2017-04-02 18:52:00

Vescovo di Carpi: Francesco ci ha dato un'iniezione di speranza


Una giornata intensa, una visita pastorale all'insegna della speranza, ricca di momenti che resteranno nel cuore dei fedeli di Carpi e Mirandola. Per un bilancio della visita di Papa Francesco nella diocesi emiliana, che ancora porta i segni del terremoto di 5 anni fa, Alessandro Gisotti ha raccolto il commento del vescovo di Carpi, mons. Francesco Cavina:

R. – Devo dire che è stata una visita che mi ha riempito di gioia, di consolazione e una visita che ha manifestato una esplosione di riconoscenza nei confronti del Papa che è venuto a trovarci, nonostante i suoi numerosi impegni, e soprattutto è venuto per portarci, fondamentalmente, due doni. Uno è il dono della sua parola: l’omelia che ci ha tenuto è stata veramente un inno alla vita, alla vita che è Gesù; e l’altra grande parola che ci ha lasciato è una parola di speranza, detta a Mirandola davanti al Duomo che si trova ancora nelle condizioni del giorno dopo il terremoto. Per cui mi sembra veramente che sia stato un viaggio pastorale che non solo è stato bello per il numero enorme di persone che ha avuto la possibilità di vedere, di salutare, di ascoltare il Santo Padre, ma è stato un viaggio che ha rianimato proprio la nostra vita. Insomma, io ho visto la gente contenta, felice, grata per questo dono che ci è stato fatto.

D. – Una visita intensa: lei sottolineava le parole importanti che ha detto il Papa, ma anche tanti gesti significativi come la visita al Duomo di Mirandola, ancora tra le impalcature. Tra le tante immagini, ce n’è qualcuna in particolare che si porta già nel cuore di questa visita?

R. – L’immagine più forte è la grande disponibilità che il Papa ha nei confronti delle persone più fragili e più deboli. L’incontro con i portatori di handicap è stato veramente commovente. Non si è risparmiato: si è “gettato” in mezzo a questi nostri fratelli che vivono la sofferenza e li ha qualificati come una ricchezza. Persone che esprimono, offrono e portano una ricchezza alla Chiesa e alla società.

D. – Anche se in poche ore, il Papa ha voluto incontrare praticamente tutte le realtà presenti nella vostra terra; ha voluto incontrare ovviamente anche il clero della sua diocesi. Che clima si è respirato, in questo incontro?

R. – Un clima molto familiare, sollevato dalle battute del Santo Padre che ha facilitato – diciamo così – poi il confronto, il dialogo molto fraterno, molto schietto. E quindi questo incontro con il clero, i religiosi, le religiose, i diaconi permanenti credo che rimarrà nel cuore di tutte le persone consacrate, perché ha avuto proprio questa caratterizzazione della familiarità totale, della libertà di poter parlare e della libertà di poter esprimere senza nessun vincolo, senza nessuna paura, quello che le persone portavano nel cuore, che sentivano di voler chiedere al Santo Padre.

D. – Quali sono i frutti che lei, come pastore di questa diocesi, si aspetta e spera dopo questa visita?

R. – Credo che questa visita sarà un volano – se posso usare questo termine – proprio per ricompattare la coesione sociale, da un punto di vista civile, e l’unità e la comunione all’interno della Chiesa. Perché il terremoto, è vero, esprime nei primi tempi una grande forma di solidarietà, ma poi il terremoto provoca delle ferite nel cuore, nello spirito, nelle anime che portano le persone a disgregarsi. Il Papa, invitandoci alla gioia, invitandoci alla speranza, invitandoci alla fiducia, invitandoci a non lasciarci prendere dal lamento e a vedere il bello e il positivo che comunque c’è attorno a noi, nella nostra vita e nei fratelli, ha proprio voluto indicare questa dimensione fondamentale della comunione.








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