Svolta politica in Corea del Sud. Il presidente, la signora Park Geun-hye, è stata destituita dalla sua carica su decisione unanime della Corte Costituzionale del Paese asiatico. Il capo dello Stato è stata giudicata responsabile della ripetuta e continua “fuga di molti documenti riservati”. Intanto si segnalano anche due morti nelle manifestazioni in corso a Seul. Sulle conseguenza interne e internazionali della destituzione, Giancarlo La Vella ha intervistato Francesco Sisci, corrispondente dall’Estremo Oriente del Sole 24 Ore:

R. – Naturalmente, è un grande schiaffo alla destra, che aveva stipulato una specie di alleanza con le grandi aziende sudcoreane, che erano state protagoniste, tra l’altro, della ripresa economica del Paese; quindi è un’opportunità per la sinistra di ritornare al potere, forse con nuovi piani di allontanamento dalle troppo invasive aziende sudcoreane. Sul piano internazionale, naturalmente, si apre un momento di grande confusione, proprio nel momento in cui la crisi con la Nord Corea invece è in piena espansione. Pyongyang non sembra rallentare la sua corsa verso test missilistici sempre più provocatori. Quindi, queste dimissioni complicano tutto il quadro intorno alla Nord Corea, perché la Sud Corea oggi è assente in un momento in cui invece sarebbe stata importantissima una sua presa di posizione.

D. – Quali saranno i tempi di questa crisi?

R. – Il nuovo presidente dovrebbe emergere tra la fine dell’anno e l’inizio dell’anno prossimo, quindi sono mesi particolarmente delicati, proprio perché in questi mesi il nervosismo in tutta la regione potrebbe aumentare e la Nord Corea, che è un Paese assolutamente imprevedibile, potrebbe combinarne di tutti i colori. Chiunque governi non ha un mandato forte per prendere decisioni importanti. Cioè, il problema è che bisogna trovare delle soluzioni creative alla questione nordcoreana. Non è possibile attaccare, perché c'è la potenzialità che Seul sia bersaglio di un bombardamento da parte dei cannoni nordcoreani; ma evidentemente queste provocazioni continue non lasciano nemmeno lo spazio a dire “non facciamo niente”, perché in qualche modo il Nord Corea potrebbe sentirsi legittimato da questa indifferenza generale. L’altro elemento è che c’è questa minaccia di avere dei missili balistici che possano colpire l’America. Ora, l’America, dopo l’11 settembre, non può permettersi di essere sotto la minaccia dei missili balistici nordcoreani, e quindi nel caso un missile nordcoreano colpisse, cosa farebbe l’America? E’ possibile che Washington contempli anche la possibilità di un bombardamento preventivo ai siti missilistici nordcoreani. Per evitare tutte queste varie opzioni, bisognerebbe avere una guida politica forte in Sud Corea. Cosa che in questi mesi non ci sarà. Quindi, manca un pezzo importante di questa dinamica, cosa che rende tutto più delicato e più pericoloso.








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