2017-03-27 12:41:00

Mons. Pennisi: intollerabile mafia che strumentalizza religione


Ieri a Corleone, in Sicilia, si è svolta una giornata di riflessione in memoria delle vittime della criminalità organizzata. Al centro dei lavori, un convegno dal titolo ‘La mafia si nasconde negli ambienti religiosi?’ nel quale si è ricordata anche la figura del Beato padre Pino Puglisi, ucciso da Cosa Nostra nel 1993.  In precedenza, la Santa Messa celebrata dall'arcivescovo di Monreale, mons. Michele Pennisi, dopo la quale è stato piantato un albero di melograno segno di speranza per un territorio frammentato dalla violenza e dal sopruso. Federico Piana  ha chiesto proprio all'arcivescovo di Monreale il perché di questa scelta fortemente simbolica:

R. – E’ un simbolo antico, un simbolo in cui ci sono tanti chicchi però un unico frutto; è nel segno della comunità, del bene comune, ma anche segno della Chiesa. Qualcuno anche ha detto che questo melograno è simbolo anche di quello che San Paolo chiama “il frutto dello Spirito”, che è gioia, pace, bontà, benevolenza, mitezza ... e mi pare una cosa molto significativa, qui, a Corleone, durante la visita pastorale perché vuole essere un segnale di legalità, di tensione al bene comune, segno della comunità cristiana che vuole essere un’unica cosa.

D. – La mafia si nasconde ancora negli ambienti religiosi?

R. – Giovanni Falcone ha definito la mafia una religione, una religione capovolta, con una sacralità che rende schiave le persone inserendole in un circolo diabolico dal quale è difficile uscire. Ecco le mafie hanno dedicato una cura particolare ai simboli e alle pratiche della religione cattolica, questo senza porsi alcun problema sull’evidente contrasto tra questi simboli e la vita quotidiana dei mafiosi. In tale modo, i segni più sacri come partecipare a una processione oppure fare da padrino, sono piegati e resi strumento di acquisizione di consenso sociale e di onorabilità ecclesiale. In realtà, queste manifestazioni pseudo-religiose non possono essere interpretate semplicemente come espressione di una religiosità distorta, ma come una forma brutale e devastante di rifiuto di Dio e di fraintendimento della vera religione.

D. – Per contrastare questo fenomeno, lei ha emesso un decreto con il quale stabilisce che non possono essere ammessi all’incarico di padrino di battesimo e della cresima coloro i quali si sono macchiati di questioni di mafia …

R. – Questa decisione l’ho presa in seguito ad alcuni episodi – l’ultimo è stato il fatto che ha fatto da padrino il figlio di Totò Riina, senza aver mostrato alcun segno di pentimento e di distanza dalla mafia e dai delitti commessi dal padre. Tra l’altro, lui era stato condannato già con sentenza passata in giudicato, aveva ricevuto la Cresima a Padova qualche settimana prima e poi qui ha fatto da padrino … Ma poi succede che spesso vanno dai parroci parenti di persone arrestate, mafiose, e chiedono che il parroco possa fare un biglietto e fargli fare da padrino perché magari viene scarcerato per alcuni giorni … Ora, la Chiesa non può tollerare questo: una strumentalizzazione dell’istituto del padrino, che è uno che deve educare alla fede, che deve essere esempio di vita cristiana, per consentire che questi mafiosi possano avere visibilità sociale. Quindi ho emesso questo decreto anche per proteggere i parroci, confortato anche dal consenso del Consiglio presbiterale. Ma già nel 2014 avevo fatto un decreto analogo per quanto riguarda l’appartenenza alle confraternite, nel senso che avevo stabilito che non possono far parte di confraternite coloro che sono notoriamente mafiosi e sono stati condannati con sentenze passate in giudicato. Una vera conversione non può essere ridotta a un fatto puramente intimistico, ma come i delitti hanno avuto una proiezione pubblica, esigono quindi una dissociazione pubblica e quindi la riparazione. Nel caso del mafioso deve comportare un impegno fattivo affinché sia debellata la struttura organizzativa della mafia, fonte costante di ingiustizie e di violenze che, come ha detto anche il presidente Mattarella recentemente, “è una presenza che distrugge la speranza e ruba il futuro”. Quindi è necessaria una vera conversione del cuore, ma anche una vera confessione pubblica.








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