2017-03-31 13:03:00

Card. Turkson: il vero sviluppo risponde alla natura dell'uomo


Lunedì e martedì prossimi in Vaticano si tiene la Conferenza internazionale dal titolo: “Prospettive per il servizio dello sviluppo umano integrale: 50 anni dalla Populorum Progressio”. L'evento, organizzato dal dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale, ha l’obiettivo di approfondire le prospettive teologiche, antropologiche e pastorali dell’Enciclica di Paolo VI. Martedi alle 11.30 l’udienza del Papa ai partecipanti. Federico Piana ha intervistato il cardinale Peter Turkson, Prefetto del dicastero, che terrà l'introduzione ai lavori:

R. - Il ruolo della Chiesa nella promozione dello sviluppo in ogni parte del mondo è ben attestata, ben testimoniata ed è fortissima. E non soltanto nel Sud del mondo, ma un po’ ovunque. In un certo senso, questa è stata anche la natura della Chiesa stessa, che fin dall’inizio ha capito che l’evangelizzazione non può procedere senza prendere sul serio il benessere della persona. Come anche tra i primi cristiani si predicava ma poi si condivideva anche il pane e ci si assicurava che non ci fosse un povero tra di loro. Questa idea ancora rimane, nella Chiesa. Predicando il Vangelo si prendono tutte le misure per facilitare questo senso di benessere, la promozione della persona assicurando il minimo che serve per garantirne la dignità.

D. - Le sfide prossime, anche del dicastero per lo Sviluppo Umano Integrale, quali saranno?

R. - Proprio e innanzitutto per noi, il senso di progresso, il senso stesso dello sviluppo: questa è la prima cosa. Perché se lo sviluppo non è compreso in tutte le situazioni, non si ammette la voce della religione nello spazio pubblico, non c’è libertà religiosa; c’è violenza qui e là. In questa situazione non si può realizzare il pieno sviluppo delle persone. Quindi noi pensiamo che abbiamo un contributo da dare in questa discussione sullo sviluppo delle persone: essenzialmente, di non ridurre le persone ad essere oggetti su cui lavorare per realizzare uno sviluppo, ma che le persone sono soggetti, protagonisti del loro proprio sviluppo, in tale maniera che si possa dire che rispondono loro alla loro vocazione. Facciamo del tutto proprio per promuovere il vero senso dello sviluppo, come qualcosa che risponde alla natura dell’uomo creato a immagine di Dio.

D. - In questo senso, come dialogare con le istituzioni, anche internazionali, come l’Onu?

R. - C’è qil settore dell’Onu che è l’Undp (United Nations Development Programme - Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo): è lì che si è iniziato a parlare di sviluppo umano e hanno sviluppato criteri di sviluppo come l’accesso a servizi di educazione e di formazione, con uno spostamento dal concetto del Pil come unico indicatore di sviluppo. Hanno iniziato quindi a descrivere diversi criteri per lo sviluppo. E questo è stato ottimo. Si è data attenzione non a fattori economici, ma al fattore umano e da lì, in seno all’Onu, è nata questa espressione di “sviluppo umano”. Ma quando si entra nei dettagli per chiedere in cosa questo consista, ci si limita a parlare di “scelte diverse”: la presentazione alle persone di scelte diverse. E’ lì che noi troviamo che le cose non arrivano proprio sul target: è proprio la dignità personale, la dignità delle persone che deve essere un grande indicatore di ciò che promuove lo sviluppo delle persone e di ciò che lo impedisce.








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