2017-04-02 13:09:00

Papa a Carpi: mai intrappolati da macerie, è Gesù che risolleva la vita


Non restare intrappolati nelle macerie, ma stare dalla parte di Gesù e farlo avvicinare ai nostri sepolcri. Così il Papa nell’omelia della Messa celebrata stamani in Piazza Martiri, a Carpi, alla presenza di circa 70 mila persone. Dopo la recita dell’Angelus, la benedizione delle prime 4 pietre di altrettanti edifici della diocesi, colpita dal terremoto del 2012 in Emilia. Prima della Messa, al suo arrivo, il Papa ha voluto rendere un omaggio floreale alla statua della Madonna presente nella cattedrale. Al termine della mattinata, il pranzo presso il Seminario con i vescovi della regione, i sacerdoti anziani e i seminaristi. Il servizio della nostra inviata a Carpi, Debora Donnini:

La piazza gremita di fedeli abbraccia Papa Francesco. Il cielo grigio e qualche goccia di pioggia non hanno fermato le migliaia di persone, fra loro tanti in carrozzella, che fin dalla notte hanno cominciato a prendere posto in Piazza Martiri. In altre zone della cittadina, allestiti maxischermi. Forte la gioia dei fedeli, colpiti cinque anni fa dal terremoto che in questi territori ha fatto 28 morti ed enormi danni ad edifici e aziende. Il cuore di Dio “non fa scomparire magicamente il male” ma è vicino a chi soffre e trasforma la sofferenza abitandola, ricorda loro il Papa nell’omelia intessuta sul Vangelo della Risurrezione di Lazzaro. Per la sua morte, anche Gesù scoppia in pianto. Ma “nel mistero della sofferenza, di fronte al quale il pensiero e il progresso si infrangono come mosche sul vetro”, Gesù “non si fa imprigionare dal pessimismo”.

“Attorno a quel sepolcro, avviene così un grande incontro-scontro”, sottolinea il Papa. Da una parte c’è la “disfatta del sepolcro”, la delusione, la precarietà, e dall’altra la speranza, “che vince la morte e il male, e che ha un nome: Gesù”. Gesù non porta qualche rimedio per allungare la vita, ma proclama: “Io sono la Risurrezione”, “chi crede in me, anche se muore, vivrà”. Per questo dice di togliere la pietra dal sepolcro dell’amico e a Lazzaro di venire fuori:

“Cari fratelli e sorelle, anche noi siamo invitati a decidere da che parte stare. Si può stare dalla parte del sepolcro oppure dalla parte di Gesù. C’è chi si lascia chiudere nella tristezza e chi si apre alla speranza. C’è chi resta intrappolato nelle macerie della vita e chi, come voi, con l’aiuto di Dio solleva le macerie e ricostruisce con paziente speranza. Di fronte ai grandi ‘perché’ della vita abbiamo due vie: stare a guardare malinconicamente i sepolcri di ieri e di oggi, o far avvicinare Gesù ai nostri sepolcri”.

Ognuno di noi, nota infatti Francesco, ha “un piccolo sepolcro”, qualche ferita, un torto subìto, un rancore che non dà tregua, un peccato che non si riesce a superare. “Individuiamo oggi questi nostri piccoli sepolcri”, esorta il Papa, e “lì invitiamo Gesù”. Spesso, invece, anche se è strano, si preferisce “stare nelle grotte oscure che abbiamo dentro:

“Non lasciamoci imprigionare dalla tentazione di rimanere soli e sfiduciati a piangerci addosso per quello che ci succede; non cediamo alla logica inutile e inconcludente della paura, al ripetere rassegnato che va tutto male e niente è più come una volta. Questa è l’atmosfera del sepolcro; il Signore desidera invece aprire la via della vita, quella dell’incontro con Lui, della fiducia in Lui, della Risurrezione del cuore, la via dell’‘Alzati, alzati! Vieni fuori’! E’ questo che ci chiede il Signore e Lui è accanto a noi per farlo”.

