2017-04-22 14:09:00

Caritas: a 2 anni dal sisma in Nepal, resta la ferita della paura


Il 25 aprile di due anni fa un terremoto di magnitudo 7,9 devastò il Nepal, provocando quasi 9 mila morti e lasciando poco meno di 3 milioni di persone in una disperata condizione sociale. Un sisma che ha reso più drammatica anche la crisi di un Paese alle prese con un’instabile situazione politica. Ma ad oggi, la ferita più dolorosa resta quella del trauma psicologico vissuto dalla popolazione, di cui ha tracciato il profilo un ultimo rapporto Caritas italiana, che in Nepal ha messo in campo decine di interventi umanitari. I particolari da Paola Simonetti:

500 mila case crollate, 36 mila scuole ridotte in macerie, 8700 vittime, 20 mila i feriti, quasi 3 milioni le persone rimaste in condizioni disperate e bisognose di assistenza primaria. In Nepal, due anni fa, questo era quello che lasciava un  terremoto fra i più forti degli ultimi 100 anni per il Paese. La lenta e frammentaria ricostruzione non ha saputo ancora far sentire la popolazione fuori dall’emergenza, anche per il problematico scenario politico del Paese. Difficile elencare cifre e dati sulla situazione odierna, per la complessa struttura geografica e sociale del Nepal, dove parte della popolazione vive in zone remote difficilmente monitorabili, ma quello che è certo è che il danno più profondo è la ripercussione psicologica, la paura che attanaglia una intera popolazione. Questo il capitolo più rilevante nell’ultimo rapporto della Caritas Italiana a due anni dal sisma, dal titolo significativo: “Il terremoto dentro. I sintomi dei disastri naturali sulla salute psicologica”, di cui il curatore, Massimo Pallottino traccia i tratti essenziali:

“La sofferenza delle persone continua a essere forte. Le persone vivono con l’ansia del terremoto, vivono una situazione di stress, di solitudine; tecnicamente li chiamiamo anche ‘pensieri intrusivi’, non-tranquillità, sempre la paura che qualcosa di nuovo possa succedere e anche una instabilità delle condizioni di vita. Allora abbiamo veramente verificato il fatto che questo tipo di danno, che forse è il meno visibile, perché non si vede all’apparenza, alla vista, come si vede una casa distrutta, quanto una persona possa essere scossa e invece è molto importante …”.

Condizione di ipervigilanza, insonnia, incubi notturni percezione negativa di sé e degli altri, difficoltà di concentrazione sono alcuni dei disturbi che affliggono la popolazione nepalese in altissime percentuali. Strascichi dolorosi generati dal sisma, che necessitano di interventi di aiuto psicologico specifico fornito da esperti, ma anche e soprattutto di sostegno alla comunità, come aggiunge sempre Massimo Pallottino di Caritas Italiana:

“Un elemento che abbiamo certamente riscontrato è la misura in cui la sofferenza personale possa anche essere oggetti di stigma, cioè: io soffro e in qualche maniera sono oggetto di riprovazione sociale per questa sofferenza, quindi in qualche maniera faccio fatica anche ad esternalizzare, a esprimere questa sofferenza. Accompagnare le comunità in una situazione del genere vuol dire anche aiutare le comunità a prendersi cura tutti insieme di coloro che vivono questa situazione di sofferenza che appunto rischia di diventare una situazione anche di emarginazione, da un punto di vista sociale”.

Decine gli interventi della Caritas locale per dare sostegno alla popolazione, con un esborso di più di 6 milioni di Euro nella distribuzione di cibo e beni di prima necessità, allestimento rifugi assistenza sanitaria e, nella seconda fase, nel ripristino di infrastrutture, scuole, sostegno psicologico, solo per citarne alcuni. Ma la vera sfida resta restituire a questa popolazione, fiducia nel futuro e nelle proprie capacità di rinascita.








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