2017-03-23 14:06:00

Brasile: ucciso attivista del Movimento dei Senza Terra


Un altro attivista del Movimento dei Senza Terra ucciso in Brasile. È successo negli ultimi giorni nello Stato del Parà, quando ad entrare in azione è stato un vero e proprio commando armato. Il servizio di Giada Aquilino:

Cinque uomini armati scendono da un suv blindato, entrano nel piccolo ospedale di Parauapebas, bloccano le guardie e minacciano il personale. Due di loro salgono al reparto di terapia intensiva, sparano e uccidono Waldomiro Costa Pereira del Movimento dei Senza Terra (Mst), il gruppo che da anni si batte per la redistribuzione dei latifondi ai contadini. L’uomo era ricoverato da giorni dopo aver subito un altro attentato. È la decima vittima registrata quest’anno tra gli ambientalisti, ma il Brasile – secondo la stampa internazionale - è diventato il Paese più pericoloso al mondo per gli attivisti, con un record di 61 persone uccise nel 2016. Waldomiro Costa Pereira da mesi offriva consulenza al locale assessore dell’Agricoltura per la profonda conoscenza del territorio e dei problemi legati alla riforma agraria ancora da approvare. Sentiamo don Geraldo dos Reis Maia, rettore del Pontificio Collegio Pio Brasiliano di Roma:

“In Brasile abbiamo una sfida grande, perché abbiamo oltre 8 milioni di chilometri quadrati e abbiamo bisogno di una riforma agraria. Diversi governi hanno assunto l’incarico di farla, ma finora non è stata realizzata”.

In questo quadro, ci si domanda se non esistano interessi tali da impedire la riforma agraria. Ancora il rettore:

“Interessi dei grandi proprietari che fanno tanta produzione di cereali, di carne. Si tratta di proprietà enormi, veramente enormi di persone che lavorano nel commercio agroalimentare e che hanno sempre l’interesse a procurarsi nuovi vantaggi, rispetto a chi la terra la lavora, a conquistare sempre più terra, ad espandere sempre più il latifondo per produrre di più, per avere vantaggi maggiori”.

Secondo un recente studio dell’università canadese di Windsor, l’1 per cento della popolazione possiede quasi metà delle terre in Brasile, mentre milioni di persone sono costrette a lavorare come braccianti, spesso in condizioni di schiavitù, con salari del tutto inadeguati e senza un pezzetto di terra propria da coltivare: sono appunto i Sem Terra, i Senza Terra. Don Geraldo:

“E’ una faccenda storica, culturale che viene dal tempo in cui il Brasile era una colonia, quando inizialmente la terra era degli indigeni. Quando sono arrivati i colonizzatori, hanno preso tutto quello che potevano e hanno distribuito a pochi, all’uno o all’altro, che erano arrivati in Brasile per incrementare i loro commerci. In seguito, questa procedura è diventata un po’ comune e così succede che oggi abbiamo tanti latifondi, proprietà terriere grandi quasi quanto un Paese europeo”.

Cruciale il ruolo della Chiesa brasiliana, da sempre al fianco dei più poveri ed impegnata per una completa riconciliazione, come spiega il religioso brasiliano:

“La Chiesa in Brasile ha un impegno veramente notevole. Abbiamo un’organizzazione gestita dalla Conferenza episcopale che si chiama ‘Cpt’, Commissione pastorale della terra. Questa commissione fornisce orientamenti, nel senso che cerca una politica che possa trovare un cammino di soluzione. La Chiesa è attenta a dare appoggio alle famiglie delle vittime, anche a questi movimenti, ma cerca anche nella politica una soluzione di pace, per trovare un’armonia, la soddisfazione di tutti, anche se non è una strada facile”.








All the contents on this site are copyrighted ©.