2017-04-08 20:22:00

Veglia Gmg. Francesco: al Sinodo i giovani saranno protagonisti, nessuno escluso


La Chiesa vuole ascoltare tutti i giovani, nessuno escluso. E’ quanto affermato da Papa Francesco nella Veglia di preghiera, nella Basilica di Santa Maria Maggiore, in occasione della 32.ma Giornata Mondiale della Gioventù. L’avvenimento è stato anche il primo momento nel cammino di preparazione al prossimo Sinodo – in programma nell’ottobre del prossimo anno – che, per volere del Papa, sarà proprio dedicato ai giovani. La celebrazione è stata presieduta da una serie di testimonianze di ragazzi di diverse parti del mondo. Il servizio di Alessandro Gisotti:

Una Veglia con i giovani alla vigilia della Gmg diocesana, sotto lo sguardo di Maria Salus Populi Romani, “concreta realizzazione del progetto di Dio”. Nella Basilica di Santa Maria Maggiore, la “più antica casa della Madonna nella città di Roma e dell’Occidente”, i giovani di Roma e del Lazio hanno pregato assieme, offerto le loro testimonianze e, spiritualmente uniti con i loro coetanei di tutto il mondo, hanno iniziato il cammino che li porterà alla Gmg di Panama del gennaio 2019.

Le testimonianze toccanti di due giovani, segno di gioia e speranza
Il Papa ha ascoltato la testimonianza di Maria Lisa, giovane suora di origini pugliesi, che ha sottolineato la gioia di essere una consacrata, di vivere la sua vita pienamente per il Signore, nonostante dubbi iniziali, cadute e difficoltà. In particolare, la religiosa ha parlato dei ragazzi di strada, a cui si dedica oggi:

“Tutti possiamo sognare e tutti siamo accomunati da un’unica cosa: il bisogno di amare e di essere amati. E per questo amore non conta chi sei o a chi appartieni, l’onore, il rispetto … L’unica legge che conta, appunto, è quella dell’amore. E allora, io sono tanto grata al Signore, perché con questi figli e fratelli posso sperimentare tutto questo”.

Francesco ha quindi ascoltato con attenzione la testimonianza di Pompeo, un giovane che da bambino ha vissuto la tragica esperienza del crollo della sua scuola di San Giuliano di Puglia, a causa del terremoto. Una tragedia che lo ha costretto alla sedia a rotelle e, nonostante un’altra terribile malattia, che si è aggiunta negli anni, non si è dato per vinto:

“Quella sofferenza, questa sedia a rotelle, mi hanno insegnato a vedere la bellezza nelle piccole cose e mi ricordano ogni giorno la fortuna che ho e ogni giorno mi insegnano nuovamente a superare momenti di sconforto e a ringraziare Dio per quello che ho: ho la mia famiglia, i miei amici e anche la passione per il nuoto, grazia alla quale oggi sono campione italiano di nuoto. E ho un sogno: partecipare alle Paralimpiadi. Quel crollo ha cambiato la mia vita e quella di tantissime persone a San Giuliano. Ma da quel giorno non ho più paura del futuro e di quello che la vita mi riserverà”.

Nel prossimo Sinodo, nessun giovane dovrà sentirsi escluso
Toccato dalle due testimonianze, Papa Francesco ha lasciato il testo preparato per l’omelia ed ha parlato a braccio, mettendo subito l’accento sull’importanza del prossimo Sinodo, sui giovani che si trovano nel cammino dalla Gmg di Cracovia a quella di Panama:

“Da Cracovia a Panama. Ma, in mezzo il Sinodo, un Sinodo dal quale nessun giovane deve sentirsi escluso. 'Ma, facciamo il Sinodo per i giovani cattolici …ma anche i giovani che appartengono alle associazioni cattoliche, così è più forte …'. No. Il Sinodo è il Sinodo per e di tutti i giovani! I giovani sono i protagonisti. 'Ma anche i giovani che si sentono agnostici? – 'Sì!' – 'Anche i giovani che hanno la fede tiepida?' – 'Sì!' – 'Anche i giovani allontanati dalla Chiesa?' – 'Sì!' – 'Anche i giovani che – non so se qualcuno, ma magari ci sarà qualcuno – si sentono atei?' – 'Sì!'. Questo è il Sinodo dei giovani e noi tutti vogliamo ascoltarci. Ogni giovane ha qualcosa da dire agli altri, ha qualcosa da dire agli adulti, ha qualcosa da dire ai preti, alle suore, ai vescovi e al Papa. Tutti abbiamo bisogno di sentire voi!”

