Sarà il Pontificio Consiglio per la Nuova Evangelizzazione e non più la Congregazione per il Clero ad avere competenza sullo sviluppo della pastorale riguardante i Santuari della Chiesa, compresa la loro tutela e la valorizzazione. Lo ha deciso Papa Francesco nella Lettera in forma di Motu Proprio intitolata “Sanctuarium in Ecclesia”, nella quale riconosce a questi luoghi specifici di culto un carattere “insostituibile per l’evangelizzazione del nostro tempo”. Il servizio di Alessandro De Carolis:
Lourdes, Fatima, Guadalupe per citare i più antichi e celebri Santuari della devozione mariana. O i siti della Terra Santa, dove la storia e l’essenza della fede si toccano con mano. Nella sua Lettera, Papa Francesco trova innumerevoli espressioni per dimostrare come ogni Santuario sia un “genuino luogo di evangelizzazione”.
I luoghi della fede semplice
“I Santuari – scrive – permangono fino ai nostri giorni in ogni parte del mondo come
segno peculiare della fede semplice e umile dei credenti” nei quali sperimentare “in
modo profondo la vicinanza di Dio, la tenerezza della Vergine Maria e la compagnia
dei Santi”. Un’esperienza “di vera spiritualità – afferma il Papa – che non può essere
svalutata, pena il mortificare l’azione dello Spirito Santo e la vita di grazia”.
Spazi di contemplazione
Questi luoghi, che hanno perfino “plasmato l’identità di intere generazioni”, “nella
vita spesso frenetica dei nostri giorni” – e “nonostante la crisi di fede che investe
il mondo contemporaneo” – vengono “ancora percepiti – osserva – come spazi sacri verso
cui andare pellegrini per trovare un momento di sosta, di silenzio e di contemplazione”.
“Osmosi” Santuario-pellegrinaggio
Alla vita spirituale alimentata dalla frequentazione di un Santuario è poi generalmente
connessa l’esperienza del pellegrinaggio. “Il grande afflusso di pellegrini, la preghiera
umile e semplice del popolo di Dio alternata alle celebrazioni liturgiche, il compiersi
di tante grazie che molti credenti attestano di aver ricevuto e la bellezza naturale
di questi luoghi permettono – dice Francesco – di verificare come i Santuari, nella
varietà delle loro forme, esprimono un’opportunità insostituibile per l’evangelizzazione
nel nostro tempo”.
Pedagogia dell’evangelizzazione
Proprio “questa osmosi tra il pellegrinaggio al Santuario e la vita di tutti i giorni
– sostiene il Papa – è un valido aiuto per la pastorale, perché le consente di ravvivare
l’impegno di evangelizzazione mediante una testimonianza più convinta”. Allo stesso
modo, la vita sacramentale e liturgica, “la testimonianza della carità” in particolare
a poveri, disabili, rifugiati e migranti, “l’impegno catechetico” trovano nel Santuario,
ribadisce ancora il Papa, luoghi in cui essere condotti attraverso la “pedagogia dell’evangelizzazione”.
Sette punti per un rilancio
Per questi motivi, Francesco stabilisce nella “Sanctuarium in Ecclesia” – firmata
l’11 febbraio scorso – che d’ora in poi il dicastero della Nuova Evangelizzazione
dovrà occuparsi di una serie di questioni riassunte in sette punti: la creazione di
Santuari internazionali e l’approvazione dei rispettivi statuti, lo studio e l’attuazione
di provvedimenti che favoriscano il ruolo evangelizzatore dei Santuari e la coltivazione
in essi della religiosità popolare, la promozione di una pastorale organica dei Santuari
come “centri propulsori della nuova evangelizzazione”, la promozione di incontri nazionali
e internazionali mirati al “rinnovamento della pastorale della pietà popolare e del
pellegrinaggio verso luoghi di devozione”, la promozione della “specifica formazione
degli operatori dei Santuari e dei luoghi di pietà e devozione”, la “vigilanza” perché
ai pellegrini sia offerta “una coerente e sostenuta assistenza spirituale ed ecclesiale”
e infine la “valorizzazione culturale e artistica dei Santuari secondo la via
pulchritudinis quale modalità peculiare dell’evangelizzazione della Chiesa”.
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