2017-04-15 14:59:00

Via Crucis: la preghiera del Papa per le piaghe dell'umanità


Pregando il Cristo crocifisso, al termine della Via Crucis ieri sera a Roma, al Colosseo, Papa Francesco ha enumerato i pesi che gravano sulla coscienza dell’uomo di oggi: per le devastazioni che subiscono diversi Paesi, per i naufragi di chi cerca nuova vita, per il sangue innocente di donne, bambini e immigrati e per chi trova la morte perché cristiano o per la propria etnia. Un lungo elenco quello del Pontefice, attorno al quale si sono radunati 20 mila fedeli. Il Papa ha anche presentato a Dio la “vergogna per tutte le volte” che “vescovi, sacerdoti, consacrati e consacrate” hanno scandalizzato la Chiesa. Al Colosseo, illuminato all’interno con oltre 300 fiaccole e dove è stata ricollocata una delle edicole ottocentesche che indicavano le stazioni della Via Crucis, c’era per noi Tiziana Campisi:

“Torniamo a Te anche quest’anno con gli occhi abbassati di vergogna e con il cuore pieno di speranza”.

Con queste parole Papa Francesco ha idealmente deposto ai piedi della Croce ciò di cui deve vergognarsi l’uomo contemporaneo di fronte a Dio. Dopo aver ascoltato le meditazioni delle 14 stazioni della Via Crucis, il Pontefice ha parlato dei tradimenti e delle ingiustizie di cui ci macchiamo oggi, e di quanto c’è da riflettere:

“… per tutte le immagini di devastazioni, di distruzioni e di naufragio che sono diventate ordinarie nella nostra vita; … per il sangue innocente che quotidianamente viene versato di donne, di bambini, di immigrati e di persone perseguitate per il colore della loro pelle oppure per la loro appartenenza etnica e sociale e per la loro fede in Te”.

Tra i peccati più commessi, il Papa ha enumerato l’avidità, l’egoismo, la leggerezza nel compiere il male. Poi un mea culpa:

“… per tutte le volte che noi vescovi, sacerdoti, consacrati e consacrate abbiamo scandalizzato e ferito il tuo corpo, la Chiesa; e abbiamo dimenticato il nostro primo amore, il nostro primo entusiasmo e la nostra totale disponibilità, lasciando arrugginire il nostro cuore e la nostra consacrazione”.

Il Pontefice ha poi sottolineato che nel cuore dell’essere umano albergano desideri di bene, la speranza che la Croce di Cristo possa insegnare ad amare e perdonare. Quindi ha elevato a Dio un’ulteriore preghiera:

“Ti chiediamo di ricordarti dei nostri fratelli stroncati dalla violenza, dall’indifferenza e dalla guerra; Ti chiediamo di spezzare le catene che ci tengono prigionieri nel nostro egoismo, nella nostra cecità volontaria e nella vanità dei nostri calcoli mondani”.

Infine l’invocazione a non vergognarsi della Croce che è stata strumento della misericordia di Dio:

“O Cristo, ti chiediamo di insegnarci a non vergognarci mai della tua Croce, a non strumentalizzarla ma di onorarla e di adorarla, perché con essa Tu ci hai manifestato la mostruosità dei nostri peccati, la grandezza del tuo amore, l’ingiustizia dei nostri giudizi e la potenza della tua misericordia”.

Scritte dalla teologa francese Anne-Marie Pelletier, le meditazioni della Via Crucis hanno evidenziato che l’aspro cammino di Gesù verso il Golgota è il culmine dell’amore di Dio per gli uomini. Si è umiliato senza limiti il Cristo; condannato, deriso, martoriato, ha patito il peso della Croce, della crudeltà umana, delle nostre infedeltà, ma con la sua obbedienza è venuto a compiere ogni giustizia.

(Simona De Santis) Quinta stazione: Gesù porta la Croce.

(Francesca Fialdini) “Gesù cade, si rialza, poi ricade, riprende il cammino sfibrante …Fissiamo lo sguardo su Gesù. Attraverso di lui, l’Altissimo ci insegna che è al tempo stesso … il più Umile, pronto a scendere fino a noi, ancora più giù se necessario, così che nessuno si perda nei bassifondi della propria miseria”.

Nelle stazioni, tanti gli insegnamenti, come quello di Simone di Cirene, pronto ad aiutare quel Gesù di Nazaret - condannato a morte e a lui sconosciuto - a portare la Croce. Un richiamo a volgersi al prossimo, al povero, al prigioniero, dove si cela il mistero dell’incontro di Dio con l’umanità. Nel pianto delle donne di Gerusalemme, poi, una duplice lezione: l’invito alla compassione per gli altri e l’attenzione di Dio per chi versa lacrime di sofferenza.

(Orazio Coclite) “Signore … insegnaci, nei giorni felici a non disprezzare le lacrime dei poveri che gridano a te e che ci chiedono aiuto. Insegnaci a non passare indifferenti accanto a loro. Insegnaci ad avere il coraggio di piangere con loro. Insegnaci, anche, nella notte delle nostre sofferenze, delle nostre solitudini e delle nostre delusioni, ad ascoltare la parola di grazia che tu ci rivelasti sul monte: “Beati quelli che sono nel pianto, perché saranno consolati”.

Lungo la via della Passione sono emerse anche le tragedie di oggi, lo strazio delle guerre, le vicissitudini dei migranti, e ancora le violenze subite da bambini, donne e uomini, “la follia dei torturatori e di chi li comanda”. Poi tutto tace. “Gesù consegna il suo spirito nelle mani del Padre”: è il segno “della fedeltà invincibile di Dio alla nostra umanità”, è il mistero di un amore che ha inghiottito il male. Ed è questa la gioia del Vangelo. Ma “se il nostro sguardo non raggiunge questa verità”, se non comprendiamo che con i suoi patimenti Cristo ci ha redenti, “restiamo prigionieri delle reti della sofferenza e della morte. E rendiamo vana per noi la Passione di Cristo”.








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