Troppi giovani si sentono scartati, non possiamo più tollerarlo
Il Papa ha quindi riconosciuto che oggi per tanti giovani ci sono gravi difficoltà nella loro vita. Giovani che non riescono a “mettersi in cammino”, perché “spesso sono scartati” dalla società:

“Non hanno lavoro, non hanno un ideale da seguire, manca l’educazione, manca l’integrazione … tanti giovani devono fuggire, emigrare in altre terre … i giovani, oggi – è duro dirlo – ma spesso sono materiale di scarto. E questo noi non possiamo tollerarlo, e noi dobbiamo fare questo Sinodo per dire ‘noi giovani siamo qui, e noi andiamo a Panama’, per dire: ‘noi giovani siamo qui, in cammino! Non vogliamo essere materiale di scarto’! Noi abbiamo un valore da dare’. Ho pensato mentre Pompeo parlava: per due volte lui è stato quasi al limite di essere materiale di scarto, a 8 anni e a 18 anni. E ce l’ha fatta. E ce l’ha fatta”.

Una missione per i giovani: parlare con gli anziani
Ancora il Papa - dopo aver ribadito l’importanza del Sinodo, che, ha evidenziato, non è un “parlatoio”, e della Gmg di Panama, entrambe sotto il segno di Maria - ha consegnato uno speciale compito per i giovani di oggi, “parlare con i nonni”:

“Questo è il compito che io vi do in nome della Chiesa: parlare con gli anziani. 'Ma è noioso, sempre dicono lo stesso …'. No. Senti l’anziano. Parla, domanda le cose. Fa che loro sognino e da quei sogni prendi tu per andare avanti, per profetizzare e per fare concreta quella profezia. Questa è la vostra missione oggi, questa è la missione che vi chiede oggi la Chiesa”.

A Panama, il Papa vi chiederà se avete parlato con gli anziani
Il Papa ha dunque concluso la sua omelia, allargando l’orizzonte fino a Panama, dove – ha sottolineato – saranno protagonisti non solo i giovani, ma pure gli anziani in dialogo con loro:

“Non so se sarò io, ma ci sarà il Papa: il Papa, a Panama, e vi farà la domanda: ‘Avete parlato con i vecchi? Avete parlato con gli anziani? Avete preso i sogni dell’anziano e li avete trasformati in profezia concreta?’. Questo è il vostro compito. Che il Signore vi benedica. Pregate per me e prepariamoci tutti insieme per il Sinodo e per Panama”.

La testimonianza di un giovane afgano sfuggito alla guerra
Nell’animazione, che ha preceduto la Veglia, è stata particolarmente toccante la testimonianza di Dawood, un giovane afghano, che ha lasciato la sua patria a causa dei conflitti ed è stato accolto in Italia, dopo un lungo e pericoloso viaggio:

“Ho compiuto i miei 18 anni per strada, alla Stazione Ostiense; ho conosciuto la Comunità di Sant’Egidio, che mi ha accolto e che mi ha insegnato a vivere. Ho iniziato una nuova vita e un nuovo futuro. Oggi lavoro come assistente educativo culturale in una scuola elementare con gli alunni disabili e cerco di parlare, dialogare e lavorare per la pace. Sogno la pace per il mio Paese e per tanti che ancora soffrono per la guerra. Il mio pensiero va anche al popolo siriano”.

Un giovane, dunque, che ha sofferto per la guerra. E, durante la celebrazione, che ha visto anche i momenti simbolici dell’intronizzazione della Croce delle Gmg e dell’offerta floreale all’icona di Maria Salus Populi Romani, si è pregato per tutti i giovani sofferenti, affinché il dolore non li porti “alla disperazione” ma li “apra alla consapevolezza” che Dio è sempre accanto a loro.

Una preghiera perché il Sinodo rafforzi nella Chiesa l’attenzione verso i giovani
Si è pregato anche per i genitori e gli educatori, affinché “siano responsabili dell’educazione umana e cristiana dei loro figli con generosità ed entusiasmo”. Un pensiero speciale, infine, è stato rivolto proprio al prossimo Sinodo, affinché “rafforzi in tutti l’attenzione verso i giovani, presente e futuro della Chiesa e della società”.








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