2017-04-05 11:42:00

Raffaele Cantone: la corruzione "spuzza", ma non ha aree geografiche


E' stato pubblicato in questi giorni il libro del presidente dell'Autorità Nazionale Anticorruzione (ANAC), Raffaele Cantone - scritto con Francesco Caringella - dal titolo "La corruzione spuzza". Un'analisi approfondita su quella che viene definita la "malattia del secolo" e sui passi avanti fatti in materia di anti-corruzione. A ispirare il titolo sono state le parole di Papa Francesco pronunciate il 21 marzo 2015 in occasione della sua visita pastorale a Napoli. Ascoltiamo Raffaele Cantone al microfono di Giovanna Bove:

R. – È un chiaro riferimento a parole che mi sono rimaste impresse oltre che per il riferimento alla corruzione anche per il luogo in cui sono state dette: a Scampia. Il Papa apparentemente utilizza un termine errato: invece di “puzza” dice “spuzza”, che però ha avuto una capacità evocativa maggiore ed eccezionale. Il titolo è un po’ anche un ringraziamento a quello che il Papa fa continuamente nel denunciare quali sono gli effetti devastanti della  corruzione.

D. - Si parla e si scrive molto del tema, ma questo libro vuole essere qualcosa di diverso. Che cosa, nello specifico?

R. - Vuole provare a dare un’interpretazione diversa, cioè la corruzione non è solo un male ma la corruzione fa male. Noi riteniamo in questo libro che l’indignazione del momento non è molto utile per contrastare la corruzione; abbiamo bisogno invece della consapevolezza dei cittadini che la corruzione è un fatto particolarmente negativo.

D. - Come è cambiato intanto il modo della corruzione in generale? Dove è più infiltrata, in quali ambiti o se vogliamo aree geografiche?

R. - Nelle modalità in primo luogo, perché non è sempre vero che la corruzione è lo scambio della mazzetta. La corruzione spesso è molto altro, non c’è nemmeno a volte lo scambio di denaro. La corruzione non ha aree geografiche. Ci sono sicuramente aree meno infestate del Paese, non mi piace fare graduatorie anche perché non hanno un valore scientifico. Secondo me il punto interessante è che la corruzione ovviamente sta emergendo sempre di più anche nei legami con la criminalità organizzata, perché le mafie stanno utilizzando uno degli strumenti principali, soprattutto in un momento in cui sparano meno: proprio lo strumento della corruzione.

D. - Non le piace individuare un’area geografica, però effettivamente è rilevante quanto è accaduto ad esempio in Romania con le settimane di protesta della società civile contro il decreto salva corrotti …

R. - Certamente quello è stato un momento di grande maturità democratica. Però vorrei dire che anche nel nostro Paese ci fu una vicenda del genere durante Tangentopoli quando si provò a fare quel decreto che divenne noto come “Salva ladri“. Il punto vero è proprio quello che dicevamo prima: l’indignazione in certi momenti rischia poi di passare nell’indifferenza. Quando per esempio è stata approvata una norma pericolosissima come  la riforma del falso in bilancio, nessuno ha protestato neanche un minuto. Io insisto: non basta l’indignazione; c’è bisogno della consapevolezza.

D. - Il Pontificato di Papa Francesco si caratterizza anche per gli affondi sul tema della corruzione. Quali azioni, frasi o discorsi le sono rimasti più impressi?

R. - Sono tanti. Da credente credo che l’affermazione apparentemente più paradossale ma anche più bella è quando Papa Francesco dice: “Il peccato si perdona, la corruzione no”. È una cosa incredibile perché la religione cattolica è la religione del perdono. Però quella frase ha una sua ragion d’essere, perché? Papa Francesco lo ha spiegato in più passaggi quando dice che il corrotto e il corruttore si abituano talmente a questa vita che non si rendono conto nemmeno di sbagliare e quindi non si pentono. Perciò il peccatore può essere perdonato e il corrotto no.

D. - In conclusione tra i paragrafi si legge: “L’Italia ce la può fare”. E' una sollecitazione all’impegno personale, collettivo? Si può guarire dalla corruzione?

R. - È un libro realista che evidenzia quali sono i problemi. Sono tanti. Ma è un libro che si apre anche ad una serie di passaggi di speranza concreti: la possibilità di muoversi con una logica che va aldilà dell’emergenza. Noi negli ultimi capitoli evidenziamo anche passi avanti fatti nella lotta alla corruzione dal punto di vista normativo ed amministrativo, dal punto di vista dei cambiamenti culturali; e perché non segnalare ad esempio che la classifica di “Transparency international” ci ha  fatto guadagnare nove posizioni in due anni, invertendo finalmente una tendenza che sembrava sempre verso il peggio? Però il problema vero è che crediamo che ci sia bisogno di un maggiore coinvolgimento sociale.








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