2017-04-11 12:51:00

Domani la Giornata di digiuno e preghiera per la Siria


Domani la Giornata di digiuno e preghiera per la Siria, promossa da Caritas e Pax Christi. Al microfono di Roberta Barbi ne parla il direttore di Caritas italiana, don Francesco Soddu:

R. - Abbiamo ritenuto fosse opportuno, insieme a Pax Christi, un momento di sosta, di riflessione, che abbiamo indicato con la Settimana Santa, in modo particolare prima del Triduo Pasquale, affinché l’attenzione nostra, dei cristiani, di chi comunque si ritiene essere coinvolto da tutto ciò che capita nel mondo - dandogli un significato, una chiave di lettura e di interpretazione cristiana - non possa correre il rischio di non cogliere tutto ciò che ci sta accadendo, in modo particolare quanto è successo in Siria la scorsa settimana, ma non solo: ricordiamo anche il Congo, il Sud Sudan, lo Yemen.

D. - Questa giornata di preghiera e digiuno “per non dimenticare” segna la vigilia in qualche modo del Triduo Pasquale, che significato assume nella luce della speranza della Pasqua?

R. - Certamente quello di essere insieme con Gesù, per esempio, anche nell’orto degli Ulivi, nell’orto del Getsemani quando Egli disse ai suoi discepoli: “Rimanete con me, vegliate, pregate”. Ecco: la veglia, la preghiera, che poi si manifesta in un gesto anche esteriore, quello del digiuno, cioè rinunciare a qualcosa per essere vicino a Dio, per glorificare Dio, approfondire la comunione con Lui nello spirito ed essere compartecipi delle sofferenze delle persone. Essere uniti a Cristo e ai fratelli che in questo momento sono la carne viva del Cristo.

D. - Nell’ispirazione della Giornata c’è anche una ferma condanna della strage di Idlib, che è costata la vita a 70 persone, tra cui 25 bambini. In che modo Caritas resta dalla parte delle vittime?

R. – Rimane dalla parte delle vittime perché come sempre la Chiesa ci ha insegnato che non si può testimoniare la carità se non si parte dagli ultimi. In questo caso gli ultimi sono queste persone ma non solo queste persone: tutti coloro che nel mondo vanno incontro alle medesime difficoltà, la medesima croce. Quindi una compartecipazione a quelle che sono le indicazioni che ci provengono dalla Chiesa, dalla voce autorevole del Papa che costantemente ci rende partecipi del suo essere sentinella nella Chiesa e nel mondo.

D. – Il Papa ha più volte parlato di una “terza guerra mondiale a pezzi” e ci invita a fare in modo che nel nostro cuore non sia scritto “A me che importa?”. Come costruire un futuro durevole di pace basato sulla cultura della non violenza?

R. – Facendoci promotori di una giusta informazione, attraverso l’organizzazione e anche il suggerimento di momenti come questi, a partire dalla propria persona. La preghiera del giusto sale a Dio e niente si perde nelle mani di Dio. Una grande fiducia, una grande carità coniugata alla fede che, come ci dice San Giacomo nella sua Lettera, messa nelle mani di Dio, ritorna a noi in benedizione. Chiediamo al Signore questa grazia: che ci doni la sua pace.








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