Per trasmettere la fede ai figli, serve la testimonianza: far vedere come la fede ci aiuta ad andare avanti. Così il Papa nell’ultimo incontro della sua visita pastorale a Milano: quello allo stadio Meazza-San Siro con i ragazzi cresimati e cresimandi. Con loro anche catechisti, genitori, 400 volontari e più di mille adolescenti degli oratori: in tutto circa 78mila persone. Un momento di festa e di dialogo fra il Papa e i giovani, con applausi e risate. In serata il rientro in Vaticano. Il servizio di Debora Donnini:
L’ovazione che normalmente si leva per le squadre che giocano al Meazza-San Siro, oggi è stata per Papa Francesco, abbracciato dalla gioia dei giovani. Una Festa di colori e preghiera con l’animazione organizzata dalla Fondazione Oratori Milanesi e dall’Azione Cattolica Ragazzi: musica, testimonianze, coreografie e danze suggestive.
Nonni, amici, parrocchia: chi ha aiutato il Papa da ragazzo, a crescere
nella fede
Il Papa risponde a tre domande e ne fa alcune a sua volta, in un vivace dialogo. “Quando
avevi la nostra età, che cosa ti ha aiutato a far crescere l’amicizia con Gesù?”,
gli chiede un ragazzo. I nonni che hanno saggezza della vita, risponde il Papa instaurando
un vivace botta e risposta, interrotto più volte da applausi. “Parlate con i nonni”,
li esorta. Poi giocare con gli amici e ancora la parrocchia e l’oratorio. Tre cose
unite dal filo della preghiera.
La testimonianza per trasmettere la fede ai figli
La seconda domanda viene dai una coppia di genitori su come trasmettere la fede ai
propri figli. Per farlo, centrale è la testimonianza di vita, risponde Francesco che
chiede ai presenti di pensare un momento in silenzio a chi li abbia aiutati a crescere
nella fede. A me, racconta, ha aiutato a crescere nella fede un sacerdote lombardo,
che lo ha battezzato e accompagnato fino all’entrata nel noviziato. Quindi anche un
riferimento al cinema italiano del Dopoguerra, come “I bambini ci guardano” di De
Sica, catechesi di umanità. Non immaginate, prosegue, l’angoscia che sente un bambino
quando i genitori litigano e quando si separano: il conto lo pagano loro, dice Francesco
che invita i genitori a leggere Amoris laetitia, specialmente i primi capitoli.
Con i loro occhietti, infatti, i bambini ci guardano continuamente:
“Mostrare loro come la fede ci aiuta ad andare avanti, ad affrontare tanti drammi che abbiamo, non con un atteggiamento pessimista ma fiducioso, questa è la migliore testimonianza che possiamo dare loro. C’è un modo di dire: ‘Le parole se le porta il vento’, ma quello che si semina nella memoria, nel cuore, rimane per sempre”.
Quindi Francesco invita la domenica ad andare a Messa e poi al parco o in piazza per stare insieme. Fare domenica, “dominguear”, come si dice a Buenos Aires. Bisogna perdere il tempo con i figli, mentre oggi i genitori non possono o hanno perso l’abitudine di giocare con i figli. Quindi un forte invito ad educare alla solidarietà, con le opere di misericordia.
Educare allo stupore e alla compassione
Rispondendo, infine, alla domanda di una catechista sulla necessità di collaborare
nell’educazione, il Papa consiglia l’armonia dei tre linguaggi: dell’intelletto, del
cuore e delle mani. “Un buon maestro, educatore o allenatore sa stimolare le buone
qualità dei suoi allievi e non trascurare le altre”, prosegue.
Mai fare bullismo e mai permetterlo
Infine, il forte monito del Papa ai ragazzi a non fare mai del bullismo e a promettere
questo a Gesù:
“In silenzio, ascoltatemi. In silenzio. Nella vostra scuola, nel vostro quartiere, c’è qualcuno o qualcuna al quale o alla quale voi fate beffa, voi prendete in giro perché ha quel difetto, perché è grosso, perché è magro, per questo, per l’altro? Pensate. E a voi piace fargli passare vergogna e anche picchiarli per questo? Pensate. Questo si chiama bullying. Per favore, per il sacramento della Santa Cresima, fate la promessa al Signore di mai fare questo e mai permettere che si faccia nel vostro collegio, nella vostra scuola, nel vostro quartiere. Capito?”.
“Casa del futuro”: un segno di solidarietà per Amatrice
L’incontro si è anche tradotto in solidarietà con il dono, consegnato a mons. Domenico
Pompili, vescovo di Rieti, di una raccolta di fondi promossa dalla Caritas Ambrosiana
per contribuire alla costruzione della “Casa del futuro” ad Amatrice. Una casa di
accoglienza per gruppi giovanili.
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