2017-04-18 15:06:00

Sud Sudan: uccisi tre operatori umanitari del Pam


Tre operatori umanitari del Sud Sudan del Programma Alimentare Mondiale (Pam), la più grande organizzazione umanitaria di assistenza alimentare al mondo, sono stati uccisi la scorsa settimana mentre si recavano verso un magazzino dove lavoravano. Non è il primo episodio di violenza a scapito di operatori umanitari in Sud Sudan, territorio dilaniato da anni da conflitti interni. Giorgio Saracino ne ha parlato con Frances Kennedy, portavoce del Pam:

R. – Il Programma Alimentare Mondiale è molto addolorato e scioccato per la morte di questi tre operatori nel Sud Sudan. Sono stati uccisi una settimana fa mentre stavano andando al loro luogo di lavoro. Aiutavano a fornire l'assistenza alimentare a tantissimi loro connazionali che ne hanno bisogno: siamo veramente molto rattristati dal fatto che questi operatori umanitari innocenti siano stati uccisi in modo molto brutale.

D. – Qual è la situazione attuale in un Sud Sudan dilaniato da anni da conflitti interni?

R. – La situazione varia a seconda delle diverse aree del Sud Sudan. Quello che sappiamo è che in quasi tutte le zone la situazione di quella che noi chiamiamo “food security”, la capacità delle persone di dare da mangiare ai loro figli e alle loro famiglie è scarsa, molto scarsa. Ci sono migliaia di sfollati, di persone che non hanno più accesso alla possibilità di avere allevamenti o di lavorare; e questa è un problema molto serio. Noi stiamo facendo tutto quello che possiamo per evitare che questo aumenti.

D. – Come interviene il Programma Alimentare Mondiale in questa regione dell’Africa?

R. – Quello che stiamo facendo è fare arrivare una squadra veloce – a volte in aereo – che possa identificare la situazione e fare arrivare il cibo il giorno dopo; assistenza umanitaria ed altro – anche per la salute, per l’acqua – per rifornire questo piccolo gruppo e poi andare: perché non si può lasciare a lungo termine, in questa situazione molto difficile, una presenza stabile. Quindi, questo è quello che noi chiamiamo accesso: accesso umanitario. È fondamentale che noi possiamo fare il nostro lavoro: arrivare alle persone più deboli, avvertire dove la fame dilaga sempre più. Nella capitale e dintorni stiamo fornendo aiuto anche con il denaro, non soltanto con il cibo. Abbiamo un’operazione logistica in atto, perché quando arrivano le piogge in Sudan del Sud tantissime zone non sono più accessibili via terra: solo via aerea. Quindi c’è la necessità di riposizionare oltre 100 mila tonnellate di cibo e prodotti nutrienti in 60 aree del Sud Sudan.








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