2017-03-29 12:02:00

Angola: dall'emergenza siccità all'impegno contro la mortalità


Termina venerdì la registrazione degli aventi diritto al voto in Angola, per le elezioni generali di agosto. Si andrà alle urne tra l’altro per scegliere il successore di José Eduardo dos Santos, da 37 anni al potere, in un momento in cui il Paese soffre le conseguenze di una forte siccità, ora seguita da piogge torrenziali nelle zone nord-occidentali. Il servizio di Giada Aquilino:

Cinque anni di forte siccità, ora decine di vittime per piogge torrenziali e inondazioni nel nord ovest. In questo contesto, l’Angola si prepara alle elezioni generali di agosto, compreso il cruciale voto per le presidenziali. José Eduardo dos Santos, al potere ininterrottamente dal 1979, come spesso accaduto in altre parti dell'Africa, nelle scorse settimane ha annunciato che non si candiderà per un ulteriore mandato in un Paese uscito nei primi anni Duemila da una lunga guerra civile che ha visto principalmente in lotta due fazioni: il Movimento popolare di liberazione (Mpla) e l'Unione nazionale per l'indipendenza totale (Unita). Ce ne parla l’africanista Vincenzo Giardina, inviato dell’agenzia Dire in Angola:

“L’Angola ha vissuto 27 anni di guerra civile che si è conclusa nel 2002. Dopo questa fase drammatica, ha vissuto una fase di grande sviluppo a partire da un livello vicino allo zero: tassi di crescita annui del prodotto interno lordo a due cifre hanno caratterizzato il primo decennio del 2000, assieme a un boom petrolifero. L’Angola inoltre dal mese scorso è tornata ad essere il primo produttore di petrolio dell’Africa subsahariana. Questo boom petrolifero ha consentito una ricostruzione difficile, ma in alcune zone del Paese - in particolare a Luanda, nella zona più prossima alla baia, dove c’è un bellissimo lungomare punteggiato di grattacieli e di edifici moderni - c’è stato uno sviluppo molto veloce, sostanzialmente fino al 2014, anno segnato da un brusco calo dei prezzi del greggio. Questo ha comportato negli ultimi due anni l’esigenza per il governo angolano di tagliare alcune spese importanti, in un Paese dove la grande maggioranza della popolazione continua a vivere una condizione di indigenza, di povertà. E questo si vede benissimo se soltanto si va un po’ oltre la ‘cartolina’ di Luanda, in quartieri che da settimane sono senza acqua e non c’è elettricità”.

Quando nel 2002 ebbe termine la guerra, con la vittoria del Movimento popolare di liberazione, più di 500 mila persone erano state uccise e oltre un milione quelle costrette ad abbandonare le proprie abitazioni. Oggi l’Angola figura al 164° posto su 176 nella classifica dell’Ong Transparency International sulla corruzione. Soffre ancora dei gravi danni provocati dal conflitto alle infrastrutture del Paese. Ma non solo. Ancora Vincenzo Giardina:

“L’emergenza acqua ha diversi volti. Nella provincia del Cunene, dove mi trovo, sta piovendo da pochi giorni ma sostanzialmente non pioveva da due anni, quindi la pioggia è una benedizione di questi giorni. A Luanda non c’è acqua per motivi differenti. La stagione delle piogge doveva cominciare a fine gennaio e non è cominciata affatto. Poi perché il governo sta utilizzando i bacini esistenti per riempire l’invaso di una grande diga sul fiume Kwanza, la diga di Lauca. Un progetto enorme, da 5 miliardi di dollari, che secondo l’attuale ministro della Difesa e candidato a succedere a Edoardo Dos Santos, João Lourenço, dovrà garantire elettricità a 5 milioni di angolani”.

Proprio nel Cunene, nell’Angola meridionale, è attivo il progetto “Prima le mamme e i bambini”, portato avanti da Medici con l’Africa Cuamm per contribuire a ridurre la mortalità materna e neonatale. Ce ne parla Beatrice Buratti, ostetrica volontaria del Cuamm:

“Siamo al lavoro in un ospedale diocesano, nella diocesi di Ondjiva, in una zona poverissima dove la mortalità materna è molto alta, tra le più alte di tutta l’Africa, come lo è anche la mortalità infantile. I numeri della mortalità materna sono di 477 ogni 100 mila nati vivi, tenendo conto che ogni donna ha una media di sei figli. Poi c’è anche la prevalenza dell’Hiv, che raggiunge il 2,4%. La speranza di vita per tutto il Paese, in particolare per questa zona che è appunto la più povera, è di circa 46 anni, quindi molto bassa”.

Tante le emergenze, acuite anche dalla mancanza d’acqua. Ancora Beatrice Buratti:

“Le emergenze maggiori sono il taglio cesareo: quando le donne entrano in travaglio in zone molto lontane dall’ospedale e il travaglio non procede come dovrebbe, se non vengono assistite subito o nei tempi giusti dal punto di vista medico, queste donne rischiano di morire in casa. E il taglio cesareo può essere effettuato solo in ospedale, per cui queste donne hanno bisogno di venire qui. E poi senz’altro anche l’emorragia durante il parto: quando danno alla luce i loro bimbi in casa, il pericolo è molto alto; essendo poi senza medicine e senza conoscenze mediche e lontane dai punti d’assistenza, il rischio di morte è molto alto. Inoltre, i travagli che, non procedendo in maniera regolare, possono portare alla morte del bambino e in alcuni casi della mamma”.

L’emergenza idrica si ripercuote poi sulla società angolana, con gravi disagi e conseguenze nella popolazione, ad esempio l’aumento del prezzo dei beni di prima necessità e l’evasione scolastica, come spiega Vincenzo Giardina:

“L’abbandono scolastico è un problema sempre, ma in questo periodo in cui le verdure e qualunque bene, come le taniche d’acqua, costano molto di più, si è amplificato: c’è ad esempio il problema della capacità delle famiglie di pagare quel minimo di retta che serve poi alla manutenzione degli edifici scolastici”.








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