2017-03-25 12:34:00

Commento di don Sanfilippo al Vangelo della IV Domenica di Quaresima


Nella quarta Domenica di Quaresima, la liturgia ci propone il Vangelo del cieco nato. I discepoli chiedono a Gesù chi abbia peccato, lui o i suoi genitori, perché sia nato cieco. Il Signore risponde:

“Né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è perché in lui siano manifestate le opere di Dio”. E lo guarisce.

Su questo brano evangelico ascoltiamo una breve riflessione di don Gianvito Sanfilippo presbitero della diocesi di Roma:

Nel Vangelo odierno Gesù afferma: tutto ciò che accade nella vita può essere al servizio del bene. Il cieco, infatti, è nato così perché si manifestino a tutti, attraverso la sua menomazione, l’amore e la potenza del Padre. Ma noi crediamo che i limiti, le sofferenze e le ingiustizie, nella storia di ciascuno, possano servire a Dio per rivelarsi? Oppure sono eventi casuali o frutto della cattiveria delle persone? La preparazione alla Pasqua può aiutarci a risolvere questo enigma: la parola del Salvatore, accolta dalla bocca dei suoi inviati, anche oggi può svelarci il nostro “fango” ed indurci alla conversione e alla richiesta di perdono, vera fonte di luce spirituale. Solo chi si lascia coinvolgere dal cammino quaresimale, nel riconoscere la propria miseria, può risorgere ad una vita nuova e vedere l’esistenza umana con altri occhi: quelli di Dio. Ci si accorge, così, della Provvidenza che ha cura di noi e scopriamo come i nostri limiti e difetti siano utili per il compimento della missione affidataci e quanto ogni umiliazione o tribolazione subita sia, in realtà, un’occasione d’oro per testimoniare Cristo. Chi, invece, al pari dei farisei, si considera una persona buona, che non fa del male a nessuno, è accecato dalla presunzione e rischia di non accogliere nella Chiesa i poveri che riacquistano la vista.








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