2017-04-01 12:03:00

Commento di don Sanfilippo al Vangelo della V Domenica di Quaresima


Nella quinta Domenica di Quaresima, la liturgia ci propone il Vangelo della risurrezione di Lazzaro. Le due sorelle, Marta e Maria, piangono il fratello, sepolto nella tomba ormai da quattro giorni. Gesù, prima di riportalo in vita, dice:  

«Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno».

Su questo brano evangelico ascoltiamo la riflessione di don Gianvito Sanfilippo presbitero della diocesi di Roma:

Nel Vangelo odierno vediamo Gesù piangere e turbarsi per la morte di Lazzaro di Betania, suo carissimo amico, fratello di Marta e Maria. Una lettura attenta del testo originale greco rivela come il Salvatore, davanti alle lamentele delle sorelle e di alcuni conoscenti giudei, convenuti per l’occorrenza, abbia un moto di disappunto interiore, fino alle lacrime, prima di giungere al sepolcro. Le sorelle del defunto, infatti, che Egli amava molto, all’incontrarlo ripetono, una dopo l’altra, la stessa amara costatazione: “Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto!”, e gli astanti riecheggiano: “Lui, che ha aperto gli occhi al cieco, non poteva far sì che costui non morisse?”. Tutti, in definitiva, affermano che quest’evento luttuoso non sarebbe dovuto accadere, come capita anche a noi, non di rado, rattristando il Cuore di Gesù Cristo. Ma il Messia ha degli eventi una visione ben diversa dalla nostra: fin da subito, informato della malattia dell’amico e poi del suo decesso, dichiara ai suoi discepoli di essere contento della propria assenza perché tale avvenimento avrebbe manifestato la gloria di Dio e rafforzato grandemente la fiducia di tutti i discepoli. E con la risurrezione di Lazzaro, mostra il suo potere sulla morte che preannuncia la sua vittoria pasquale e il senso ultimo della vita dell’uomo: la vita eterna.








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