2017-04-06 13:54:00

Vicariato Roma: pillola abortiva nei consultori lascia donna sola


«Profondo sconcerto e forte preoccupazione». La Diocesi di Roma reagisce così alla notizia dell’imminente sperimentazione della distribuzione della pillola abortiva Ru-486 nei consultori familiari della Regione Lazio» e alle motivazioni che si adducono per giustificarla. «Tale decisione - si legge in una nota diffusa questa mattina - «veicola il messaggio dell’aborto facile in un contesto di finta umanizzazione e rappresenta un passo ulteriore nella diffusione di una cultura della chiusura all’accoglienza della vita umana e della deresponsabilizzazione etica».

Dal Vicariato si mette l’accento sul fatto che «i consultori sono ormai quasi privi di personale e molti versano in stato di abbandono». Sono pertanto «ben lontani dall’offrire la dichiarata “assistenza multidisciplinare”» e «faticano ad assolvere al loro compito di sostegno, informazione e presa in carico della donna di fronte a una decisione sempre drammatica». Con questa scelta proposta dalla giunta Zingaretti «verranno ridotti a uffici di mera distribuzione di farmaci abortivi, acuendo nel loro personale le questioni relative all’obiezione di coscienza», prosegue la nota, evidenziando la contraddizione con uno degli obiettivi della legge 194/78: quello della tutela sociale della maternità e della pianificazione di strategie di prevenzione che agiscano sulle cause culturali, economiche e psicologiche del ricorso all’aborto. «Strategie che proprio nei consultori dovrebbero trovare un luogo elettivo di realizzazione».

La preoccupazione riguarda anche «i rischi sanitari e la mortalità connessi all’utilizzo della pillola abortiva, notevolmente superiori a quello dell’aborto con procedura chirurgica». La stessa legge 194 prevede all’articolo 8 che l’aborto avvenga in regime di ricovero a tutela della salute della donna. Non si tratta quindi di una scelta ideologica ma di una necessità «per la sicurezza della donna». Viene definito come “ideologico” invece «spacciare come “riorganizzazione della rete sanitaria della Regione Lazio” l’introduzione della Ru-486 nei consultori, distraendo l’attenzione mediatica dalle reali priorità della sanità laziale quali l’assistenza domiciliare che non decolla, i pronto soccorso intasati, le infinite liste di attesa, la mancata presa in carico degli anziani e dei disabili».

L’aborto - afferma la nota del Vicariato - «rappresenta sempre una sconfitta per tutti, e nella solitudine delle pareti domestiche questa esperienza, che viene propagandata come facile e sicura, diventa ancor più devastante e dolorosa». Di qui la richiesta alle autorità regionali di «riconsiderare tale decisione che avrebbe come vero risultato, da una parte, apportare un ulteriore danno alla percezione del valore della vita umana come bene comune e, dall’altra, lasciare una volta di più la donna sola ad affrontare il dramma dell’aborto».

 








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