2017-03-27 13:24:00

Comece: Europa rimetta al centro la persona


"Rimettere la persona di nuovo al centro della politica europea": è la richiesta che le Chiese del continente rinnoveranno alle istituzioni europee. L’occasione sarà l’incontro che il cardinale arcivescovo di Monaco e Frisinga, Reinhard Marx, presidente della Commissione degli episcopati della Comunità europea (Comece), e il presule anglicano Christopher Hill, presidente della Conferenza delle Chiese europee (Kek), hanno in programma il 31 marzo con il presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker. Il messaggio delle Chiese - anticipa un comunicato della Comece ripreso dall’ Osservatore Romano - sarà appunto quello di incoraggiare gli sforzi affinché le istituzioni dell’Unione Europea sappiano rispondere maggiormente al loro originario “progetto di pace”.

Il futuro dell’Europa al centro della plenaria di primavera della Comece
Del futuro dell’Europa, fra l’altro, discuteranno a Bruxelles i vescovi della Comece nella loro plenaria di primavera, dal 29 al 31 marzo. L’assemblea si svolgerà dunque all’indomani delle celebrazioni per i sessant’anni dei Trattati di Roma che hanno segnato l’inizio dell’avventura di integrazione europea. Sarà l’occasione, viene spiegato, per riflettere e analizzare "le principali sfide attuali" nel vecchio continente.

Cattolici ed evangelici sui 60 dai Trattati di Roma
Celebrazioni anche in chiave ecumenica: nei giorni scorsi la Conferenza episcopale tedesca e il Consiglio della chiesa evangelica in Germania hanno emesso una dichiarazione congiunta sull’attuale situazione del cammino dell’Unione europea, in occasione del sessantesimo anniversario dei Trattati di Roma, base per l’Ue di oggi. "A soli dodici anni dalla fine della seconda guerra mondiale, con i Trattati di Roma furono poste le basi per l’integrazione europea, che ha garantito sino a oggi pace e prosperità per l’Europa ed è diventata un simbolo di libertà per coloro che vivono nel mondo", scrivono il cardinale Marx e il vescovo Heinrich Bedford-Strohm, presidente degli evangelici tedeschi. Tuttavia, nonostante i grandi progressi, “l’Europa deve trarre conclusioni dai disaccordi degli anni passati e superare la sua profonda crisi corrente. L’Unione europea è più della somma dei suoi stati membri. Essi devono essere meglio preparati per le numerose sfide e non devono essere separati. Una più stretta cooperazione sarebbe urgente in molti settori”. Nella dichiarazione si sottolinea che c’è “bisogno di solidarietà verso i rifugiati e di una politica estera e di sicurezza coordinate. Allo stesso tempo, l’Ue dovrebbe aumentare il proprio profilo sociale”.

Card. Marx: credere nel sogno dell’integrazione europea
Sulla necessità di credere e sostenere il sogno dell’integrazione europea si è soffermato il cardinale presidente della Comece. Partendo dalla constatazione che “l’Unione europea si trova in una crisi profonda», il porporato— in un’intervista al Sir — osserva: «La Brexit pone l’Ue di fronte a una domanda esistenziale e invita tutti a rispondere: perché c’è bisogno dell’integrazione politica del continente?». A questa domanda, sostiene, stanno di fatto rispondendo solo le forze populiste che «hanno un’agenda non solo politico-economica, ma anche di politica estera, di sicurezza e di politica migratoria, che punta piuttosto alla preclusione e al protezionismo. Esse sono più propense, in tutti i settori, a soluzioni più nazionali», osserva il cardinale che subito dopo avverte: «Una tale politica conduce in un vicolo cieco, quello dal quale Konrad Adenauer, Alcide De Gasperi e gli altri padri fondatori dell’Europa hanno tirato fuori il nostro continente dopo la guerra”.

L’Europa unita è ancora oggi garanzia di pace
Da qui il presidente della Commissione degli episcopati della Comunità europea delinea tutte le “ragioni” per credere ancora nell’Ue. La prima risale alla “fondazione pacifica dell’Europa”. In tal senso, rileva, «l’escalation militare in Crimea e nell’Ucraina ha fatto crescere l’incertezza nell’Europa orientale. L’Europa unita è ancora oggi una garanzia di pace». La seconda ragione è il benessere delle nazioni: «L’Unione europea offre il miglior spazio per affrontare le sfide economiche e sociali della globalizzazione. "Una cosa rimane importante - osserva il card. marx -  l’Europa non può bastare a se stessa. Vale a dire: la fede cristiana è una parte dell’anima dell’Europa. Anche nella crisi l’Europa non può ruotare solo attorno a se stessa. Con le sue culture e tradizioni filosofiche e religiose, l’Europa deve portare un contributo specifico nel mondo".








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