2017-04-04 13:16:00

Vertice Usa-Cina: sul tavolo questioni strategiche ed economiche


Settimana cruciale per la politica estera del presidente americano Donald Trump che sta per incontrare l’omologo cinese Xi Jinping a Mar-a-Lago, in Florida. Sul tavolo non ci saranno solo i temi economici - dazi, debito Usa, rapporto fra le rispettive monete - ma anche la questione del controllo del programma nucleare nordcoreano. La linea di Washington è già tracciata: siamo pronti – ha detto Trump – ad azioni unilaterali contro Pyongyang qualora la Cina decidesse di non collaborare. Cecilia Seppia:

Mentre la Corea di Kim Jong-un scalda i muscoli per una nuova performance atomica dopo il test missilistico di venerdì scorso e l’acquisto di oltre mille droni, la squadra del presidente americano Donald Trump è al lavoro per mettere a punto gli ultimi dettagli dell’attesissimo faccia a faccia con l’omologo cinese, Xi Jinping. Trump ha già dettato la sua linea: "se Pechino non collabora, gli Stati Uniti sono pronti ad azioni unilaterali per contenere l’imprevedibile regime nordcoreano". Parole, per ora, a cui assicura il Financial Times seguirà in tempo per il gong del vertice, giovedì a Mar - a Lago, un documento con tutte le opzioni di contenimento di Pyongyang. Ma davvero Washington potrebbe arrivare ad agire militarmente contro la Corea del Nord? Arduino Paniccia docente di Studi Strategici all'Università di Trieste

“Non può farlo, la studia, l’America sarebbe pronta, lo Stato maggiore americano ha già il piano eventuale di intervento contro la Corea del Nord ma come ha detto il ministro degli Esteri cinese e poi ha ribadito il presidente: “Noi non accetteremo guerre sulla porta di casa”. Quindi, il messaggio è abbastanza chiaro: tutto quello che dovrà essere fatto contro la Corea in qualche modo dovrà essere concordato con la Corea del Sud. Peraltro i cinesi hanno chiesto di finire le esercitazioni militari congiunte statunitensi in Corea del Sud con anche partecipazione a latere del Giappone. Quindi hanno già chiesto un prezzo da pagare... Ma in qualsiasi caso sarà molto difficile un intervento americano. Certo, se dovesse scappare di mano a tutti la situazione della Corea del Nord, un intervento particolare destinato a dare un messaggio alla dittatura che ormai non può più andare oltre nel tirare la corda potrebbe anche essere fatto. Ma è l’estrema ratio”.

Con Trump alla Casa Bianca però, il tempo delle attese potrebbe essersi esaurito: ieri il vice consigliere per la Sicurezza nazionale americano, McFarland, ha spiegato che esiste una “possibilità reale” che Pyongyang  sia in grado di colpire gli Usa con una testata nucleare nel giro dei prossimi quattro anni. La Cina invece, storia alleata, sembra sempre più insofferente nei confronti di Kim Jong Un e delle sue scelte, ma non ha mai agito contro di lui in modo evidente.  Quale potrebbe essere la sua risposta? Ancora Paniccia:

L’Asia, i suoi Paesi, i delicati equilibri di un continente sarebbero immediatamente messi a rischio se si capisse che la Cina è disponibile a fare qualche cosa in nome e per conto degli american. Dunque Pechino non farà mai niente, almeno non in modo manifesto contro la Corea del Nord”.

Sul tavolo dell’atteso vertice anche le relazioni economiche: la questione dei dazi, e la guerra quotidiana tra dollaro e yuan. Ma già la stampa di Pechino sventola in prima pagina cifre da record sul commercio bilaterale tra Usa e Cina che dopo l’elezione di Trump è salito a 519.6 miliardi di dollari: 207 volte di più di quando nel 1979 si stabilirono rapporti diplomatici. Sentiamo Paniccia:

“Il presidente americano ha tenuto una campagna come abbiamo detto , molto dura, nei confronti anche della Cina. La Cina però è la fabbrica del mondo. Sicuramente Trump cercherà di portare dei vantaggi, forse cedendo sul fronte strategico, addirittura riconfermando un po’ la politica di “una sola Cina”, quindi sconfessando una telefonata al presidente di Taiwan. Tuttavia alla fine i due Paesi e le rispettive banche dovranno comunque trovare un accordo. Certo, nel tempo Trump ha come obiettivo quello di indirizzare verso gli Stati Uniti gli investimenti che sono affluiti copiosamente anche da parte americana e giapponese e coreana stessa verso la Repubblica popolare cinese, riportarseli a casa. Ma la Cina che oggi ha un mercato immenso da un miliardo e trecento milioni di persone, che ha una parte grandissima delle esportazioni nel mondo e nella globalizzazione e che praticamente ha sotto di sé una parte dell’Asia, tutto sommato lascerebbe anche andare una parte di questi investimenti, pur di non andare in uno stato di conflitto permanente con gli Stati Uniti.








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