2017-04-08 13:38:00

Siria: Usa pronti a nuovi attacchi. Vescovo Aleppo: troppi interessi


Gli Stati Uniti si preparano a varare nuove sanzioni contro il regime siriano di Assad e sono pronti a compiere nuovi azioni se necessario. All’indomani del bombardamento americano sulla base aerea in Siria, la Casa Bianca lancia un duro monito a Damasco. Intanto, negli Usa si manifesta contro la decisione del presidente Trump. Il servizio di Sergio Centofanti:

Il presidente Trump non molla la presa su Damasco e lancia nuovi moniti dopo l’attacco chimico che ha ucciso più di 80 persone, di cui almeno 28 bambini, martedì nel Nord della Siria. Gli Stati Uniti accusano il regime di Assad - che nega - e con il lancio di 59 missili da due portaerei nel Mediterraneo hanno distrutto la base siriana di Khan Shaykun da dove sarebbe partito il raid con i gas chimici: in questo bombardamento sarebbero morte 15 persone, tra cui 4 bambini. Ma le notizie sono discordanti: è guerra anche dell’informazione.

La Russia condanna l’attacco americano e invia una nave militare nell’area: gli Stati Uniti – afferma Mosca – colpiscono chi sta combattendo gli integralisti dello Stato Islamico. L’Unione Europea e Israele si schierano invece con Trump. Appoggio anche da Arabia Saudita e Turchia, che vogliono la caduta di Assad. Per l’Iran, l’attacco degli Stati Uniti è pericoloso, distruttivo e viola i principi della legge internazionale, rafforzerà i terroristi e complicherà ulteriormente la situazione in Siria.

Da parte sua, mons. Angelo Becciu, sostituto della Segreteria di Stato, ha espresso in un'intervista a Tg2000 la grave preoccupazione della Santa Sede: "Siamo esterrefatti" dagli accadimenti in Siria - ha detto - sia per l'attacco chimico contro la popolazione inerme e sia per le conseguenze che possono derivare dai contraccolpi successivi.

Sulla situazione nel Paese, a partire dall’intervento Usa, ascoltiamo mons. Antoine Audo, presidente di Caritas Siria e vescovo caldeo di Aleppo, al microfono di Luca Collodi:

R. – È stata veramente una sorpresa per tutti. È una cosa nuova: sembra un cambiamento nella politica militare a livello internazionale … e non si sa dove andremo. Qui in Siria, si domandano - non è il mio pensiero - se questa storia delle armi chimiche fosse una preparazione per questo intervento, per preparare l’opinione internazionale: dicono così.

D. – Qual è il sentimento della popolazione?

R. – Quelli che sono con i gruppi armati generalmente sono contenti di vedere questa distruzione dello Stato siriano: sono parecchi. Gli altri invece aspettano di vedere cosa succederà: c’è un progetto di divisione della Siria. Tutto questo prepara il modello dell’Iraq: questo è sempre un riferimento per noi. Pensavamo che le cose avvenute in Iraq non potessero succedere in Siria, ma adesso stiamo vedendo questo.

D. – Di fatto, il governo siriano ha ripreso il controllo di buona parte del Paese…

R. – Sì, sembra che abbia ripreso il controllo della linea che va da Damasco fino ad Aleppo. Le città più importanti sono Damasco, Aleppo, Homs, Hama e le città che si trovano sul litorale, generalmente. Ma gli attacchi continuano: ogni tanto ci sono bombardamenti su Damasco, sui quartieri di Aleppo, di Homs: non è finita.

D. – Mons. Audo, perché la comunità internazionale è così concentrata sulla Siria?

R. – Penso che ci siano interessi a livello internazionale. E penso che si tratti di interessi di natura soprattutto economica, che ruotano intorno a tutta la questione del gas e del petrolio. E poi penso che a livello islamico, del Medio Oriente, tutta questa lotta tra sciiti e sunniti sia usata per mantenere in atto queste guerre e portare avanti il commercio della armi. A livello interno, la debolezza della Siria consiste anche nell’usare lo squilibrio tra minoranze e maggioranze. Penso che sia questo il problema.

D. – La comunità cristiana di Aleppo come si prepara alla Domenica delle Palme?

R. – Sono momenti importanti. Sono stato molto sorpreso venerdì sera: da noi, nella Cattedrale, ogni venerdì si svolge la Via Crucis dopo l’Eucarestia. E la chiesa era più piena del solito! Questo avveniva dopo il bombardamento e in questa situazione di inquietudine e di paura. La gente viene di nuovo in chiesa: la fede è una cosa straordinaria! È la sola cosa che ci rimane, perché non abbiamo mezzi politici né economici. Facciamo tutto il possibile per assicurare questa presenza cristiana. Tutto quello che facciamo come vescovi, come sacerdoti e come cristiani, lo facciamo per rimanere presenti qui e per dare testimonianza della nostra fede. Non abbiamo nessun interesse. Tutti hanno interessi in questa guerra in Siria, a livello internazionale, regionale, locale. Noi cristiani della Siria siamo i primi ad aver perso tutto…








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