2017-03-24 12:47:00

Mons. Viganò: criterio apostolico cuore della riforma dei media vaticani


Il criterio apostolico-missionario è al centro della riforma dei media della Santa Sede. E’ quanto sottolineato da mons. Dario Edoardo Viganò, intervenuto stamani al Festival della Creatività alla Pontificia Università Lateranense. Il prefetto della Segreteria per la Comunicazione ha sottolineato che, anche sul fronte delle comunicazioni sociali, bisogna vincere la tentazione del “si è sempre fatto così”, ribadendo che solo se si è fedeli al Vangelo si può davvero essere creativi e aperti al cambiamento, come chiede Papa Francesco. Infine, mons. Viganò ha sottolineato che le onde corte di Radio Vaticana non sono state mai spente e che l’attenzione del dicastero per l’Africa è “primaria”. Il servizio di Alessandro Gisotti:

“Solo un uomo fortemente fedele al messaggio del Vangelo di Cristo è creativo e aperto al cambiamento”, altrimenti ci si rinchiude nella tentazione del “si è sempre fatto così”. Intervenendo al Festival della Creatività, promosso dalla Lateranense, mons. Dario Edoardo Viganò ha messo l’accento sullo spirito che sta animando l’azione di Papa Francesco e che incide profondemente anche sul processo di riforma dei media vaticani.

Riforma dei media non è restyling, si passa a prospettiva multimedia
Il prefetto della Segreteria per la Comunicazione, dialogando con il vaticanista di Mediaset Fabio Marchese Ragona, ha sottolineato che questo processo “non è un restyling o un make-up”. E’ un cambio di prospettiva giacché si passa “da una concezione dei media a silos – uno accanto all’altro – a una idea non di molti media coordinati, ma di multimedia”.

“Non sarà semplicemente il coordinare i media, anche perché si frantumano le strutture e si mantengono i servizi dentro una logica non più verticistica – da silos – ma dentro un contesto o un modello olocratico, cioè di funzionalità e di obiettivi da raggiungere”.

In tale contesto, ha soggiunto, è dunque importante l’investimento nella formazione dei dipendenti che sta attuando il dicastero per la Comunicazione. Mons. Viganò si è così soffermato sul “criterio guida”, che è il criterio “apostolico, missionario”, cioè “il fatto che c’è una grande attenzione alle situazioni di disagio, di povertà, di difficoltà”. Questo, però, ha aggiunto, “sapendo che queste non si risolvono invocando forme passate ma cercando soluzioni adeguate”.

Le onde corte della Radio non sono spente, massima attenzione per l’Africa
In tal modo, ha soggiunto il capo dicastero, cercando “soluzioni adeguate possiamo anche avere molta attenzione ai costi e anzi trasformare i costi in investimenti”. Quindi, a proposito delle onde corte della Radio Vaticana, con particolare riferimento all’Africa, mons. Viganò ha affermato:

“Ad oggi, le onde corte non sono mai state spente. Quindi, ciò che avevamo in Africa, arriva. Credo che questo debba essere chiaro: le onde corte non sono chiuse. L’attenzione all’Africa è primaria, tant’è che noi stiamo cercando di realizzare un progetto per 240 radio Fm in Africa, attraverso la connessione satellitare, e stiamo individuando anche progetti per portare avanti le parole del Papa. Allora, questo è importante! La questione oggi non è onde corte sì onde corte no, ma come posso garantire che il messaggio del Santo Padre giunga in Africa e nelle zone a bassa diffusione tecnologica”.

Sempre a proposito dell’attenzione per l’Africa, ha aggiunto che in questa direzione va “l’accordo con Facebook grazie al quale in 44 Paesi si potrà ricevere in maniera semplice” il messaggio del Papa.

Francesco non è stratega della comunicazione, è guidato dallo Spirito Santo
Mons. Viganò si è poi soffermato sulla dimensione comunicativa di Papa Francesco, osservando che “certamente non è un uomo di marketing e nemmeno un uomo di strategia della comunicazione”. Comunica “così come lo vediamo”, ha aggiunto. Papa Francesco, ha ripreso, “è naturalmente un uomo di popolo e chi è uomo di popolo sa gestire i rapporti con le persone”:

“Quindi questa è la forza di Papa Francesco: che determina lui le modalità di relazioni e non le lascia determinare dalle regole protocollari. Dunque, non è assolutamente un uomo-immagine, è un uomo che fa le cose come se fosse sempre guidato fortemente dallo Spirito Santo”.








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