2017-04-08 14:33:00

Attacco a Stoccolma: per la polizia l'uomo fermato è il killer


L’attentato a Stoccolma. Per la polizia l’uomo arrestato ieri, sarebbe l’autista del camion che, nel pomeriggio, in pieno centro città, ha ucciso 4 persone tra i passanti e ferito una quindicina. Non ancora nota la sua identità. Nel Paese ordinate nuove misure di controllo alle frontiere. Il servizio di Adriana Masotti:

In Svezia, procedono spedite le indagini dopo l’attentato: la persona arrestata ieri nelle ore immediatamente successive, è stato identificato formalmente come un sospetto di "reato terroristico mediante omicidio". Lo hanno reso noto fonti della polizia. Si tratta di un uzbeko di 39 anni, padre di quattro figli. Nel camion piombato sulla folla è stata trovata una borsa con dell'esplosivo di fabbricazione artigianale, che non è esploso. I media riferiscono anche di un secondo arresto, stamattina, che tuttavia la polizia non ha per ora confermato. L’uzbeko è dunque sospettato di essere stato proprio lui alla guida del camion piombato sui passanti nel centro di Stoccolma. Dieci sono i feriti ancora ricoverati in ospedale, di cui quattro gravi, sei quelli dimessi. L’uomo, di cui non si conosce l'identità, dovrà comparire martedì mattina davanti alla Corte che deciderà la sua carcerazione in vista del processo oppure se dovrà essere rilasciato. Intanto il primo ministro svedese, Stefan Lofven, ha ordinato l’immediato rafforzamento dei controlli alle frontiere del Paese con effetto immediato. Lofven ha sottolineando che la Svezia farà "tutto il necessario" per garantire la sicurezza della popolazione. Una richiesta fino ad oggi, forse, sottovalutata? Al microfono di Francesca Sabatinelli, il giornalista svedese Peter Loewe:

“Credo che sotto sotto si sia iniziato ad organizzare qualcosa. Ci sono state delle discussioni in Parlamento, nelle quali è stata fatta richiesta di una maggiore disponibilità da parte dello Stato, con la possibilità di intercettare le telefonate e controllare le e-mail dei cittadini. Da quanto mi ricordo, questa proposta era stata mandata in una Commissione per essere analizzata, e affinché si decidesse poi sul da farsi. La Svezia quindi ha preso tempo su questo punto per dare dei poteri più ampi ai Servizi Segreti della Polizia speciale. Secondo me adesso vedremo un veloce 'sprint' su questo punto".

La Svezia è nota per la forte politica di accoglienza e di integrazione verso gli immigrati e di apertura alle diversità. L’attentato di ieri potrebbe fermare questo orientamento? Luca Collodi lo ha chiesto a don Furio Cesare, canonista della diocesi di Stoccolma:

"Fermarsi non lo so, perché c’è una politica molto generosa da parte delle autorità nei confronti di chi chiede protezione o asilo qui in Svezia. Certamente la politica in questione manca di qualcosa di essenziale, perché abbiamo dei quartieri completamente “musulmani” nelle varie parti della città, che certamente diventano poi un ghetto, per così dire, dove l’integrazione con la società lascia veramente a desiderare. Dunque tradizioni e culture si scontrano con quella politica di libertà di cui la Svezia si vanta e che cerca di conservare. Questo sicuramente è un grosso problema: lo notiamo all’interno delle scuole, nelle varie associazioni presenti nella società. Ora non sappiamo esattamente lo scopo di questo attentato di ieri, se è veramente un atto terroristico. Ma tornando al discorso, qui manca qualcosa di umano, per così dire. La gente è sospettosa nei confronti degli altri, si ha paura di guardarsi negli occhi e questo naturalmente diventa uno scontro culturale e politico, secondo me. Speriamo che questo fatto tragico possa portare anche a creare una coscienza nuova all’interno della popolazione per una migliore integrazione e una migliore attenzione verso l’altro. Io lo spero".








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