2017-04-11 14:38:00

Egitto: decretato lo stato d'emergenza. Allarme di Amnesty


Dopo gli attentati di domenica scorsa in Egitto contro due chiese copte, con un bilancio provvisorio di 46 vittime, il parlamento egiziano ha dichiarato ieri lo stato di emergenza per tre mesi in tutto il Paese. Immediato l’appello di Amnesty International: che non si sfrutti la situazione per limitare ancora i diritti dei cittadini. A fine mese, lo ricordiamo, la visita al Cairo del Papa. Adriana Masotti:

E’ stata approvato all’unanimità dal parlamento egiziano il decreto sullo stato d’emergenza annunciato dal presidente Al Sisi subito dopo gli attacchi alle chiese. Il provvedimento, già entrato in vigore, rafforza i poteri della polizia consentendo anche fermi a tempo indeterminato, sospende il diritto di manifestazione ed espone i civili ai tribunali militari. Previsti inoltre il rafforzamento della censura su tutti i media e le intercettazione delle comunicazioni elettroniche. Il governo ha spiegato che il decreto è necessario per poter agire contro i gruppi terroristici in modo "rapido e flessibile" e in un "quadro legale".

Preoccupazione è stata subito espressa da parte di Amnesty International secondo cui le misure contenute nello stato d'emergenza "serviranno a poco per risolvere le cause di fondo degli attacchi contro la minoranza copta e potranno deteriorare ulteriormente la situazione dei diritti umani".
Inutile limitare ulteriormente le poche libertà che rimangono in Egitto, scrive in una nota l’Organizzazione umanitaria, per affrontare la violenza settaria occorre la sincera volontà politica di porre fine all'impunità e garantire protezione”.

Gli attentati ai cristiani sono un attacco al dialogo nel Paese, ma il Papa andrà al Cairo. Ieri mediante una delegazione guidata dal card. Kurt Koch, presidente del Pontificio Consiglio per l'unità dei cristiani, Francesco ha portato i saluti e le condoglianze sue e di Benedetto XVI, al Patriarca copto Tawadros, assicurando le preghiere di tutti i cattolici per i martiri dei due recenti attacchi. Sentiamo il card. Jean-LouisTauran, presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso:

"Et bien, je veux dire, quand j’ai lu les premières nouvelles …

"Quando ho letto le prime notizie, la parola che mi è venuta subito in mente è “abiezione”, perché siamo veramente dentro un abisso e non c’è alcuna filosofia o religione che possa giustificare cose così terribili. Nonostante questo, il Papa andrà comunque in Egitto, perché il dialogo islamo-cristiano ha bisogno di questa normalizzazione dei rapporti tra la Santa Sede e l’università al-Azhar e anche per visitare la comunità cristiana che sta attraversando momenti difficili. E credo che il suo messaggio sia questo: “E’ possibile vivere insieme”. Non ci sono cristiani e musulmani: loro possono vivere insieme nella misura in cui tutti i credenti sono cittadini - si è credenti e cittadini, non si è credenti o cittadini - e nella misura in cui si è credenti e cittadini si devono apportare alla società nella quale si vive, valori che fanno in modo che la società diventi un luogo dove possa fiorire l’uguaglianza".

"Gli attentati sono contro i cristiani e l'unità del paese" ha dichiarato mons. Antonios Aziz Mina, vescovo copto-cattolico emerito di Guizeh. E sull’unità insiste il Patriarca cattolico di Alessandria dei copti, mons. Ibrahim Sedrak. Ascoltiamo la sua voce:

R. - E’ evidente, mantenere l’unità del Paese, e non solo oggi, non solo nel futuro: ma è sempre, da sempre. Noi come Paese dobbiamo essere uniti, e poi rispettarci gli uni gli altri: e su questo non c’è da discutere, non c’è un dibattito su questa finalità di essere uniti, essendo diversi.

D. – Qual è la realtà quotidiana in Egitto, tra cristiani e musulmani?

R. – Siccome l’Egitto ha una popolazione molto numerosa demograficamente, ma anche molto diffusa nel Paese, questa realtà è diversa, dipende...  Nelle grandi città, tutto va bene, non c’è niente di particolare; in alcuni posti però, soprattutto dove ci sono i quartieri popolari, i villaggi, tutto dipende dalla presenza dei salafiti o dei fratelli musulmani che governano il villaggio e quindi ancora controllano la mentalità della gente … lì, allora, nascono questi problemi che sono quasi quotidiani.

D. – Ma dal punto di vista delle leggi – delle leggi nazionali – c’è equiparazione tra cristiani e musulmani, o ci sono diritti e doveri diversi?

R. – No: ufficialmente, non ci sono differenze. Però, il problema è nella mentalità di chi applica la legge, qui ci sono fanatici che applicano la legge e quindi bloccano tutto: se c’è un musulmano e un cristiano, allora cercano di favorire la parte musulmana e così via. Però, per esempio, per le chiese, per il permesso di qualsiasi cosa, per il lavoro, nei posti di lavoro, i giovani cristiani non sono messi al posto giusto.

D. – Quindi, poi, alcune differenze nella pratica, alcune discriminazioni esistono …

R. – Discriminazioni, sì …

D. – La visita – prossima, ormai – del Papa, di sicuro sarà un sostegno alla Chiesa copta, ma prima della visita del Papa ci saranno però la S.Pasqua, i riti del Triduo pasquale. Dopo l’attentato di domenica, i fedeli andranno in chiesa, vivranno in modo particolare questo momento?

R. – Tutti i copti, i cristiani dell’Egitto tengono molto alla loro fede e alla Chiesa. Quindi, subito dopo l’attentato la gente è venuta in chiesa: le chiese sono ancora piene! Perché loro ci tengono molto al fatto che queste vittime innocenti vengano riconosciute come martiri, come testimoni di Cristo Risorto. Abbiamo questa fede grande, forte, secondo cui la morte non ci separa da Cristo. Per questo continuano a pregare, a venire in chiesa … sono loro, i laici, che danno coraggio a noi, il clero. Speriamo bene che passi questo periodo e poi arrivi un giorno di maggiore bene per il popolo egiziano, che merita di essere trattato bene.








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