2017-04-11 15:04:00

Strage copti in Egitto: sangue versato per scopi politici


Il terrore non riesce a dividere cristiani e musulmani

“Il clima generale è sicuramente di forte tensione e i controlli sono aumentati in maniera esponenziale. Agli ingressi della città ci sono posti di blocco ogni poche decine di chilometri e i controlli sono continui. Ma, nonostante questo clima, sicuramente pesante, la comunità copta e quella islamica danno prova di grande coraggio e maturità. Proprio a Tanta, uno dei luoghi feriti dalle nuove stragi della domenica delle palme, le due comunità hanno pregato assieme nella chiesa di San Giorgio, teatro dell’attentato, subito risistemata e riaperta dopo il sanguinoso attacco. Proprio in quel luogo, cristiani e musulmani hanno voluto pregare insieme per dire che il terrore non è riuscito a dividere le due comunità”. La testimonianza, che arriva dal Cairo, è di Lucia Capuzzi, giornalista del quotidiano Avvenire, all’indomani dei due attentati terroristici islamisti che hanno colpito la comunità dei cristiani copti, ad Alessandria d’Egitto e nella città di Tanta, proprio all’inizio della Settimana Santa, causando 47 morti e decine di feriti.

Un gesto di speranza per una comunità ferita

La scelta di Papa Francesco di confermare il viaggio qui in Egitto, il 28 e 29 aprile, anche dopo il duplice attentato, è stata molto importante”, aggiunge la Capuzzi. “Entrambe le comunità, quella copta-ortodossa e quella cattolica, sono rimaste entusiaste dalla scelta del Pontefice di non sospendere la sua visita. Se prima era già una visita storica, epocale, ora acquisisce anche il significato di un gesto di speranza, di conforto alla comunità ferita. E’ un modo per ribadire che i terroristi che cercano di creare divisione all’interno della società egiziana si approfittano della differenza religiosa per creare un contrasto fra copti e islamici che in Egitto non c’è mai stato. Sono persone che vivono insieme negli stessi quartieri, studiano insieme. A Tanta abbiamo visto moltissime persone di religione musulmana visibilmente commosse per la morte dei loro amici, compagni di lavoro o vicini di casa, di religione copta. La presenza del Papa avrà proprio lo scopo di confermare che nonostante i tentativi il terrore non riesce a suscitare un’arbitraria guerra di religione”.

Il sangue dei copti versato per un conflitto politico

“I motivi delle decine di attacchi di matrice islamica subiti dai copti in questi ultimi anni – aggiunge la giornalista di Avvenire – sono di tipo politico o geopolitico. L’Egitto resta una tessera importante nello scacchiere mediorientale dove esiste una branca autoctona egiziana del Daesh, (ndr Isis), che è stata duramente colpita negli ultimi mesi dall’azione del governo del presidente Al-Sisi. Quindi, sicuramente questi terroristi continuano a colpire per dimostrare la loro esistenza. C’è la volontà di colpire il governo e quindi si colpiscono i copti che sono un bersaglio più facile rispetto a un’installazione militare o una caserma. Infatti, nonostante i controlli, colpire una chiesa copta è sempre relativamente più facile rispetto ad altri obiettivi istituzionali. Il sangue dei copti viene perciò utilizzato nell’ambito di un conflitto politico più ampio che non trova però riscontro diretto in un forte sentimento popolare che lo sostenga. Lo affermavano gli stessi copti all’indomani dei due attacchi: il vero problema qui non è l’islam, quanto gli interessi geopolitici, terroristici, esterni”.








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