E le parole di Gesù a Lazzaro sono rivolte anche a noi:

“Vieni fuori dall’ingorgo della tristezza senza speranza; sciogli le bende della paura che ostacolano il cammino; ai lacci delle debolezze e delle inquietudini che ti bloccano, ripeti che Dio scioglie i nodi. Seguendo Gesù impariamo a non annodare le nostre vite attorno ai problemi che si aggrovigliano: sempre ci saranno problemi, sempre, e quando ne risolviamo uno, puntualmente ne arriva un altro. Possiamo però trovare una nuova stabilità, e questa stabilità è proprio Gesù”.

Con Gesù infatti “la speranza rinasce, il dolore si trasforma in pace” e sempre ci sarà la sua mano che risolleva:

“Ci dice a tutti: ‘Non abbiate paura’. Anche a noi, oggi come allora, Gesù dice: ‘Togliete la pietra’! Per quanto pesante sia il passato, grande il peccato, forte la vergogna, non sbarriamo mai l’ingresso del Signore. Togliamo davanti a Lui quella pietra che Gli impedisce di entrare: è questo il tempo favorevole per rimuovere il nostro peccato, il nostro attaccamento alle vanità mondane, l’orgoglio che ci blocca l’anima, tante inimicizie tra noi, nelle famiglie, tante cose… Questo è il momento favorevole per rimuovere tutte queste cose”.

“Chiediamo la grazia di essere testimoni di vita in questo mondo che ne è assetato”, testimoni che risuscitano la speranza di Dio nei cuori appesantiti dalla tristezza, conclude Francesco.

Al termine della Messa, l’Angelus. Il Papa ringrazia i presenti a cominciare dai vescovi dell’Emilia Romagna e ricorda alcune figure di questa terra, come il Beato Odoardo Focherini, Giusto fra le nazioni, che pagò con la vita il salvataggio di più di 100 ebrei durante la Seconda guerra mondiale e morì in un campo di concentramento nazista. E la Venerabile Marianna Saltini, conosciuta come “Mamma Nina”, fondatrice della “Casa della Divina Provvidenza”:

“Richiamando l’ardore apostolico di due figure laicali della vostra terra, il Beato Odoardo Focherini e la Venerabile Marianna Saltini, testimoni della carità di Cristo, saluto con gratitudine voi, fedeli laici. Vi incoraggio ad essere protagonisti della vita delle vostre comunità, in comunione con i vostri sacerdoti: puntate sempre su ciò che è essenziale nell’annuncio e nella testimonianza del Vangelo”.

A soffermarsi su questi ed altri testimoni di Gesù, anche il vescovo di Carpi, mons. Francesco Cavina nelle parole di ringraziamento al termine della Messa. In particolare mons. Cavina sottolinea la pagina oscura legata al campo di Fossoli, prima campo di concentramento da cui migliaia di persone, soprattutto ebrei, partirono per i lager nazisti e che poi, in forma meno drammatica ma ugualmente dolorosa, ospitò i profughi istriano-dalmati costretti a fuggire dalle loro terre. A Fossoli però la comunità cristiana si è prodigata per alleviare le sofferenze dei prigionieri, con l’instancabile lavoro del parroco Francesco Venturelli. “La vita vince sempre”, conclude il presule, ringraziando il Papa per la sua presenza: “un cardiotonico”, dice, perché i cuori possano tornare a prendere il largo.

Al termine, Francesco benedice le prime quattro pietre di altrettanti nuovi edifici della diocesi: la Chiesa nuova di Sant’Agata di Cibeno, la “Cittadella della Carità”, la struttura polivalente di San Martino Carano di Mirandola, e il Centro di spiritualità di Sant’Antonio in Mercadello di Novi di Modena. La pietra di quest’ultima struttura proviene dalla cattedrale dell’Immacolata Concezione di Qaraqosh, nella Piana di Ninive, in Iraq. E all’Angelus il Papa ha anche voluto ringraziare tutti quelli che hanno lavorato per questa visita:

“Grazie tante! E vorrei ringraziare voi, ammalati: ci sono 4.500 malati, qui! Grazie a voi, che con le vostre sofferenze aiutate la Chiesa, aiutate a portare la Croce di Cristo. Grazie. Grazie tante a voi”.








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