2017-03-25 13:30:00

Almería: beatificazione di 115 martiri della guerra civile spagnola


Oggi ad Almería, in Spagna, il card. Angelo Amato, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, ha presieduto la Messa di beatificazione di 115 martiri della guerra civile spagnola: sacerdoti e laici, uomini e donne, torturati e uccisi nel 1936 per la loro fede. Tra di loro il sacerdote Álvarez­ Benavides y de la Torre, decano della cattedrale di Almería. Sono morti perdonando i loro assassini. Ascoltiamo il cardinale Amato nell’intervista di Giada Aquilino:

R. - In quegli anni, in Spagna si scatenò contro la Chiesa, i suoi ministri e i suoi fedeli, la grande persecuzione, che costò la vita a migliaia di persone, uomini e donne, laici e consacrati, uccisi solo perché cattolici. Tutte le diocesi diedero il loro contributo martiriale. Oggi Papa Francesco eleva agli onori degli altari 115 martiri della diocesi di Almería uccisi in odio alla fede. Li ricordiamo, perché a noi incombe il dovere della memoria, per non disperdere questo patrimonio incomparabile di obbedienza al Dio della vita e alla sua parola di carità. Li ricordiamo, perché intendiamo ripetere che il cristianesimo è la religione della carità e della vita e si oppone a ogni forma di prevaricazione e di violenza.

D. - Chi era don José Álvarez- Benavides de la Torre, decano della cattedrale di Almería, capofila di questo gruppo di martiri?

R. - I testimoni affermano che era un pastore di grande personalità, di eccezionale prestigio e di specchiata virtù. Preso negli ultimi giorni di luglio del 1936, la sua prigione fu una barca per il trasporto del ferro. I suoi vestiti e quelli degli altri prigionieri erano diventati neri come il carbone e il clima, data la stagione estiva, era asfissiante. Ciononostante don José riuscì a creare tra i prigionieri un clima di raccoglimento e di preghiera. Richiesto, sotto innumerevoli e crudeli forme di tortura, di rinnegare la fede e di bestemmiare il nome di Cristo, egli si oppose fino alla fine. Mori fucilato, confessando Cristo Re e perdonando i suoi aguzzini.

D. - Ci sono anche dei laici in questo gruppo di martiri?

R. - Oltre ai sacerdoti c'erano anche dei laici. Tra i laici ad esempio posso menzionare il signor Luis Belda y Soriano de Montoya, di 34 anni, appartenente all'Azione cattolica e avvocato di stato. Era una persona pia, preoccupata di aiutare i bisognosi che si rivolgevano a lui. Era di messa e comunione quotidiana. Aveva un grande spirito apostolico: visitava gli ammalati, teneva conferenze sulla famiglia, sull'educazione dei figli, sulla difesa dei non nati. Educava tutti al rispetto del prossimo. Devoto della Beata Vergine, recitava quotidianamente il Rosario. Amava la Chiesa, era fedele al Papa e obbediente al Vescovo. Si consegnò volontariamente ai miliziani, per non compromettere la sua famiglia. L'unico motivo della sua prigionia era quello di essere cattolico. Le sue ultime parole, gridate alla moglie dalla barca, prima della fucilazione, furono: «Perdono di cuore tutti coloro che mi hanno offeso e coloro che mi possono far male». I suoi resti mortali furono trovati che galleggiavano sulle onde vicino alla spiaggia.

D. - Nel gruppo dei nuovi Beati ci sono anche delle donne: di quali figure si tratta?

R. - Tra le donne uccise in odio alla fede c'è, ad esempio, la signora Carmen Godoy Calvache, di 49 anni. Era una persona caritatevole, che utilizzava il denaro in opere di carità e lo faceva con generosità. A chi aveva problemi di salute con i figli, inviava il medico e pagava le spese. All'inizio della persecuzione, fu privata di tutti i suoi beni. I miliziani si impossessarono del denaro, dei conti bancari e delle proprietà. Occuparono anche la sua casa. Imprigionata, fu sottoposta a ogni possibile maltrattamento, soprattutto da parte delle miliziane, che si divertivano a torturarla, condannandola alla fame e alla sete. Fu ferita con colpi di pugnale, fu mezzo affogata in mare, infine, l'ultima notte dell'anno 1936, dopo essere stata maltrattata e mutilata al petto, fu seppellita ancora viva. nella taverna del porto, i suoi aguzzini si ubriacarono, vantandosi delle scelleratezze commesse verso la povera vittima.

D. - C'è un particolare carattere da mettere in risalto?

R. - Abbiamo citato solo tre esempi. Ma tutti i martiri erano persone buone, inermi e del tutto innocenti, che come agnelli dovettero sottostare agli abusi perversi di uomini e donne, che, in realtà, disonorano la natura umana con le loro azioni malvage. Siamo di fronte, da una parte, alla dignità del bene, e, dall'altra, alla stupidità irrazionale del male. Oggi siamo grati ai nuovi Beati per la loro testimonianza di fedeltà a Cristo e di coerenza alle promesse battesimali. Li ammiriamo e onoriamo come esempi di perdono e ispiratori di bene.








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