Il silenzio di fronte alla soppressione della vita nascente ci rende complici del crimine dell’aborto. Così in sintesi i vescovi messicani in un comunicato diffuso in occasione della Giornata della Vita che, a livello nazionale, si è celebrata lo scorso 25 marzo, solennità dell’Annunciazione. “La vita non è un bene che ci siamo dati, ma un dono che abbiamo ricevuto” – si legge nel testo a firma di mons. Francisco Javier Chavolla Ramos, vescovo di Toluca e responsabile della Commissione Episcopale per la Vita: “nessuno può violare l’integrità di un altro essere umano; né a scopo di ricerca, ne’ perché anziano, disabile, malato, incapace di intendere e volere o migrante”.
Ideologia contro la famiglia e confusione antiumana
“Oggi in Messico sono molte le minacce nei confronti della vita familiare” finalizzate
a cambiare per via legale il volto e la dignità della matrimonio, il rispetto della
vita e l’identità della famiglia. Nella società attuale “l’ideologia del rispetto
degli animali è vissuta come responsabilità, mentre dare la morte ad un nascituro
viene concepito come un diritto”. “Una confusione antiumana e criminale – è la denuncia
– sta permeando in tutto il Paese e oggi in Messico migliaia di bambini non nati vengono
uccisi".
Il silenzio ci rende complici del crimine dell’aborto
Forte il richiamo ai pastori, ai credenti e ai cittadini: queste sfide ci interpellano,
“abbiamo una seria responsabilità umana e sociale”. “Le parole dell’angelo a Maria,
“non temere”, ci ricordano di difendere la vita senza paura”. “Il tempo di Quaresima
– è l’auspicio – sia occasione per correggere i nostri errori, primo fra tutti il
silenzio che ci rende complici del crimine dell’aborto”. L’invito è a chiedere perdono
ai tanti esseri umani soppressi con l’aborto: “con il nostro silenzio abbiamo contribuito
alla loro morte”. (A cura di Paolo Ondarza)
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